Interessante recupero di Ode Marittima, testo di Fernando Pessoa, scrittore portoghese, padre del Modernismo, nell’ambito di Play With YAP (Young Architects Programme) in scena al Maxxi di Roma nell’ambito della rassegna “Le Rose del Parnaso”. Il testo, che risale al 1915, viene messo in scena e reso drammaticamente attuale grazie alla regia di Irma Immacolata Palazzo che riesce a condurre gli spettatori all’interno di una sorta di percorso iniziatico, ricco di simboli e sfumature.
Cosimo Cinieri è Alvaro de Campos, un intellettuale portoghese il cui viaggio - in uno stato onirico - inizia e finisce nel porto di Lisbona. Il protagonista rivive così eventi importanti e molto tragici della storia dell’Uomo come le gesta dei conquistatori portoghesi o le efferatezze dei pirati. Un sogno che si trasforma talvolta in un incubo, in una ossessione drammatica, resa con grande abilità dall’interpretazione intensa di un Cinieri, risoluto e molto coinvolto. Il testo poetico di Pessoa ci regala momenti altamente lirici, un trasporto romantico che spesso va ad infrangersi contro la fragilità della natura umana, con la violenza, il sopruso, la tirannide. Il Male del mondo si abbatte sul viaggio come una tormenta su un Mare in apparenza tranquillo, metafora questa della condizione umana, a cui nessuno sfugge.
Nel corso della sua traversata in mare Alvaro de Campos instauro un dialogo con una sirena, il soprano Bibiana Carusi, che cerca con il suo canto e i suoi interventi strumentali al flauto, di placare l’ansia del navigatore solitario. Il talento vocale della Carusi, artista che ha già ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, è ben sostenuto da una jam session che vede come protagonisti sulla scena il pianoforte del maestro Domenico Virgili, la fisarmonica del maestro Marcello Fiorini e le percussioni di Mimmo Gori. Il moto perpetuo del mare si trasforma in parola, l’incedere delle onde - ineluttabile e costante - è metafora di pensieri ricorrenti che si aggrovigliano all’interno dell’animo umano, incapace di sfuggire a se stesso. Il canto della sirena assume contorni epici, la voce della Carusi evoca antiche emozioni, ci dona momenti di grazia, è raffinata ed elegante, quasi in contrasto con la fisicità dell’Uomo esploratore, avventuriero, che pretende di tacitare la sua inquietudine affermando se stesso ad ogni costo.
Articolo del
07/08/2014 -
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