La storia della musica è fatta di attimi, di tante altre storie concatenate, di sottotrame assolutamente casuali ed imperscrutabili.
Esattamente come la storia del mondo, intrisa delle storie delle nostre vite.
Accade poi che queste cose, queste frammenti di mondo, si vadano a concatenare, per qualche strana burla della vita. E, concatenandosi, contribuiscano a creare nuove storie. Le une dentro le altre. Come delle matrioske ipotetiche.
A proposito di matrioske, questa storia di altre storie comincia nel 1989 (sarebbe più preciso dire '88, ma questa è una ulteriore storia), fra Leningrado e Mosca. A suonare in giro per la Madre Russia ci sono i Litfiba, i Rats, i Mista& Missis e, soprattutto, i Cccp- Fedeli alla linea.
La formazione del gruppo emiliano vede Giovanni Lindo Ferretti alla voce, Massimo Zamboni alle chitarre, Fatur e Annarella come performer. Gli eventi che si susseguono nel tour sono ben sintetizzati da una dichiarazione di Ferretti, che commentò così il post- concerto di Mosca: «... usciti di lì i CCCP non avrebbero potuto dare più nulla. Dopo aver cantato a Mosca, con addosso i postumi di una sbronza colossale, nel mezzo di uno spettacolo secondo me straordinario, con i militari in piedi durante "A Ja Ljublju SSSR" (il riff di chitarra del pezzo riprende l'inno sovietico, ndr.): che altro potevo chiedere?»
Siamo ancora nell'89, il tour in Russia è finito. I Cccp, nonostante siano rimpolpati nell'organico (si sono aggiunti Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, Francesco Magnelli e lo sfortunato Ringo De Palma, rispettivamente bassista, tecnico del suono, tastierista e batterista fuoriusciti dai Litfiba), sono sull'orlo della disgregazione, come quella Unione Sovietica che tanto amavano. "Fedeli alla linea, la linea non c'è." Registrano, con l'aiuto del gruppo ex Litfiba, "Epica Etica Etnica Pathos", il canto del cigno dei Cccp- Fedeli alla linea.
Anche perché la linea non c'è quasi più per davvero. E quando questa cessa definitivamente di esistere, è il '91, cessano di esistere anche i Cccp. Si sciolgono, scelgono, vellutatamente, un'altra linea. Adesso si chiamano Csi, Consorzio Suonatori Indipendenti.
Nascono artisticamente nel settembre del '92, quando suonano insieme a Disciplinatha ed Üstmamò in un live a Prato. Il live diventa un disco, "Maciste contro tutti", ed esce nel '93. Per aspettare una traccia da studio dei neonati Csi bisogna aspettare il '94. Esce "Ko de mondo". La nuova formazione dei Csi vede l'assenza di Annarella e Fatur, che abbandonarono praticamente da subito il nuovo progetto, e la presenza di Pino Gulli, Alessandro Gerbi e Marco Parente, a batteria e percussioni, e di Ginevra Di Marco ai cori, oltre ai già citati Ferretti, Zamboni, Magnelli, Maroccolo e Canali. Il disco viene registrato a Finistère, località della Bretagna che sarà d'ispirazione soprattutto per Giovanni Lindo Ferretti.
Il titolo è emblematico: “Ko de mondo”. Codemondo in realtà è un paesino del reggiano, il cui nome significa esattamente capo del mondo. Da lì è stato facile traslitterarlo con la "k", facendogli assumere una sfumatura di significato totalmente diversa: capolinea del mondo. Fine dell'Occidente, "il mondo occidentale al tappeto", citando Ferretti.
"Ko de mondo" rappresenta lo spostamento della linea dei nuovi Csi. Uno spostamento di linea geografica, musicale e poetica. Dal tramonto dell'Unione Sovietica, fotografato da uno Jurij che adesso, invece di sparare, "vende paccottaglia dell'Armata Rossa", quasi in segno di netta cesura col passato, al tramonto dell' Occidente e dell'Europa. Dalla voluta maleducazione musicale dei Cccp ad una maggiore ricerca sonora. Dall'uso, a suo modo poetico, di slogan nei testi dei Cppp, ad un crescente lirismo poetico, una maggiore strutturazione del testo.
