Danza di cui vorrai parlare. Ballerini che vorrai incontrare. Un gradito ritorno quello di Jan Martens che per questa nuova edizione del Romaeuropa Festival propone lo spettacolo inedito intitolato “Any Attempt Will End In Crushed Bodies And Shattered Bones”.
La prima è stata mercoledì 28 settembre. L’evento iniziato pochi minuti dopo le 21 è stato seguito da una platea in visibilio, la sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica (ribattezzato Ennio Morricone in onore al grande maestro) ha accolto un gran numero di partecipanti. La performance realizzata dal regista belga (classe 1984) si svolge in novanta minuti senza pausa. Gli artisti impiegati sono diciassette. Ty Boomershine, Truus Bronkhorst, Jim Buskens, Zoë Chungong, Piet Defrancq, Naomi Gibson, Kimmy Ligtvoet, Cherish Menzo, Steven Michel, Gesine Moog, Dan Mussett, Wolf Overmeire, Tim Persent, Courtney May Robertson, Laura Vanborm, Loeka Willems e Pierre Bastin formano un nucleo molto eterogeneo di performer, professionisti e non. L’età è compresa dai 16 ai 69 anni. In sottofondo musiche di protesta, molto d’impatto, composte in epoche diverse da Abbey Lincoln di Max Roach a Lauryn Hill fino a Concerto per Clavicembalo e Orchestra d’archi di Górecki, passando per Kae Tempest. I danzatori indossano abiti sportivi, sneakers e tengono i capelli legati. Il lavoro on stage è diretto, essenziale, esteticamente rigoroso, geometrico e minimale. È un flusso continuo. La presenza scenica è lampante. Ogni corpo ha qualcosa da dire. Ad un certo punto c’è un momento di raccoglimento ed entra Loeka Willems una giovane ballerina che non era ancora salita sul palco. Legge un testo la cui traduzione apparirà in italiano alle sue spalle. Si citano temi quali ribellione, disobbedienza civile e resistenza. La platea è in totale silenzio. Tutta l’attenzione è sulle parole in grassetto. Pugni in faccia che lasciano interdetto il pubblico. Alcune frasi sono disturbanti e molte altre fanno riflettere: “It’s our time now”. In assenza di musica tutti iniziano a camminare senza sosta per copiosi minuti. Percorrono tutte le diagonali. Esplorano ogni angolo, lo spazio non li inghiotte mai perché c’è unione. Un’anima unica che batte. Manca mezz’ora alla fine dello show e improvvisamente una tinta rossa invade la sala. La melodia dell’inizio ritorna. Scarpe, abiti e veli. Chiome al vento. C’è rosso ovunque. Persino le labbra sono tinte del colore del fuoco. I ballerini come risvegliati da un lungo sonno rinascono iniziano a danzare, saltare, correre respirando la libertà. Il presente ora è l’unica cosa che conta. L’obiettivo di Martens, uno dei protagonisti della danza contemporanea, è quello di portare in scena una società in miniatura con tutti i difetti, gli attriti e le disarmonie che ci sono anche nella vita reale. “In tempi di estrema polarizzazione, questo gruppo mette da parte i dogmi sociali per riconoscere e abbracciare una gamma di identità distinte. Essere in modo disinibito se stessi, nella vita e nell’arte, con il palcoscenico come banco di prova ideologico” ha raccontato il coreografo. Non è un caso che la pièce si intitoli “Any Attempt Will End In Crushed Bodies And Shattered Bones” (“Ogni tentativo finirà con corpi schiacciati e ossa frantumate”) è un chiaro riferimento alla brutale dichiarazione del presidente cinese Xi Jinping in occasione delle proteste a Hong Kong. Jan Martens, in attività dal 2010, con questo spettacolo vuole creare scompiglio.
C’è provocazione. Un bagno di verità. Il terrore fa paura ma può alimentare una profonda riflessione dentro una comunità ecco perché questo non è solo un balletto ma un inno alla ribellione, alla disobbedienza civile, alla resistenza e alla marcia verso il progresso. C’è un momento per l’osservazione, l’analisi, l’emozione e un altro ancora per lasciarsi andare.
Articolo del
30/09/2022 -
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