La trama è semplice, un uomo Seligman (Stellan Skarsgård), trova in strada, malconcia e tumefatta in volto, una donna, Joe (Charlotte Gainsbourg), la accoglie e accudisce in casa sua. La donna decide di raccontargli la sua vita, la storia delle sue esperienze sessuali; esperienze da donna malata, che oscillano dalla eterosessualità sfrenata, alle pratiche masochiste, all’omosessualità.
Nimphomaniac è il terzo episodio della trilogia composta dai precedenti Antichrist e Melancholia in cui Lars Von Trier esplora la natura. Una doppia natura: quella elementale matrigna feroce e quella umana nella sua complessità . Quella di Nimphomaniac è una natura umana malata, sofferente, scevra dalla negatività dell’ influenza esterna che ha caratterizzato i primi due film. In Antichrist, la cattiveria e la follia dipendono dall’influsso esercitato da una natura, quella del bosco, malevola capace di trasformare una donna in una “strega”. Le immagini e le leggende, oscure ed inquietanti che la protagonista(sempre la Gainsbourg) raccoglie, riguardanti il bosco, vengono proposte allo spettatore, come possibile risposta al complesso mistero di una mente malata.
Il dramma della morte del figlio scatena la follia già insita nella donna, che come un seme cresce, un seme impiantato in quel nel bosco. Il film si apre con la scena del figlio della coppia che per guardare la neve cade dal terrazzo e muore, stessa scena, nella parte centrale del film in Nimphomaniac, in questo caso il bimbo viene salvato in extremis dal padre. Le donne in entrambi i casi colpevoli di disattenzione, colpevoli di egoismo, in entrambi i casi è il sesso a distrarle da quello che dovrebbe essere il dovere di una madre.
Il collegamento tra Antichrist e Nimphomaniac è diretto. Melancholia, il secondo film è un intervallo, un elemento di passaggio dal racconto di una natura fisica, natura matrigna , allo sguardo rivolto direttamente alla natura umana, e alle sue depravazioni. In Malincholia, a cancellare una cattiva umanità, c’è un cataclisma naturale, nel contempo la natura raccontata nel film è pacata,una campagna piacevole, un luogo tranquillo cornice armoniosa alle lunghe passeggiate a cavallo delle due sorelle (Gainsbourg- Dunst) ma che nonostante l‘apparenza prepara l’inevitabile scontro tra pianeti. Se la casualità dei movimenti planetari, conduce all’ estinzione della razza umana; la sofferenza e la cattiveria verso se stessi conduce all’autodistruzione, all’incapacità di condurre una vita normale: è la propria indole a causare dolore (Nimphomaniac) . Il senso di colpa, che accomuna le donne di Antichrist e Nimphomaniac, è quello di non saper essere madri ma solo una donne distratte e assenti ,consapevoli della propria inadeguatezza.
Due donne, due vittime di una natura crudele: il bosco ( natura-esterna) Antichrist; la propria sessualità malata (natura- interna) Nimphomaniac. Lars von trier in questa trilogia, affronta tre generi classici del cinema: horror, fantascienza ed erotico- porno a suo modo e con un suo particolare punto di vista: il pessimismo con una visione quasi leopardiana. L’uomo, nel caso di Lars più specificatamente la donna, è sempre vittima della natura o di se stessa.
Nel terzo e conclusivo epilogo della trilogia la vittima è Joe la protagonista. La sua irrefrenabile angoscia esistenziale fa di lei una ninfomane, una malata, che oscilla tra consapevolezza e inconsapevolezza, tra desiderio e vergogna, tra accettazione di se e odio per se stessa. La Gainsbourg è brava, ma la giovane Joe (Stacy Martin) è superiore, perfetta per il ruolo che interpreta, convince poco Seligman (Stellan Skarsgård), mentre Christian Slater è commovente nel ruolo del padre, figura fondamentale per comprendere Joe. Il quarto capitolo del vol. 1, unico in bianco e nero, è dedicato al padre di Joe, alla sua morte. La scelta dell’ assenza di colore sottolinea l’ importanza degli eventi raccontati e la loro drammaticità. Nimphomaniac è un film complesso che un occhio non abituato ad autori fuori dagli schemi non può comprendere, è forte, spietato. Come ”Il bambino di Macon” di Peter Greenaway, film accusato di essere blasfemo, ha suscitato scalpore ancor prima di essere visto. Nimphomaniac non è un porno senza storia, ma ben altro, è una storia di amore e di morte, una storia di decomposizione dell’ anima, che inevitabilmente richiama lo “zoo di venere”, anche qui l‘amore malato si trasforma in grottesco e le ossessioni del regista in immagini. La donna, Alba che i due fratelli siamesi protagonisti del film di Greenaway amano e si contendono, viene truccata in modo farsesco per somigliare ad un dipinto fiammingo, mutilata in nome di una simmetria architettonica e di una proporzione armonica a cui anche Seligman fa diretto riferimento. La sua spiegazione della sezione aurea è più chiara di quella di un docente di Architettura. “Lo zoo di venere” come Nimphomaniac è pieno di rebus, citazioni e simbolismi .
Nimphomaniac è decisamente triste, ma anche ironico e divertente a tratti sorprendente, nel parallelismo con la pesca, con la religione e la scienza, l’architettura e la musica. La prima volta di Joe (3-5) viene paragonata da Seligman alla sequenza del matematico Fibonacci. Seligman è una figura pacata, tranquilla e asessuata, vergine. Uno scienziato che non giudica, ma ascolta, che rapporta i racconti erotici di Joe a cioè che conosce: arte , letteratura, filosofia, matematica, musica, architettura . A tutto tranne che alle emozioni umane, a lui estranee, quelle emozioni che tengono in pugno Joe, per la loro intensità o per la loro assenza .
Il film è diviso in due volumi di due ore circa ciascuno. Il volume uno, composto da cinque capitoli, riguarda le esperienze sessuali di Joe giovane interpretata da (Stacy Martin) il volume due, composto da tre capitoli,riguarda la seconda parte della vita di Joe fino ad arrivare all’oggi ossia l’incontro con Seligman, che è l'inizio del film. La conclusione è debole, scontata e poco convincente.
Il film è interessante, deprimente, a tratti allegro. E’ un film che fa pensare e pensare non è per tutti, restando in tema matematico, possiamo affermare che per la proprietà transitiva, Nimphomaniac non è un film per tutti.
Articolo del
15/04/2014 -
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