Ko de mondo è un vortice di atmosfere, un caleidoscopio di umori e di essenze, una martellante alternanza esecutiva. Ferretti forgia la sua voce a seconda del pezzo, la fa continuamente salire e scendere dalla giostra delle ottave. Gli arrangiamenti oscillano fra ricerca etnica e musicalità più rarefatte e sperimentali, e classiche cavalcate punk dure e carnose. "A Tratti", pezzo che apre il disco, è la perfetta sintesi di quanto detto: sette minuti di brano che sono in realtà due pezzi differenti. Una prima parte musicalmente minimal, con una batteria marziale, ed una seconda parte fatta di chitarre distorte e basso marcatamente punk. "Non fare di me un idolo, mi brucerò. Se divento megafono m'incepperò" suona come una sorta di manifesto artistico di Ferretti, che allontana senza mezzi termini ogni volontà di poter essere in qualche modo idolatrato.
"Palpitazione Tenue" è una cascata di parole, in un pezzo che colpisce proprio per la sua verbosità, resa incessante dalla ritmica, molto marcata, dell'arrangiamento.
"Celluloide" registra innanzitutto un sovvertimento vocale, con Giorgio Canali che ruba, in qualità di seconda voce, l'ottava alta a Ferretti, in un labirinto di titoli di film a comporre il testo, montato su un dedalo di chitarre distorte ed una batteria secca come il vento della steppa.
Anche "Del Mondo" è un perfetto esempio della mutevolezza musicale dei Csi. Ad un inizio con sonorità decisamente più etniche, tastiera flautata e percussioni, fa seguito il solito crescendo elettrico, che dà grande ampiezza al brano e lo fa decollare in una dimensione quasi onirica, dove nostalgia e ricordo si fondono perfettamente.
La nostalgia è anche l'ingrediente principale di "Home, sweet home", che, su una base strumentale fatta di batteria militaresca, basso sulla tonica per buona parte del pezzo e tastiere che strizzano l'occhio all'elettronica, mescola alcuni dei passaggi della vita artistica di Ferretti e dei Csi, dai Dischi del Mulo (etichetta che diventerà poi Cpi, Consorzio Produttori Indipendenti) a Disciplinatha ed Üstmamò.
"Intimisto" è un vero capolavoro, una poesia in musica dell'atmosfera quasi mistica, che rende perfettamente la fedeltà di Giovanni Lindo Ferretti alla sua personalissima linea, controcorrente nel bene e nel male, volutamente e liberamente anacoreta, tanto in termini fisici quanto in termini ideologici.
"Occidente" ritorna all'incedere martellante, fatto di una ritmica in levare e delle svisature modali balcaneggianti, e si collega, per tematiche, a "Memorie di una testa tagliata" (la cui intro di basso è probabilmente una delle migliori mai scritte in Italia) ed a "Finisterre".
Raccontano tutte e tre della decadenza dell'Occidente, visto come "luogo da cui non giunge suono, luogo perduto ormai", sull'orlo delle atrocità delle guerre nei Balcani, in una triade apocalittica chiusa dalle chitarre corrosive di "Finisterre", che accompagnano la voce salmodiante di Ferretti.
"La lune du Prejou" fa da chiusura alle atmosfere catastrofiche del disco, ed è un brano strumentale nel quale il basso ipnotico di Maroccolo suona praticamente da solista, supportato da un organo, che rende il pezzo ancora più straniante, e da una batteria come sempre molto marcata e marziale. A far da cornice a tutto, i vocalizzi di Ginevra Di Marco, che contribuiscono ad accentuare il clima di insicurezza del pezzo.
Dopo questa ordalia l'album si chiude con due tracce pacificanti, dense di viaggi immaginifici, permeate dal divenire della vita e del suo naturale corso. "In viaggio" e "Fuochi nella notte" seguono lo stesso binario poetico, raccontando di luoghi e di non luoghi, di tempi fluidi e di futuri da scoprire, ma differiscono nelle musicalità: il primo è un pezzo punk in perfetto stile Csi, la seconda è una ballata con chitarra acustica dai toni moderatamente folk che strizza l'occhio al punk, a chiudere definitivamente il cerchio di un disco pieno di ricerca e sperimentazione.
Ma la grandezza e l'importanza di "Ko de mondo", così come dei lavori successivi dei Csi, da Linea Gotica a Tabula rasa elettrificata e La terra, la guerra, una questione privata, stanno, al di là delle chicche musicali, nell'aver raccontato, come forse nessun altro ha saputo fare attraverso delle canzoni, lo spirito del tempo di allora e, contemporaneamente, del tempo di adesso. Non i fatti storici, ma le pulsioni, le paure, la spiritualità e la profonda crisi dell'Europa degli anni '90, così come il fallimento dell'Europa di oggi. Tutte storie ed immagini sul finire della Terra
Articolo del
19/11/2019 -
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