E’ da poco iniziata la fase 2. Il virus silenzioso che si è insinuato nelle nostre vite e le ha strette in una morsa d’incertezza ha lasciato spazio ad un futuro ancor più nebuloso. Qualcosa è ripartito, qualcosa ripartirà, altro forse non lo farà mai più. Tranne la musica, quella c’è sempre stata e sempre rimarrà come strumento d’innato moto interiore, in contrasto all’immobilità del corpo dei giorni passati.
Quello di Giuseppe Cistola, “Por La Calle Argentina” (Emme Record Label 2020), è stato uno dei dischi che mi ha accompagnato in questo lungo periodo tra le mura domestiche e che più di tanti altri è stato il mio viaggio verso la scoperta di un’umanità dimenticata. Ora, con la possibilità di tornare a correre tra le campagne che circondano il mio paese, sto riscoprendo nuove “calli” di questo album denso di malinconia e vita.
Ciao Giuseppe, e grazie davvero del tuo tempo. In questi giorni ancora incerti credo sia quantomai confortante vedere come l’arte in genere non si sia mai fermata. Innanzitutto, come sempre amo chiedere agli artisti che intervisto, mi piacerebbe conoscere meglio la tua storia ed il tuo percorso di vita, i tuoi studi e tutto quello che vorrai condividere riguardo il tuo cammino musicale.
Ciao Riccardo, sono io a dover ringraziare te, è sempre bello condividere pensieri ed idee sulla Musica. Il mio percorso di vita lo si può associare all'immagine di un bivio. Da un lato la musica e dall'altro lo sport, che fino a qualche anno fa mi accompagnava tutti i giorni, in alcuni periodi anche più volte al giorno. Ho iniziato a frequentare le piste di pattinaggio corsa a rotelle all'età di 5 anni e da lì è stato amore a prima vista.
Il periodo di avvicinamento e quindi di gioco a questa disciplina è stato abbastanza breve. All'età di sei anni ho preso parte alle mie prime gare ! Chiaramente avendolo praticato in maniera agonistica, ha plasmato il mio carattere e forma mentis. Ammetto di essere molto competitivo, ma con me stesso. Cerco sempre di essere migliore del Giuseppe del giorno prima. Questa mia inclinazione al sacrificio ha portato poi a togliermi delle soddisfazioni tanto da arrivare a vincere il campionato italiano, europeo e la conquista di medaglie ai campionati del mondo.
Una volta finita la scuola, avendo mio padre musicista e mia madre amante della musica, non ho potuto che seguire l'altra mia grande passione che fino a quel momento era stata un po' accantonata. Quindi nel 2016 mi iscrivo in conservatorio, nello specifico il G. B. Pergolesi di Fermo. Ho sempre suonato la chitarra e studiato da autodidatta, e quando non trovavo la via d'uscita per metabolizzare un argomento che stavo studiando chiedevo l'aiuto da casa, quindi a mio padre. Essendo cresciuto con il jazz sempre presente nel mangiacassette di mio padre, sono partito con un buon livello d'ascolto, ma lascio a te immaginare il mio livello di preparazione teorica, contando anche tutto il tempo ed energie che mi prendeva il pattinaggio.
Quindi all'inizio è stata abbastanza dura mettersi in riga, ma in questo l'agonismo sportivo mi ha aiutato molto ! Non nascondo che tutt'ora, nelle materie teoriche sono l'ultimo della classe. Il 2019 è stato pieno di emozioni e soddisfazioni, a partire dalla bella esperienza dei corsi estivi della Berklee College of Music ad Umbria Jazz (Perugia), dove ho avuto il piacere di studiare due settimane con dei fenomenali musicisti/insegnanti di Boston, cito in rappresentanza il grande Jim Kelly.
Per continuare con la vincita del premio come miglior chitarrista dei corsi, avendo così la possibilità di esibirmi all'Umbria Jazz Winter 2019 (versione invernale ad Orvieto di Umbria Jazz) insieme ai migliori allievi degli altri strumenti, formando il “Berklee Umbria Jazz Clinics 2019 Award Group”. Chiudo l'anno con la registrazione nel mese di settembre del mio disco d'esordio “Por la calle argentina”.
Riallacciandomi a quanto dicevo poc’anzi, guardando a quello che è stato (e che ancora purtroppo è), cosa ti è mancato di più e cosa invece ha riempito maggiormente le tue giornate casalinghe?
Sicuramente la cosa che mi manca di più è suonare con la mia formazione stabile, e ancor più il fattore live e tutto quel che ne consegue. Ovvero l'adrenalina del palco, l'empatia con il pubblico e la condivisione di sentimenti e vibrazioni. Per quanto riguarda la mia routine non è cambiato molto. Dal mio punto di vista il musicista, “sincero” prima di tutto con se stesso, è abituato a ricercare dentro di se e quindi passare parecchio tempo da solo, magari a casa, studiando, cercando ispirazione, stimoli e argomenti da approfondire. Secondo me dovrebbe essere una priorità per lo meno.
Si dice spesso che non è la copertina a dover essere motivo di giudizio sulla bontà o meno di un’opera, ma poi, come nel caso di Por La Calle Argentina, è propria la cover a coinvolgere i sensi ancora prima di aver messo l’album nello stereo. Nel suo essere sguardo su di uno spaccato di vita cittadina è il prologo perfetto al viaggio emozionale che questi brani suggeriscono. Come è nata l’idea e chi è l’autore?
Il pittore si chiama Fran Sosa, ha esposto al Louvre di Parigi e abitualmente a Buenos Aires, dove tutt'ora vive. E' stato professore d'arte della mia fidanzata, e sotto suo consiglio gli ho proposto la collaborazione al progetto. Ammetto che dopo aver visto le sue opere e saputo del suo curriculum ho dovuto prendere coraggio per fare il primo passo, ma si è rivelata una persona disponibilissima e molto simpatica !
