“Sono dannatamente nervoso, ma perché ho accettato!”.
Dovrebbe essere stato questo il pensiero di un giovane ed insicuro Elvis Presley prima di salire sul palco per uno show di appena due canzoni: “That’s all right (Mama)” e “Blue Moon of Kentucky”. Marilyn Monroe si sposava con il giocatore di baseball Joe di Maggio, Alfredo Stroessner prende il potere in Paraguay a seguito di un colpo di Stato, vennero lanciati sul mercato i primi televisori a colori e la casa di strumenti musicali Fender lanciava l’iconica Stratocaster. Il 1954, inoltre, vide anche il primo live in assoluto del Re da headliner (aveva già cantato live qualche settimana prima come apertura per gli Starlite Wranglers). Precisamente il 30 luglio all’Overton Park Shell, Memphis, Tennessee dove inizia l’impero del King of Rock’n’Roll.
Elvis quel pomeriggio condivide il palco con Scotty Moore e Bill Black, musicisti esperti e turnisti coi quali aveva inciso le sue prime registrazioni. “Sono solo due canzoni. Solo due canzoni”. Elvis era giovane ed insicuro. Salì sul palco senza molte pretese, anzi inizialmente credette che il pubblico stesse ridendo di lui durante la sua esibizione. Inizia a cantare That’s All Right (Mama) tra mille dubbi, ma se il tuo nome è Elvis Aaron Presley, anche se sei un ragazzino di nemmeno 20 anni, il pubblico capisce che sarai una stella della musica che verrà, l’astro più luminoso del cielo della musica americana, la moneta necessaria ad un’intera generazione di ragazzi che volevano far sentire la loro voce ai propri genitori, il motivo per cui i costumi di un’intera società sarebbero cambiati. Il pubblico degli oltre 4.000 del Park era entusiasta della sua musica: iniziò a sciogliersi e ad eseguire evoluzioni mai viste prima su un palco. Il profondo timbro vocale, la disinvoltura con la quale ballava: elementi contagiosi per i sui fan anche negli anni a venire.
Elvis inevitabilmente dà il via ad una rivoluzione musicale e sociale allo stesso tempo. I capelli cotonati dei ragazzi, i lustrini sulle gonne delle ragazze, le giacche di pelle, le camicette colorate…senza la musica di Elvis tutto ciò non sarebbe mai successo. Il Rock’n’Roll è stato un genere musicale talmente iconico da avere quasi un dress-code dedicato con il quale puoi inequivocabilmente essere considerato solo un cantante Rock’n’Roll. Come i punks degli anni 70 e 80 avevano i jeans rotti e le creste sempre più alte, il Rock’n’Roll aveva un completo giacca e pantaloni a zampa di elefante (possibilmente bianchi) con rifiniture vistose, come dorate, come a formare un unico vestito tipo tuta. In testa dovevi avere un ciuffo molto laccato e “rotondeggiante” con basette molto accentuate. Camicia sbottonata almeno fino al terzo bottone dal collo e sei pronto per lo show.
E se ci fate caso questo abbigliamento deriva proprio dalla tenuta che aveva Elvis sul palco, divenuto talmente iconico da far valere l’equazione “cantante Rock’n’Roll” = “Elvis Presley”. Ma come inizia veramente la carriera di Elvis? Come si arriva a quel 30 luglio 1954? Facciamo un salto indietro. Il mondo usciva, non senza qualche sforzo, dalla distruzione che la Seconda Guerra Mondiale aveva lasciato dietro di sé, ed anche sotto il punto di vista artistico/musicale il dopoguerra fu un’epoca di notevole cambiamento. La voglia di reagire e di tornare alla normalità era un bisogno più che un desiderio per la popolazione colpita dal conflitto, e forse uno dei modi migliori per farlo era riuscire a creare una sorta di svago comune e di grande impatto emotivo, oggi lo definiremo virale.
Come successo circa un secolo prima con lo spiritual anche gli anni 50 ebbero la loro valvola di sfogo popolare, tarata perfettamente per le esigenze dell’epoca. Il Rock’n’Roll, in questo senso, ebbe un ruolo fondamentale per la causa: nel giro di pochi anni tutti in America conobbero questo nuovo genere musicale; orecchiabile, ballabile, coinvolgente, talvolta passionale. Il Chicago-Blues, e il blues in generale, non ha più così tanta presa sulle nuove generazioni e in tutto il panorama artistico si erano fatti notevoli esperimenti: già da prima anni ’30 il blues del delta del Mississippi si era evoluto dando spazio a nuove frontiere della musica. Ad esempio in Texas si suonava un blues da pianoforte molto più veloce e ritmato, con testi particolari, molto divertente da ascoltare e riusciva a trattenere le persone dentro i locali anche per ballare. Beh effettivamente il Boogie Woogie è stata una bella trovata! Talmente particolare e divertente che veder ballare Boogie Woogie era quasi contagioso, anche i testi infatti erano sostanzialmente istruzioni per i passi da far eseguire alle persone che ballavano.
