Ciao Marisa e grazie innanzitutto per aver accettato di rispondere a qualche domanda. Come stai vivendo da artista questa situazione di isolamento casalingo che sta coinvolgendo tutto il paese?
Grazie a te per l’intervista. Non me l’aspettavo, ma devo dire che queste settimane casalinghe per me sono davvero piene d’impegni. Sfortunatamente però a questi impegni si aggiungono pensieri di preoccupazione rivolti al futuro.
Da sempre ciascuno di noi percorre durante gli anni della propria vita un sentiero quanto mai affollato di bivi, costellato di successi ma anche di piccoli e grandi delusioni. Guardando dietro di te, quali sono stati i momenti che reputi più importanti, positivi o negativi che siano, che maggiormente hanno contribuito a formarti come artista?
Nonostante io sia sempre stata una bambina e una ragazza molto insicura, ho sempre avuto ben chiaro nel cuore e nella mente di aver bisogno della musica perché parte di me stessa. Ci sono tanti momenti difficili che avrei preferito non affrontare per quanto cupi, complessi e pieni di solitudine sono stati. Ecco, proprio questi momenti, sono quelli che hanno determinato le mie scelte di vita e la mia formazione artistica. Questi sono il cuore dell’emotività che riverso nella mia voce e nella mia musica senza i quali non potrei sentirmi una persona ed un’artista libera.
Il tuo esordio discografico “Unusual” risale alla primavera del 2019, un album che colpisce per la versatilità con cui la tua voce da corpo e movimento all’andamento di ogni singolo brano. Dal più classico “Mean To Me” passando per “To My Angel”, “The Man I Love” o l’originale Charlie’s Beat, ogni pezzo si fa espresso portavoce di autenticità e bellezza, grazie al connubio perfetto tra voce e strumenti. Ti va di raccontarci qualche retroscena sulla nascita e la stesura finale di questi nove brani?
Sì ormai è passato un po’ di tempo e durante quest’anno continuano ad accadere tante cose. Ripensando al lavoro svolto per dar vita ad Unusual, non posso che essere orgogliosa di me stessa. Ho lavorato al progetto reclusa in un box insonorizzato in un piccolo garage per tanto tempo e tante ore al giorno. Ho immaginato ogni minimo particolare…dalla musica, ai musicisti, alla forma del progetto e ho lottato con tutta me stessa affinché la mia idea diventasse realtà. Tutto sempre col sorriso e la voglia di fare ciò che amo più di ogni altra cosa.
Come è stato incidere il tuo debutto per una delle etichette (Emme Record Label) che oggi, grazie anche a discografici d’eccellenza come Enrico Moccia, stanno dando ampio spazio a tante giovani proposte del jazz italiano? Ti sono arrivati suggerimenti da parte loro?
L’impegno di Enrico per le nuove generazioni del jazz è notevole e sono contenta di aver inciso con loro. No, per quanto riguarda la parte propriamente musicale, le scelte sono completamente mie. Invece i suggerimenti di Emme riguardano per lo più il profilo del marketing.
Quali sono stati i palcoscenici più interessanti dove ti sei esibita e quali invece quelli in cui vorresti poterlo fare in futuro?
Il posto più interessante dove mi sono esibita e dove vorrei tornare ad esibirmi è New York. Non sto parlando di un grande palcoscenico ma di un piccolo e storico jazz club (Small’s) dove la creatività e l’energia musicale che si respira è così forte che sembra di essere in un mondo incantato mentre ci si esibisce. È la pura espressione di quello che per me vuol dire vivere la vita ed è per questo che vorrei tanto tornarci.
Con quali musicisti o cantanti, di qualsiasi genere, ti piacerebbe poter collaborare e perchè?
Stai toccando un punto delicato perché al momento sono piena di idee, anche contrastanti, su ipotetiche collaborazioni e progetti nel prossimo futuro. Per cui, per “precauzione” preferisco non esprimermi al momento.
Nel ringraziarti ancora per il tempo dedicatomi lascio a te l’ultima parola, sperando di poter tornare presto a vivere il fascino della tua musica anche dal vivo.
Grazie mille infinitamente a te per avermi dedicato questo spazio. Posso dirti che questa reclusione mi ha resa ancora più consapevole della voglia di stare su un palco e cantare con tutta l’energia che ho perché ho voglia di vivere le emozioni con il mio pubblico ancora più di prima.
Articolo del
17/04/2020 -
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