L'idea matrice di tutto il progetto è appunto quello della sincerità. Sincerità nel trasmettere dei ricordi, emozioni e nel raccontare seppur in musica la mia esperienza in Argentina. Nasce con questo proposito l'idea di contattare un pittore argentino e di mandargli la traccia che avrebbe dato il titolo all'album, ovvero “Por la calle argentina”, chiedendogli di dipingere su tela bianca quello che il brano gli suggeriva.
Andando a premere play e andando avanti con l’ascolto, brano dopo brano, la sensazione è quella di osservare qualcosa di lontano che però è ancora vicino, nei profumi, nei colori, nei suoni. So che ognuna delle tracce è in qualche modo il tuo racconto di un viaggio proprio in Argentina, dunque sarebbe interessante capire di più della storia che si cela dietro ciascuna delle tracce.
Si, come ho già detto in altre interviste cerco sempre di rendere il più possibile la mia musica descrittiva. Per esempio il primo brano intitolato 5-3 entra con un fade-in e poi sviluppa il tutto con un'intensità dinamica sempre in continua crescita. Questo per simulare l'inizio di un viaggio e le prime esperienze che ne entrano a far parte. A volte provo a disegnare qualcosa con l'esposizione del tema. Nel caso di Escape la melodia tematica suonata dal sax tenore è molto ripetitiva e cade spesso su una stessa nota, questo per cercare di rappresentare il traffico di una città come Buenos Aires dove l'uso del clacson è generoso e si respira una certa frenesia.
Parlando invece di Paseo Nocturno, ovvero passeggiata notturna, ho utilizzato note molto più dilatate per cercare di dare più aria possibile al brano. L'intento era proprio di ricreare quello stato quasi meditativo di quando si fa una passeggiata di notte. A maggior ragione se lo si fa nei campi argentini, distese immense di prateria, dove c'è davvero un silenzio religioso che aiuta la testa a viaggiare.
L'ultimo brano, ovvero Sunday's blues, è appunto un blues tradizionale di 12 misure quando si espone il tema che poi versa su armonie costruite con meccanismi legati alle strutture costanti, fino a chiudere in fade-out sul solo di chitarra. Quindi per rendere al massimo l'idea di un viaggio sono entrato in punta di piedi (fade-in) con il primo brano, ed ho fatto lo stesso con l'ultimo (fade-out).
Chi sono gli altri musicisti coinvolti nella realizzazione del disco?
Sono contento di poter parlare dei Musicisti che hanno preso parte al progetto. Iniziando dal sassofonista, Marco Postacchini, è oltre che uno dei miei sassofonisti preferiti della zona, il mio insegnante di armonia ed improvvisazione in conservatorio. Vanta di numerose e prestigiose collaborazioni con musicisti di livello mondiale. Solo per citarne alcuni: Kenny Wheeler, Bob Mintzer, Peter Erskine, Bob Brookmeyer, Maria Schneider, Mike Stern, Toninho Horta. Puoi quindi capire quanto per me sia stato un regalo gigantesco oltre che un onore avere la sua presenza nel disco.
Al piano, Simone Maggio, anche lui con collaborazioni di altissimo livello: Lee Konitz, Javier Girotto, Federica Michisanti, ecc. Per me Simone oltre ad essere un musicista con una sensibilità fuori dal comune è un vero e proprio guru. Sono sempre rimasto affascinato/rapito dalla sua attitudine verso la musica in generale. Ancor più quando gli mando delle partiture per mail o discutiamo davanti ad una di esse su quali voicing potrebbero andar meglio rispetto ad altri. Per me diciamo che ha il ruolo di guida sia in musica che non.
Al contrabbasso Lorenzo Scipioni, musicista di talento smisurato e che reputo come un fratello. Con lui spesso parlo di cose che non riguardano l'ambito musicale. Tra noi sento esserci un'empatia che poi si riversa totalmente quando suoniamo. So sempre dove vuole andare (musicalmente parlando) e lui fa lo stesso con me. E' la colonna portante !
Infine, chiaramente non per importanza, Michele Sperandio, che riesce sempre ad amalgamare ed interagire nella maniera migliore. Spesso ammetto di rubargli delle idee ritmiche da sviluppare nel mio fraseggio e nell'improvvisazione, per quanto ne so è un pozzo senza fine. Riesce sempre a trovare qualcosa di innovativo e stimolante !
Come sei entrato in contatto con la Emme Record Label?
Sapevo che l'etichetta è sostenuta da Enrico Moccia. Ho sentito molto parlare di lui. Così ho deciso di mandargli il disco sperando che accettasse. Confesso che ero speranzoso, ma non ci credevo molto nell'avere una risposta positiva. Quando è arrivata sono rimasto molto felice, perché so che Enrico fa una grande selezione sui dischi che vuole pubblicare. Per me è stata quindi una conferma del fatto che il progetto fosse valido. Lo ringrazio davvero molto e spero che questo sia solo l'inizio di una lunga collaborazione.
Nel chiudere qui questa nostra piccola chiacchierata, spero come sempre di poter tornare presto ad assaporare la musica da un palco, anche la tua, che è malinconia ed è speranza, ma soprattutto semplice bellezza.
Ti ringrazio, lo spero anch'io. Sono sicuro che questo brutto periodo che tutti stiamo attraversando finisca presto e ci lasci con ancora più voglia ed entusiasmo di avere e fare musica, soprattuto live.
Articolo del
12/05/2020 -
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