Metà musical e metà didattica: Becoming Led Zeppelin è il docufilm sui quattro musicisti considerati – a torto secondo Jimmy Page - i padri dell’hard rock e dell’heavy metal. Il film è ora in distribuzione dopo l’anteprima presentata alla Mostra di Venezia che quest’anno ha scoperto il peso dei film sulla musica.
È un tuffo sulla scena artistica degli anni Sessanta e, in particolare, sulla storia degli Zep che diventa anche una sorta di manuale del successo per i giovani d’oggi: “Sono autodidatta”, ha affermato Page, storico chitarrista e produttore dei Led Zeppelin nella conferenza stampa di Venezia, “e quando ho iniziato non avevamo le informazioni che sono disponibili in rete. Noi potevamo solo ascoltare i dischi e risuonarli in modo compulsivo. Oggi un ragazzo può trovare sul computer quel che cerca e allora dico: suonate, coltivate la passione per uno strumento questo può portare alla realizzazione di un sogno”. Il film, diretto da Bernard MacMahon, intreccia la storia dei quattro componenti della storica band; quattro vite diverse, quattro approcci differenti alla musica, che diventano una sola. È stato come un allineamento celestiale di quattro pianeti”, afferma Page. Per il film sono state utilizzate pellicole e negativi originali ed è stato necessario restaurare manualmente oltre settantamila fotogrammi. Un lavoro di “archeologia cinematografica” perché mancavano le registrazioni di tanti concerti ufficiali e così molti spezzoni sono stati reperiti attraverso una sorta di bando lanciato dal regista a tutti gli appassionati in possesso di filmati amatoriali. “Il regista ha adottato una tecnica particolare che si chiama Fàntasia”, ha spiegato la sceneggiatrice Allison McGourty, “ha ideato delle sequenze fantastiche, sovrapponendo filmati inediti di esibizioni dal vivo a fotomontaggi di poster, biglietti e viaggi”.
I Led Zeppelin esordiscono in un’Inghilterra infuocata per la passione del blues con la disinvoltura dei predestinati. Nel quartetto spiccano la chitarra di Page con i riff che brillano di luce propria e la voce di Robert Plant; le note sono fulmini carichi di elettricità su ballad acustiche. Page veniva dal lavoro in studio come session man nei dischi degli altri, dai Rolling Stones agli Who, e dal tardo beat psichedelico. La sua Gibson Les Paul condiziona i cliché del rock preparando il terreno per quello che sarebbe diventato l’heavy metal. In precedenza, aveva fatto parte degli Yardbirds prima come bassista e poi alla chitarra assieme a Jeff Beck. (Una testimonianza di quella collaborazione si trova nel film Blow-Up di Antonioni). Jimmy aveva un fiuto particolare per la chitarra sono famosi i suoi riff adrenalinici eseguiti con l’immaginifica doppio manico. È nel 1969 che Page si unisce a Robert Plant, John Paul Jones e a John Bonham formando i Led Zeppelin in un tripudio di blues elettrico uniti a reminiscenze della musica popolare. Il gruppo conquista i pubblici dell’Inghilterra e dell’America e la chitarra di Page diventa riconoscibile come quella di Clapton o di Hendrix.
Ma dal film emerge chiaramente che se Plant e il batterista Bonham erano musicisti di palco, Page e Jones (tastiere e basso), erano anche consumati musicisti di sala. La loro storia si interromperà il 25 settembre 1980 con la morte di Bonham: la decisione di sciogliere il gruppo fu immediata e mantenuta nel tempo. Non ci sarebbe stata alcuna reunion se non in qualche occasione sporadica come il Live Aid a Philadelphia nell’85. “Negli ultimi anni ho rifiutato decine di proposte cinematografiche”, dice Page, “e ho accettato solo questa perché la nostra storia è raccontata attraverso le canzoni. Ho approvato subito lo story board perché è la musica che parla e che vi darà tutte le risposte su di noi”. Nel film ascoltiamo brani passati alla storia, “Stairway To Heaven” o “Immigrant song” e Page racconta: “Noi puntavamo sugli album e non sui singoli ma all’inizio il 33 giri era visto come un riassunto di quanto era stato fatto in un anno. Sapevamo che in America c’era solo qualche radio underground che trasmetteva gli album ma il mercato era un altro. Non volevamo essere condizionati e abbiamo scritto album innovativi.
Adoro gli Stones ma la differenza tra noi e loro, come gli altri gruppi, è che i Led Zeppelin amavano l’improvvisazione”. I brani del gruppo – testimonia il film – soprattutto nella prima produzione sono prettamente chitarristici e, a differenza di altre formazioni del periodo mantengono maggiormente i legami col rock’n’roll e, in modo sia pure diverso, col blues. Ecco perché Page rifiuta la paternità sull’heavy metal, come figura nell’immaginario collettivo. E quando sul finire degli anni Sessanta molti chitarristi e i loro produttori si avvicinano alle influenze della musica classica o al jazz, i Led Zeppelin ruotano sempre attorno al rock’n’roll. È uno dei punti che differenzia Page da Jeff Beck, Robert Fripp, David Gilmour… Gli Zep suonavano anche blues come “Traveling Riverside blues”, “You Shook me”, “I can’t Quit You Baby” ma il fraseggio di Page era più vicino a quello di Santana che fondeva l’energia del rock a ritmi latini. Immigrant song è stata indicata, in particolare, come la canzone che aperto la strada al metal: nel film si vede Page che attacca il pezzo suonando da solo sulla batteria con una divisione ritmica affidata a due note, o meglio una sola riproposta all’ottava superiore. Troppo poco, dice Page, per essere chiamati padri del metal. Se una critica si può fare a questo docufilm è non approfondire alcuni aspetti, come l’abuso di droghe, su cui aveva ironizzato lo stesso Page giustificando così alcuni errori commessi in concerto. In realtà erano piccole imperfezioni nell’eseguire un “legato” sulla chitarra che hanno caratterizzato ancora di più il suono del gruppo che, nel bene e nel male, è stato apripista per gli altri e che continua a stare nell’immaginario collettivo non solo dei fan ma anche dei ragazzi nati in anni più recenti.
Articolo del
22/10/2021 -
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