La tragedia di Beatrice Cenci giovane nobildonna romana decapitata per parricidio a soli 22 anni d’età a Castel Sant’Angelo a Roma nel lontano 1599 rivive a teatro grazie alla rivisitazione messa in scena dalla compagnia Il Caravaggio per l’attenta regia di Davide Lepore in base ad un’idea di Simone Martino autore delle musiche dell’opera e in parte anche dei testi, scritti a quattro mani, in collaborazione con Giuseppe Cartellà, autore del libretto dello spettacolo.
La narrazione prende le mosse attraverso la figura di Claudia, interpretata da Ilaria De Angelis, una donna moderna vittima di abusi sessuali e di violenze paterne che si ritrova fa le mani un libro che racconta la storia di Beatrice Cenci e rivive in una sorta di sogno ad occhi aperti il suo dramma familiare. E’ in quel momento che entra in scena la giovane Cenci, interpretata da una bravissima Sharon Alessandri, che arricchisce la sua naturale bellezza di un buon talento vocale e tanta intensità espressiva. Beatrice prova in tutti i modi a mettere un freno alla violenza domestica esercitata dal padre non soltanto nei suoi confronti ma anche di suo fratello Giacomo Cenci, interpretato da Angelo Del Vecchio. Ma le parole non servono, il bastone di Francesco Cenci, un padre padrone nobile solo per questioni di sangue, parla più forte. Una volta scoperta la lettera che Beatrice aveva inviato a Papa Clemente VIII per chiedere un suo intervento nei confronti del padre, Francesco - interpretato con grande talento dallo stesso Giuseppe Cartellà - rinchiude Sharon e la sua matrigna Lucrezia, Claudia Paganelli, nella Rocca di Petrella Salto, nel Regno di Napoli, trasformata in prigione. La situazione peggiora quando Francesco lascia Roma e si trasferisce anche lui nel castello. A quel punto Beatrice, inascoltata e succube delle minacce paterne, dona il suo corpo una volta di più al castellano Olimpio, Luca Marconi, e lo convince ad aiutarla per amore a liberarsi del padre, che viene prima avvelenato poi scaraventato giù dalla Rocca. L’intento è quello di simulare una caduta accidentale, ma un bargello (capitano delle guardie), interpretato da Marco Manca, vuole vederci chiaro. Conduce una indagine molto serrata e ottiene delle ammissioni da Olimpio prima e dalla stessa Beatrice poi. Un giudice inflessibile, Paolo Gatti, non tiene conto delle violenze subite, delle tante umiliazioni a cui era stata sottoposta Beatrice e di una volontà popolare che chiede clemenza, e la condanna a morte, tramite decapitazione, sui torrioni di Caste sant’Angelo. Il boia si prende la vita di Beatrice “vittima di una giustizia ingiusta”, ma il suo sacrificio la trasforma in leggenda, in un punto di riferimento per tutte quelle donne che da allora in poi troveranno il coraggio per denunciare le violenze in famiglia, le più brutali, le più nascoste.
La narrazione procede con un buon ritmo, le musiche - quanto mai epiche ed incalzanti - sottolineano i momenti più drammatici della storia, mentre il talento degli attori e la grazia di Beatrice, costretta suo malgrado a trasformarsi in Angelo della Morte, riesce a conferire maggiore risalto a dialoghi semplici ma particolarmente efficaci.
(La foto di Sharon Alessandri che interpreta Beatrice Cenci è di Manolo Alessandri)
Articolo del
03/06/2014 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|