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Massimo Carlotto
Massimo Carlotto in “Crime Story” @ Villa Doria Pamphili - Roma, 10 luglio 2014
Roma
10/07/2014
di
Giancarlo De Chirico
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Anteprima di Crime Story, lo spettacolo di Massimo Carlotto, scrittore affermato che mette in scena se stesso in una brillante pièce di teatro civile.
Accompagnato sul palco dagli interventi musicali del sassofono di Maurizio Camardi, il testo prende le mosse dallo stato di sofferenza creativa di uno scrittore a cui è stato commissionato un romanzo sulla penetrazione delle mafie nella nostra società. A quel punto Carlotto si imbatte nella figura del mafioso Toni, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia, ruolo interpretato con bravura da Titino Carrara. E’ proprio dall’incontro-scontro fra le diverse ragioni dei due personaggi che scaturisce la dinamica interna dello spettacolo che raggiunge momenti davvero appassionanti, una sorta di crescendo narrativo che viene esaltato anche grazie all’attenta regia di Giorgio Gallone. Toni è un criminale accusato di omicidio che però non accetta la ricostruzione dei fatti che viene redatta dallo scrittore, quindi interviene di continuo sul suo operato. Carlotto racconta Toni, mette in crisi il rigido ordine sociale che si nasconde dietro ogni singolo mafioso, una impalcatura che si basa su famiglia, religione e rispettabilità, tutti elementi che coprono sfruttamento, omicidi, perversioni sessuali e tradimenti. Carlotto odia Toni e con lui tutta la mafia, ma il mafioso si ribella, grida quello che è il suo punto di vista ed il pubblico si trova costretto a prendere atto di come la cultura mafiosa non è più soltanto un fatto locale, ma un qualcosa che è penetrato silenziosamente nei comportamenti quotidiani di imprenditori e politici del nostro tempo. Il Male racconta se stesso, spiega le sue ragioni ad un Carlotto che è politicamente corretto fino alla fine quando paragona il mafioso ad un ratto ed il suo romanzo ad un battito di scopa, al baccano che lo mette in fuga. Ma poi lo scrittore di romanzi gialli entra in crisi quando viene messo di fronte all’ineluttabilità del male, di quel denaro sporco che in realtà produce ricchezza, che è parte integrante del nostro P.I.L. e allora si chiede se forse non sarebbe meglio interrompere tutto e magari ambientare il suo nuovo racconto in un ristorante e arricchire l’intreccio con ricette di cucina, unico modo per assicurarsi soddisfazione nelle vendite del libro.
Una conclusione amara di una pièce teatrale ben strutturata e vibrante, che non si limita a denunciare ma pone anche delle domande.
Articolo del
14/07/2014 -
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