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Chapeau!
09/05/2014 11.21.29
Qualcuno aveva pensato che Roger Waters si fosse ritagliato un ruolo da profeta snob dopo i fasti di The Wall. Le sue recenti apparizioni, centellinate ma sempre clamorose, sono state l’occasione per rendere omaggio alla sua lungimirante opera che ha, di fatto preceduto, uno degli eventi più importanti del ventesimo secolo: la caduta del muro di Berlino nel 1989.
Chi aveva pensato questo si deve ricredere. Almeno, dopo le recenti dichiarazioni di Waters alla rivista online Counterpounch, sembra che il bassista dei Pink Floyd abbia poca voglia di appendere gli scarpini al chiodo.
“Ciò che gli israeliani fanno ai palestinesi è simile a quello che gli ebrei dovettero subire nella Germania degli anni ‘30”. Bastano queste poche parole per immaginare quali e quanti saranno gli effetti di una simile presa di posizione da parte di colui che viene considerato, a pieno titolo, uno dei pochi guru viventi della musica rock.
E’ anche vero che Roger Water non ha mai nascosto la sua vicinanza alla causa palestinese, sostendendo il movimento che promuove la libertà, la giustizia e l’uguaglianza di quel popolo che non trova pace da quasi cent’anni. Il punto è un altro. Da troppi anni si discute sulle possibili soluzioni da adottare per far convivere due popoli che hanno visioni e rivendicazioni cosi profonde e radicate da far pensare che in quel lembo di terra si sia abbattuta una specie di maledizione.
Waters lancia un allarme che è diverso rispetto a quelli registrati senza successo da molti anni a questa parte. La condizione dei palestinesi sta peggiorando giorno dopo giorno, condizioni di vita al limite della sopravvivenza e tensioni solo sopite che prima o poi rischiano di esplodere con una forza molto maggiore rispetto al passato. E’ la voce solitaria di visionario che non si arrende ai meccanismi della storia dopo aver già dimostrato che questa può avere un corso diverso.
(f.b.)
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Una lite, ma ci amiamo
30/04/2014 12.58.04
Anche i cantanti se le danno ragione. Questo lo sapevamo, ma quando vieni a sapere che Paul Simon ed Edie Brickell sono stati arrestati per violenza domestica, la tentazione di guardare nel buco della serratura della loro vita privata è troppo forte.
Che fine ha fatto il Paul Simon raffinato dell’epoca d’oro quando con Garfunkel spopolava per i festival e gli happening pacifisti di mezza america e resto del mondo?
Da allora, oltre a lasciare il compagno di mille battaglie per affrontare la carriera da solista, ha fatto cinema, ha suonato a periodi alterni e si è sposato, facendo quattro figli, con Edie Brickell, altra cantautrice divenuta famosa alla fine degli anni ottanta per essere stata la cantante solista del gruppo folk Edie Brickell & New Bohemians.
Adesso i due se le sono suonate di santa ragione per una specie di zuffa sfociata, secondo il verbale della polizia, in un “litigio atipico”. La polizia ha dovuto fare irruzione nella casa di Simon e compagna alle otto di sera per dividerli.
Entrambi adesso risultano vittime di violenza domestica, un caso atipico che, sicuramente, sarebbe rimasto anonimo se i protagonisti non fossero cosi esposti all’interesse dell’opinione pubblica.
Soprattutto di quelli che hanno ammirato e seguito Paul Simon per tanti anni, considerandolo un buon padre musicale di quei mitici anni sessanta quando tutto iniziò.
Adesso, vederlo ritratto davanti al giudice, mano nella mano, con la consorte fa quasi tenerezza. Quando la coppia scoppia non c’è n’è per nessuno, neanche per un mito senza età che per una volta ha perso veramente la brocca.
f.b.
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Il dolore di Bob Geldof
11/04/2014 10.04.19
Robert Frederick Zenon Geldof, in arte Bob Geldof, è il simbolo di una generazione di musicisti che, arrivati all’apice del successo, è riuscito a rimanere agli onori delle cronache soprattutto per l’impegno sociale e politico.
