”The Quiet Girl”, dopo aver tenuto banco alla Berlinale 2022, aggiudicandosi il Premio Miglior Film - “Generazione Kplus” e la Menzione Speciale The Children’s Jury, ha tenuto banco nei festival di mezzo mondo e fatto incetta di nomination e premi. Meritatamente. È uno di quei film che rendono giustizia alla sala cinematografica o, al contrario, che hanno assoluto bisogno di essa: non attendete di guardarlo in streaming, correte al cinema, per 94 minuti di pura poesia.
Cáit, 9 anni, è una bambina tranquilla e silenziosa che passa le sue giornate in solitudine, trascurata da una famiglia disfunzionale. Con l’arrivo dell’estate viene mandata dai genitori a passare qualche mese con una coppia di lontani parenti, che Càit non ha mai conosciuto. Sotto la loro cura la bambina rifiorirà, pur non sfuggendo del tutto alla propria difficile vita. L’autorevole quotidiano inglese The Guardian ha definito così il lungometraggio di esordio del cineasta irlandese Colm Bairéad, classe 1981, apprezzato autore di corti e documentari: “Un gioiello. Il racconto profondamente commovente dell'Irlanda rurale sembra già un classico”. È proprio così, la pellicola commuove e incanta, anche se il suo vero pregio non è tanto quello di rappresentare la realtà degli allevatori irlandesi degli anni ‘70 del secolo scorso, quanto quello di raccontare con intensità e precisione emotiva la storia universale di un’infanzia difficile e del rapporto mai scontato tra genitori e figli, laddove l’amore e l’affetto incondizionato possono certamente di più del semplice legame biologico.
La bellezza visiva del countryside irlandese, insomma, non è l’elemento distintivo del film, anche se per la splendida fotografia della direttrice Kate McCullogh (l’Hollywood Reporter l’ha inserita nel 2017 tra le prime 10 promesse dell'industria cinematografica irlandese) ci si sente a tratti immersi nel verde della brughiera che fa da sfondo alle scorribande di Càit; la vera cifra del film sta nello stupore agghiacciante con cui Càit guarda al mondo degli adulti che la circondano, troppo presi dalle proprie miserie (materiali ma anche spirituali) per poter donare amore a una bambina etichettata come “vagabonda” e “difficile” solo per l’ostinata determinazione a non rassegnarsi alla infelicità che vede ovunque intorno a sé. Un inno alla resistenza al vuoto che sembra impadronirsi di tutto e tutti e una chiamata alle armi a difesa dell’infanzia, prima vittima di tutte le imperfezioni e le colpe del mondo adulto. La pellicola poi non fa sconti a nessuno: anche i “genitori estivi” di Càit, seppure inclini a donare incondizionatamente affetto e comprensione, non sono privi di piccoli egoismi, spinti ad amare anche dalla necessità di superare i propri traumi e più liberi di farlo perché meno pressati dalle esigenze materiali di una crisi che, per gli altri protagonisti della storia, è non è solo valoriale ma anche economica.
Il finale del film è da antologia del cinema, da corso di cinematografia per aspiranti cineasti e sceneggiatori: risolve il tema affettivo ma non apre alcuno spiraglio sulle concrete possibilità di riscatto per Càit e gli altri componenti della famiglia e della comunità. Le luci in sala ti sorprendono con gli occhi lucidi e non provi alcun imbarazzo, anzi, cerchi la complicità negli occhi degli altri spettatori, luccicanti come i tuoi. “The Quiet Girl” (An Cailín Ciúin in gaelico, lingua prevalente nei dialoghi originali del film) è un adattamento in lingua irlandese di “Foster”, l’acclamata storia breve scritta da Claire Keegan, pubblicata per la prima volta sul New Yorker, e dichiarata "La migliore dell’anno" dalla rivista, poi ampliata e pubblicata come libro da Faber & Faber nel 2010.
Così il regista a proposito della narrazione filmica elaborata per raccontare la vicenda di Càit: “una narrazione in prima persona, al presente, raccontata attraverso gli occhi di una bambina. È stato assolutamente coinvolgente, empatico e intrinsecamente visivo - gran parte del film è dato da ciò che questa bambina sta vedendo e sentendo, momento per momento. Ho voluto dare forma all'esperienza di questa bambina, questo è l’interesse principale del film, dove l'esplorazione del personaggio e delle dinamiche relazionali sono completamente in primo piano. Ma era anche la “piccolezza” della storia quello in cui credevo. C’è una citazione di Mark Cousins dove dice che l'arte è in grado di mostrarci molte cose e che se osserviamo da vicino e attentamente una piccola cosa, possiamo vedere molto altro in essa. Sono molto attratto da questa nozione, quando qualcosa di molto grande e profondo può essere trovato in piccoli luoghi, in una sorta di umiltà narrativa”. La giovanissima ed esordiente Catherine Clinch nel ruolo di Càit è semplicemente perfetta, i suoi silenzi, i suoi sguardi, i rari sorrisi appena abbozzati, le battute mai fuori registro sono un miracolo cinematografico: con assoluto merito si è aggiudicata il premio come miglior attrice agli Irish Film & Television Academy Awards 2022. Speriamo non sia una meteora e di vederla ancora sul grande schermo, così come attendiamo con ansia il prossimo film di Bairéad, le aspettative sono altissime per entrambi.
Articolo del
13/02/2023 -
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