Cinque attori, cinque storie, cinque personaggi diversissimi tra loro ma con un denominatore comune: la solitudine. È il male più diffuso del nostro tempo, o almeno del nostro mondo, l’Occidente. Un male che è stato ufficialmente riconosciuto ed istituzionalizzato, primi nel mondo, dalla Gran Bretagna, che nel 2018 ha nominato ufficialmente un Ministro della Solitudine, assegnando a questi, l’anno successivo, il relativo Ministero. È da questa vicenda che la compagnia lacasadargilla costruisce uno spettacolo potente, sempre in perfetto equilibrio tra il dramma e l’ironia, che impone allo spettatore una serie di riflessioni e di domande che necessitano di ragionevoli risposte.
Cinque vicende che personificano molte delle infinite sfumature di quel male invisibile, trasversale ad ogni età e classe sociale. Chi teme l’imminente fine del mondo ed è ossessionata dal rumore di un ape che muore battendo sul vetro; chi ha scritto il suo primo romanzo ed immagina che sia il capolavoro il cui successo le cambierà la vita; chi ha trovato la sua frustrante dimensione sui social pulendoli dei contenuti osceni che non sono ammessi e che parla quasi esclusivamente con la sua bambola che trasporta su una carrozzina; chi teme l’estinzione umana attraverso l’estinzione delle api, e per questo ha il progetto della costruzione di un alveare, ma non ha i mezzi economici per realizzarlo. E infine chi è impiegata nel Ministero e ne incarna tutte le contraddizioni. Risponde al telefono, parla con gli utenti e suggerisce protocolli, step da seguire per migliorare vite quasi sempre sull’orlo del baratro. Ma è possibile trattare uno stato d’animo cosi complesso come fosse un servizio offerto a clienti che sono alla ricerca di una facile soluzione? È possibile rispondere da un call center dando indicazioni preordinate, mai efficaci per la diversità e soprattutto l’unicità di cui siamo fatti? E ancora, cosa definisce realmente la solitudine? È una malattia o semplicemente uno stato d’animo passeggero? Come si classifica una persona sola? E di cosa ha bisogno, di un supporto economico, di assistenza medica, di servizi sociali molto presenti sui territori?
Ovviamente non troveremo risposte a queste domande, ma il potente spettacolo realizzato dalla casadargilla, magnificamente recitato dai cinque interpreti, ha il merito di indagare su questo male sudbolo che facciamo spesso fatica a riconoscere come presente anche nelle nostre vite. Ha il merito di farci capire che se continueremo a sostituire sempre più il terreno fertile del noi con l’arido campo dell’io quel male si diffonderà come un virus. E soprattutto, proprio per la varie sfumature della solitudine rappresentate da quelle cinque storie, ha il merito di aver trasportato lo spettatore sul palco, accanto agli attori: per quell’innegabile sensazione di solitudine che per quell’ora e quaranta di spettacolo ci ha fatti sentire tutti meno soli!
Teatro Argentina 23 novembre- 3 dicembre
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
personaggi e interpreti: Alma: Giulia Mazzarino F: Francesco Villano Primo: Emiliano Masala Simone: Tania Garribba Teresa: Caterina Carpio
Articolo del
24/11/2023 -
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