Ma Geldof ha sempre avuto una seconda vita piuttosto tormentata, che ha avuto un primo drammatico epilogo con il suicidio della sua prima moglie, Paula Yates e adesso rivive un momento tragico con il ritrovamento del cadavere della figlia Peaches.
Verrebbe da dire “intelligenti e maledetti”, una porzione inquieta di quella generazione di musicisti che ha ereditato i vizi e i difetti dell’humus anni settanta cercando di superare quel nichilismo con il forte impegno sui grandi temi sociali, dal Live Aid all’abbattimento del debito per i paesi poveri.
Bob Geldof è rimasto impigliato in quella maledizione che colpisce le grandi rockstar, ma nel suo caso la sta vivendo in maniera indiretta e questo deve essere l’aspetto che più rischia di distruggerlo.
L’unica consolazione è che, per il momento, i media britannici hanno risparmiato di speculare sulla vicenda, evitando di rimestare eccessivamente nel torbido, ma appare abbastanza evidente che la Peaches Geldof possa essere ricascata nell’uso di sostanze stupefacenti che, in questo caso, le sono state letali.
Rimane solo il pensiero per il malinconico padre, quel Bob Geldof che sempre impegnato in prima linea per alleviare i grandi mali del mondo, si ritrova ad affrontare il più grande dolore tra le mura domestiche, dovendo fare i conti con il peggiore dei drammi.
(f.b.)
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Il fantasma di Kurt
24/03/2014 15.46.48
Fa impressione vedere, anche a vent’anni di distanza, le immagini della villa di Lake Washington a Seattle, dove Kurt Cobain si tolse la vita il 4 aprile del 1994, anche se fu ritrovato quattro giorni dopo.
Sono foto sconvolgenti che confermano tutto quello che si è detto nelle tonnellate di pagine dedicate alla vita del cantante dei Nirvana negli anni successivi. Vestiti ammassati a terra in mezzo a flaconi di pillole e scritte sui muri degni di una scena da film horror stile “Hannibal Lecter”. In realtà, dalle testimonianze di chi ci ha vissuto vicino sin dai tempi degli esordi, Cobain ha sempre condotto una vita da barbone disordinato e abbandonato a se stesso. L’unica differenza è che in quel contesto cosi inquietante ci ha perso la vita.
Le foto sono solo l’ultimo tassello di un mistero che per qualcuno è ancora irrisolto. Sul suicidio di Cobain aleggia l’ombra della moglie Courtney Love, che negli ultimi giorni di vita del marito, si sarebbe tenuta alla larga dalla villa di Seattle abbandonando a se stesso Cobain ma, allo stesso tempo, ingaggiando un detective per tenerlo d’occhio che poi avrebbe accusato la stessa Courtney Love di essere in qualche modo coinvolta in quella tragica fine del 4 aprile.
In realtà l’esistenza di Cobain sembrava segnata dal suo stesso tormento e prima della sua morte erano stati sventati altri tentativi di suicidio di cui, il più noto è proprio quello registrato a Roma, prima dell’ultimo concerto in Italia. Le nuove immagini sul “caso Cobain” non faranno altro effetto che riaprire una tormentata discussione su quegli ultimi giorni oscuri che hanno preceduto la sua morte con l’unica certezza che fu abbandonato a se stesso nel momento più difficile della sua esistenza.
Una ricorrenza malinconica che consacra sempre di più Kurt Cobain, nel ventennale della sua scomparsa, al pantheon dei maledetti della musica il cui destino sembrava segnato molto prima della sua tragica fine. (f.b.)
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Popolari per Bono Vox
10/03/2014 17.21.17
Nessun pregiudizio. Questa è la parola d’ordine che anima da molti anni l’impegno politico e sociale del cantante degli U2, Bono Vox, nelle sue sortite ormai sempre più frequenti, ai vertici internazionali per promuovere le diverse campagne che nel tempo ha condotto a fianco di Bob Geldof.
