Sacha Gervasi
Hitchcock
Drammatico, Biografico, durata: 98’ – U.S.A.
2012
The Montecito Picture Company, Cold Spring Pictures, Fox Searchlight Pictures / 20th Century Fox
di
Omar Cataldi
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Alfred Hitchcock, per molti ancora oggi l’epitome di tutto ciò che è cinema. “Hitch”, per gli amici, con la sua celeberrima silhouette resa eterna da un telefilm da brivido, con le sue manie, i suoi capricci, le sue bionde e algide fantasie. Sottovalutato dalla critica per la maggior parte della sua vita, poi “riesumato” al riconoscimento artistico dai giovani turchi della Nouvelle Vague, è stata una delle pochissime star della regia prima di Spielberg e Tarantino.
Il 2012 ha visto una recrudescenza del fenomeno Hitch: prima il film televisivo prodotto dalla ormai lanciatissima rete americana HBO, The Girl (il titolo si riferisce al modo in cui Hitch chiamava le protagoniste femminili dei suoi film). Il film si concentrava sul rapporto tra il regista e la star de Gli uccelli e Marnie, Tippi Hedren, da lui scoperta e (ma la questione è controversa) molestata.
Pochi mesi dopo ecco l’eponimo Hitchcock, (dove il genio è mimeticamente interpretato da Anthony Hopkins), che invece analizza il duraturo rapporto sentimentale/professionale di Hitch con la moglie Alma Reville, valentissima aiuto-sceneggiatrice di tutti i suoi film, e sulla realizzazione di Psycho, tuttora uno dei più dirompenti film della storia del cinema, e picco di carriera per il geniaccio inglese.
Il regista del film, Sacha Gervasi, viene da alcuni documentari televisivi di successo, e infatti confeziona il suo primo film in maniera piattamente televisiva, tanto che viene da chiedersi perché non sia stato concepito direttamente per la tv. Le vicende narrate nel film sono note al cinefilo (sulla lavorazione di Psycho circolano aneddoti che ormai conoscono anche i sassi) e le caratteristiche di Hitch ci sono tutte, spiattellate sul volto dello spettatore.
Una cosa ghiotta di questo “cinema del cinema” è da sempre vedere il grado di mimesi fisica e recitativa dei nuovi attori nel reinterpretare i vecchi. Nonostante le non eccessive somiglianze, gli obiettivi vengono raggiunti. Menzioni speciali soprattutto per Hopkins/Hitch, e per James D’Arcy/Anthony Perkins, che sebbene appaia per pochissimi minuti, riesce a “fotocopiare” il protagonista di Psycho in modo impressionante.
Il resto, come dicevamo, è tanto godibile da vedere quanto prevedibile: il rapporto Hitch/Alma, dove lui la tradisce con delle foto delle sue star bionde (!), e lei fa ripicca con uno sceneggiatorucolo; l’ossessione del voyeurismo di Hitch (spiare nelle vite altrui non è forse l’essenza del cinema? Per questo forse lui è “il Regista”); l’ossessione per il delitto, per il lato oscuro della psiche, qui visto (un po’ banale e discutibile) come rabbia repressa e uno spettrale killer che bisbiglia nell’orecchio (questo dà modo a Hopkins di rispolverare fugaci guizzi lecteriani).
I film memorabili sul cinema sono altri, ma Hitchcock fornisce due ore di cine-divertissement, soprattutto se si vogliono vedere sul grande schermo tutti quei fun facts che noi cinefili ci siamo raccontati tra noi per anni…
VOTO: 3/5
Articolo del
23/04/2013 -
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