Ispirato all’omonimo romanzo di Pino Cacucci, lo spettacolo In ogni caso nessun rimorso colpisce lo spettatore innanzitutto per la modalità scelta per la narrazione: una scenografia in continuo movimento ed in costante trasformazione. Bancali di legno che diventano porte, finestre, culle, freddi letti da obitorio; ruote di bicicletta che si trasformano in volanti di automobili o macchine da cucire. Il tutto grazie all’abilità e al perfetto sincronismo dei tre attori protagonisti, Andrea Sorrentino, Mauro Pasqualini e Elisa Proietti, eccellenti nell’occupare lo spazio scenico grazie ad una recitazione decisamente fisica. A ciò va aggiunta la colonna sonora, eseguita dal vivo dalla splendida voce di Adele Pardi, che con il suo violoncello accompagna la scena con una musica in grado di trasformarsi persino in suoni che diventano rumori di scena. Il filo conduttore della storia raccontata nelle due ore di spettacolo è quella di Jules Joseph Bonnot; vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, Bonnot fu un anarchico francese che, persa la madre quando aveva solo cinque anni, dovette intraprendere vari lavori in un percorso di vita che fu da subito decisamente complicato. Spesso in contrasto con i suoi datori di lavoro, subì un paio di condanne per pesca di frodo e rissa; maturò idee anarchiche, e tutto ciò lo rese agitatore e persona pericolosa per le istituzioni. Molti trasferimenti (Ginevra, Lione, Sant-Etienne) e vari mestieri, ma la costanza di una coscienza politica che lo mantengono costantemente in contatto con i circoli anarchici, molto attivi in quella fase storica di grandi trasformazioni sociali. La parabola di una vita movimentata lo porterà a fondare la Banda Bonnot, specializzata in rapine di banca e di automobili. Trasferitosi a Londra, diventerà persino l’autista di Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes. Fino alla tragica, inevitabile fine drammatica: morirà in uno scontro a fuoco con la polizia dopo una rapina in banca. Un merito evidente dello spettacolo, che si avvale della sapiente regia del movimento scenico curato da Annalisa Cima, è quello di abbattere le barriere spazio- temporali tenendo lo spettatore sempre dentro la storia, nonostante i continui cambi di luoghi, personaggi ed avvenimenti che si susseguono nel racconto. Ma un merito meno evidente ed ancor più importante è quello di raccontare, attraverso una storia personale, la grande Storia di quegli anni. Una Storia densa di ideali, di sogni infranti, di conquiste sociali, di diritti negati. Di una coscienza personale che diventa lotta di classe, di valori rivoluzionari che diventano obiettivi collettivi per cui vale la pena mettere in gioco la propria vita, nell’ottica di un mondo nuovo da costruire che abbatta le barriere sociali ridistribuendo benessere, ricchezza e giustizia. Meriti che valgono tutto il nostro plauso ad uno spettacolo che, senza mai annoiare, ci porta a riflettere su quei grandi temi che, a distanza di oltre un secolo, dovrebbero ancora essere centrali nell’opinione pubblica. Ed è grazie a spettacoli come In ogni caso nessun rimorso che siamo almeno certi di una cosa: nel teatro quei temi sono presenti, e in quel tipo di teatro si può ancora attingere per trovare spunti di riflessioni che risveglino le nostre coscienze troppo spesso sopite nel torpore delle nostre banalità quotidiane.
Articolo del
23/05/2022 -
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