Nella storia della musica non è sempre banale dare una data ed un luogo di nascita; ogni genere ha avuto più o meno successo a seconda delle influenze artistiche che ogni zona poteva offrire grazie alle tradizioni popolari degli abitanti. Ma se qualcuno ponesse la domanda “ma esattamente dove è nato il blues?”, la risposta non potrebbe essere che Clarksdale all’incrocio tra la 46esima e la 61esima, in quel Mississippi che ha visto nascere il blues come fosse un dono di un’entità ultraterrena.
A proposito: se mai doveste sentire qualcuno dire che il blues è la musica del Diavolo, beh credeteci. Robert Leroy Johnson vi dice niente? Forse no. Ma Bob è stato il primo vero bluesman della storia, e come lo è diventato è piuttosto curioso. Non era un tipo particolarmente brillante; amava le donne, il whisky e la sua chitarra. Ma Dio se era scarso come musicista!
Aveva così tanta passione per le donne da innamorarsi di Virginia, una ragazza che rimase incinta a sedici anni ma che morì di parto. Da quella situazione ne uscì molto turbato e fece una promessa a sé stesso, che d’ora in poi, per lui, le donne sarebbero state solo un piacevole passatempo per la serata.
Nel periodo forse migliore della sua carriera, suonava il sabato sera al Three Forks di Greenwood insieme ai suoi due compagni Sonny Boy Williamson, grande personalità di spicco del blues degli anni ’20 e ’30, e David Honeboy Edwards ed ogni volta la stessa storia: finiva col provarci con qualche fanciulla che si trovava lì e beveva una o forse due bottiglie. Inutile dire che anche i suoi compagni di band non erano particolarmente contenti dei suoi comportamenti, dato che finì anche col provarci con la moglie del proprietario del locale, il che avrebbe quasi sicuramente compromesso il guadagno di quei pochi dollari che si portavano a casa dopo lo show.
Il fatto che seriamente non sapesse suonare la chitarra, e men che meno l’armonica, altro strumento blues per eccellenza, lo frustrava molto. Sapeva solo bere e fare il cascamorto con le ragazze del bar.
Finché una sera cambia qualcosa. È il 1931 e Robert Johnson si trova proprio a quell’incrocio, il Crossroads, tra la 46esima e la 61esima di Clarksdale, quando gli si avvicina un tale completamente vestito di nero che gli propone un patto.
“Dopo questa sera, saprai suonare la chitarra come nessuno mai”. “Cosa vuoi in cambio da me?”. “La tua anima”.
Robert “Bob” Johnson cambiò completamente vesti, diventò il miglior chitarrista blues che Clarksdale, il Mississippi e gli interi Stati Uniti avessero mai visto. Tutti quelli che lo ascoltarono rimasero increduli: com’è possibile diventare così tanto fenomenali in così poco tempo, sapendo quanto fosse incapace poco fa? Chi lo conosceva di persona rimase senza parole: clamorosi virtuosismi, originalità compositiva, estro chitarristico tale da fare sembrare, nelle registrazioni, che vi fossero due chitarre a suonare e non una sola (parola di Keith Richards).
“Con la bella musica che riusciamo ora a fare, che importa se Bob ci prova con la moglie del proprietario del Three Forks!”
Effettivamente era proprio così. Infatti la storia del feeling, per usare un eufemismo, tra Robert e la “First Lady” del pub era ben nota, ma nonostante ciò venivano sempre ingaggiati per il sabato. Del resto non capita spesso di avere il grande Robert Johnson che suona nel tuo pub. Il caso vuole, però, che la sua morte sia rimasta tuttora un mistero, tanto da non avere cause conclamate sul certificato e neanche una tomba ufficiale (ce ne sono ben tre nei pressi di Greenwood).
Il 13 agosto 1938 il gruppo suona, come sempre, al Three Forks; ma stasera le cose si fanno un po’ più “spinte” del solito con la moglie del proprietario. Dal bar gli viene passata una bottiglia di whisky già aperta che Sonny Boy, sospettoso, fa cadere a terra con tempestività. Un mezzo litigio tra i due e seconda bottiglia aperta che gli viene presentata.
Da quella sera, dopo lo show, nessuno sa più niente di Robert Johnson. Viene infatti trovato morto nella sua casa il 16 agosto dopo due giorni di agonia probabilmente dovuta ad un avvelenamento mai confermato, il che amplifica ancora di più il mistero sulla sua prematura dipartita per cause soprannaturali; morte che alcuni dei più famelici ricercatori del paranormale hanno anche ipotizzato fosse stata profetizzata dallo stesso Robert Johnson nella sua “Me and the Devil Blues” di un anno prima:
When you knocked upon my door And I said “Hello Satan I believe it’s time to go
Quando hai bussato alla mia porta Ed io dissi “Ciao Satana Credo sia ora di andare
Una breve carriera quella del povero Bob, perché il Diavolo ti può far diventare il miglior chitarrista di sempre. Ma devi restituire il favore. Morì alla fatidica età dei 27 anni, divenendo così il fondatore del celebre “Club 27”, al quale si aggiungeranno poi, tra gli altri, i vari Jim Morrison, Jimi Henadrix e Janis Joplin. C’è chi dice che quella sera del ’31 Johnson abbia incontrato il Diavolo in persona, chi dice che è solo una leggenda.
Fatto sta che la storia dell’incontro a quell’incrocio, il Crossroads originale, ispirò tutte (tutte!) le generazioni di bluesman a venire. Non ultimi i Cream del leggendario Eric Clapton che riproposero la loro versione della celebre, appunto, Crossroads. Proprio Clapton ha ispirato la sua intera carriera a Robert Johnson tanto da definirlo come “il più importante musicista blues mai vissuto”.
È stato il pioniere del così detto Delta-Blues, il blues che si sviluppa intorno alle rive del Mississippi, nell’omonimo stato del Sud, e che metaforicamente con le sue acque porta il sapere e l’estro musicale in giro per l’America facendo così nascere numerosi altri sottogeneri del blues, e fidatevi di me quando vi dico che i generi del blues sono molti di più di quelli che immaginate. Il Delta-Blues è probabilmente il primo genere musicale della storia ad avere un nome ed un cognome, un suono che ha anche una classificazione, uno stile molto ben definito nella massa di sonorità che si sentivano.
Sweet Home Chicago, Travelling Riverside Blues e proprio Crossroads sono solo tre delle canzoni che Bob Johnson scrisse nella sua se pur breve carriera nel suo stile blues, canzoni date in pasto al grande pubblico del futuro grazie anche alle cover dei The Blues Brothers e dei Led Zeppelin.
(ndr) Un consiglio per i meno nerd: ascoltate le versioni di Robert Johnson e poi le successive cover di quasi 50 anni dopo su Spotify (si ci sono anche canzoni degli anni ‘30 su Spotify). Capirete bene cosa volesse dire suonare negli anni del primo blues moderno e poi nei tecnologici e rivoluzionari ‘70 e ‘80
Articolo del
29/07/2020 -
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