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Noè Soulier
"Passages" Live @ Accademia di Francia a Villa Medici, Roma - 23/09/2022
di
Silvia Cinti
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Venerdì 23 settembre è andato in scena lo spettacolo “Passages” realizzato dal giovane coreografo francese Noè Soulier e presentato in occasione della 37esima edizione del Romaeuropa Festival. Il progetto che esplora la relazione tra il movimento dei corpi e i luoghi in cui si inseriscono è rappresentato in scena da: Stephanie Amurao, Lucas Bassereau, Julie Charbonnier, Adriano Coletta, Yumiko Funaya e Nangaline Gomis.
I protagonisti sono giovani talentuosi forse un po’ acerbi dal punto di visto della maturità artistica ma uomini e donne coraggiosi e cultori della danza contemporanea. La location che ha scelto il regista Soulier per questo balletto è l’Accademia di Francia a Roma situata negli ampi spazi di Villa Medici a due passi da piazza di Spagna. All’inizio gli spettatori sono invitati a percorrere la discesa che si trova nella parte esterna di Villa Medici da lì giungeranno poi ad una terrazza che ospita una vista incredibile di Roma. Poco minuti dopo le 18 tutti sono in attesa di un cenno iniziale da parte degli artisti che senza dare troppo nell’occhio hanno iniziato a mischiarsi tra la folla. I sei ballerini di cui due maschi e quattro donne indossano abiti semplici e comodi per lo più scuri. Ai piedi hanno un paio di converse basse nere. Sebbene all’inizio lo spettatore sia un po’ confuso – non è mai presente la musica nel corso dell’esibizione – poi la performance prende vita e i ragazzi iniziano a ballare, saltare, volteggiare ed entrare in contatto con le architetture del luogo in cui si trovano intessendo una nuova esplorazione percettiva ed emotiva in mezzo alla platea che diventa sempre più curiosa e coinvolta in quello che accade davanti a sè.
Tutto il percorso artistico di Noé Soulier è caratterizzato da un’attenta e raffinata combinazione di pratica coreografica e riflessione teorica. Nel corso della show si è rapiti dall’immediatezza di alcuni movimenti simili a quelli che ognuno di noi esegue nella vita quotidiana come l’afferrare, il lanciare, il catturare, lo strofinare. Non c’è una vera e propria coreografia piuttosto sequenze di movimenti, singoli passaggi, alcuni anche semplici, che simboleggiano un’intenzione da parte dell’artista o del gruppo che li esegue. Il pubblico da una parte è distratto a guardare la vista mozzafiato che si estende sui tetti della capitale dall’altra però è anche attento e segue le azioni dei danzatori. L’assenza di un tema musicale è colmato dai sospiri, dai rumori esterni e soprattutto da quel leggero disordine provocato dalle scarpe che muovendosi sulla ghiaia (pavimento non proprio semplice per un atleta) emettono un disturbo specifico.
La compagnia si sposta poi nel piazzale in cui è situata al centro una fontana e poco dopo tutti gli spettatori vengono fatti accomodare all’interno della loggia. I ballerini sembrano già abbastanza provati e le sneakers sono ormai completamente impolverate. “L’idea principale di Passages è che l’architettura non sia qualcosa di semplicemente visuale. Se si vuole davvero capire un edificio non basta guardarlo o fotografarlo ma esperirlo camminandoci dentro, girando al suo interno. Si tratta di una relazione tra ciò che osservi e il modo in cui lo vedi cambiare a seconda del tuo movimento”. La proposta artistica di Soulier è una danza in cui il vocabolario dei gesti pone l’accento sull’energia, sull’accelerazione, sui diversi tipi di tensione che possono essere sottolineati attraverso l’azione coreografica. Se da una parte una verticale può colpire maggiormente il fruitore dall’altra anche una mano che scivola lentamente sul pavimento può provocare una vibrazione. La relazione degli sguardi che si instaurano tra i membri del gruppo è un altro elemento di spicco nel corso della performance. Emozioni fisiche ma anche psicologiche fluttuano nella cornice suggestiva di Villa Medici. In “Passages” la scrittura coreografica non è centralizzata.
Le frasi di movimenti sono studiate in sala prove ma poi in scena i danzatori mostrano un certo livello di libertà. Dopo la prima mezz’ora tutti i presenti vengono fatti accomodare in una sala interna in cui è proiettato il film “Fragments” curato sempre dal promettente coreografo Noé Soulier. In questa parentesi si esibiscono i seguenti interpreti: Stephanie Amurao, Lucas Bassereau, Meleat Fredriksson, Yumiko Funaya, Nangaline Gomi e Nans Pierson. Nonostante per la seconda volta non ci sia una traccia udibile la coreografia non manca di intensità. C’è il suono del respiro e ancora di più si percepisce quanto ogni singolo movimento generi una partitura musicale naturale.
“Si tratta di una ricerca sul rapporto tra il movimento e l’inquadratura della macchina da presa. Mettiamo in scena un vero e proprio frame che si costruisce nello spazio tra la videocamera e i danzatori” ha spiegato Soulier a proposito della proiezione. È interessante notare quanto cambia lo spazio prima in “Passages” e poi in “Fragments”. All’inizio si tratto dello spazio fisico vero e proprio con le sue grandi e maestose architetture specifiche, lì ogni attore è piccolo, successivamente nel video sono i corpi grandi dei performer a catalizzare minuto dopo minuto l’attenzione dell’audience.
Copiosi minuti di applausi sono stati riservati a questa compagnia francese che ha dimostrato quanto l’arte contemporanea sia un mondo infinito di codici coreografici sempre da scoprire, apprezzare e imparare ed amare.
Articolo del
26/09/2022 -
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