Non c’è da stupirsi, quindi, a vederlo elettrizzare la platea dei partiti conservatori europei (riuniti per lanciare la campagna elettorale in vista delle elezioni di giugno) con frasi alte ("L'Europa è un pensiero che deve diventare sentimento”) e attacchi mirati ("l'euroburocrazia che tanto affloscia il progetto europeo”).
Complice lo svolgimento del congresso PPE a Dublino, il cantante degli U2 ha preso la palla al balzo per confermare quel nuovo approccio alla risoluzione dei problemi che gli ha riservato molte critiche nel passato. Bono si è fatto ritrarre accanto a Putin durante il G8 di Genova ed è andato al Congresso del Parlamento USA ricevendo un plauso convinto dall’allora presidente George Bush Jr. I puristi non gli hanno ancora perdonato tanta spregiudicatezza.
Tutto sta a valutare l’efficacia di questo impegno. Dal 1999 Bono, insieme ad altri musicisti si è lanciato nella campagna per l'azzeramento del debito dei paesi del terzo mondo e per la difficile situazione dell'Africa. Da questa campagna è nata un'organizzazione chiamata "DATA", (Debt, Aids, Trade in Africa), il cui obiettivo è far crescere la consapevolezza circa l'immenso debito estero dell'Africa, l'incontrollabile diffusione dell'AIDS e le leggi del mercato che strangolano di fatto, impoverendoli, gli abitanti di quegli stati, che ha visto seduti allo stesso tavolo la Fondazione Bill & Melinda Gates, e George Soros.
Adesso gli occhi sono puntati sull’Europa, il Vecchio Continente, che stenta a decollare da unione di burocrazie a vero motore di idee. E Bono ne ha approfittato per andare a reclamare una maggiore vivacità proprio nella tana di quel partito conservatore europeo che negli ultimi anni ha imposto una politica fatta di tagli e sacrifici.
Chissà se tutto questo avrà un effetto concreto, per ora ci rimane un tweet di Angelino Alfano che si compiace, sorpreso, della comparsa inaspettata del cantante degli U2, come se fosse stato ad una convention aziendale. Ci vuole ben altro per smuovere i polverosi conservatori del nostro continente. E Bono lo sa bene.
(f.b.)
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Sgalambro e Fra Martino campanaro
07/03/2014 11.53.58
E’ stata una frase sul profilo di wikipedia del filosofo Manlio Sgalambro, scomparso il 6 marzo all’età di 90 anni, a creare il panico in rete. L’enciclopedia on line riportava che Sgalambro “è anche l'autore del testo di canzoni per bambini, come Madama Dorè, Fra Martino campanaro, Il merlo ha perso il becco, su musica di Giovanni Ferracin” o sue varianti. Una frase che dovrebbe suscitare perlomeno qualche perplessità, per ovvie ragioni storiche (la modifica ora è stata rimossa).
E’ successo che, nella fretta di riportare la notizia della scomparsa di Sgalambro, autore di libri ma anche coautore di grandi della musica italiana (da Battiato a Patty Pravo, da Fiorella Mannoia a Carmen Consoli, Milva e Adriano Celentano), molti giornali hanno abboccato alla clamorosa bufala. E non parliamo solo di piccole riviste on line, ma di Repubblica, del Corriere della Sera e di Panorama. E’ da qualche tempo che uno sconosciuto riesce ad inserirsi, a poche ore dalla scomparsa di un personaggio famoso, sulle pagine di wikipedia per pubblicare notizie false forse proprio con l’intento di sputtanare i professionisti del “taglia e incolla”.
Anche se non è una novità che, dall’inizio dell’era di internet, il giornalismo si sia sempre più orientato ai lanci di agenzia on line piuttosto che alla vera ricerca delle fonti e all’attività sul campo, c’è da sperare che il giustiziere mascherato del giornalismo spazzatura abbia almeno ottenuto il risultato di terrorizzare tutte le redazioni e i giornalisti che, da domani, non potranno più dormire sonni tranquilli.
(f.b.)
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