E che succede se, nel corso degli anni del Dopoguerra, mettiamo insieme un po’ di blues “urbano” come il Chicago-Blues e un po’ di Boogie-Woogie? Aggiungiamo anche un po’ di Swing e il gioco è fatto: nel 1951 nasce il Rock’n’Roll. Tecnicamente il Rock’n’Roll risente notevolmente di influenze dettate dalla cultura africana, come tutta la musica tradizionale americana del resto. Ma il Rock’n’Roll risente specialmente di alcune sonorità derivanti da alcuni riti religiosi particolari, come i riti della “possessione”. Spesso il sound è risultato talmente contagioso che alcuni interpreti sembrano esserne posseduti mentre ballano o cantano, proprio come in queste tipologie di riti voodoo. Pare infatti che in queste espressioni canore della tradizione africana risultassero talmente irreali da far sembrare il protagonista come posseduto dalla situazione.
Ok, missione compiuta. Abbiamo il genere musicale più famoso di sempre, ora dobbiamo trovare un interprete degno di questo nome. Ma il Rock’n’Roll era ben altro di un semplice genere musicale, il mondo riuscì a scoprire le sue numerose qualità dopo un po’ di tempo ma doveva essere uno strumento di ribellione, di rivoluzione sociale, doveva perfino cambiare il modo di pensare di alcune categorie di persone. E chi poteva personificare questo bisogno se non proprio Elvis? All’anagrafe Elvis Aaron Presley, nacque a Tupelo, Mississippi, USA, l’8 gennaio del 1935 ed è stato, manco a dirlo, uno dei cantanti più talentuosi, coinvolgenti, straordinari e rivoluzionari della storia della musica, tanto da meritarsi l’appellativo di “King of Rock’n’Roll”.
Egli non viene ricordato unicamente per la sua musica, ma anche per lo stile che aveva nell’esibirsi e nel look di cui parlavo prima, con l’inconfondibile ciuffo e le basette molto pronunciate: queste caratteristiche segnarono indelebilmente i “favolosi anni cinquanta”. Ma forse non tutti sanno che l’inizio del regno di Elvis, e l’immensa carriera che ne seguì, fu frutto anche di una casualità incredibile: il caso volle che il Re, prima del successo planetario che riscontrò negli anni a venire, facesse il camionista per la Crown Electric, una ditta che produceva materiale elettrico. Era un giorno come tanti per il giovane Elvis da T-Town, e tra una consegna e l’altra doveva macinare diverse miglia per le roads americane. Ogni tanto gli capitava di passare anche da Memphis durante i suoi viaggi, nello stato del Tennessee, patria del blues da circo. Paradossalmente negli anni ’50 la musica era più vicina alla popolazione di quanto non lo sia adesso con tutte le tecnologie di localizzazione di cui disponiamo, e incidere un breve disco non era poi così difficile e dispendioso.
Si imbatté nel Memphis Recording Service di Sam Phillips, negli studi della Sun Records, al 706 della Union Avenue. La Casa discografica dei fratelli Phillips ebbe notevole successo tra gli anni 50 e 60, vantando tra le loro scoperte anche Johnny Cash, Jerry Lee Lewis e Roy Orbison. “Salve, siamo la Sun Records e abbiamo un fiuto inconfondibile per i musicisti consegnati alla storia della musica”. Sarebbe stato un bello spot, nell’epoca dei mass media. Si avvicinavano i giorni del compleanno della madre e Elvis decise di regalarle un disco con due ballads. Il disco era composto da “My Happiness” e “That’s When your Heartaches Begin”. Non sapremo mai se la madre fosse o meno entusiasta del regalo, ma io qualche sospetto che gli possa essere piaciuto ce l’ho.
Dopo circa un anno e altre piccole incisioni, Sam Phillips ricontattò Elvis e, insieme a due turnisti esperti, il 5 luglio del 1954 incise il suo primo disco di alcune cover. Le stazioni radio locali mandarono in onda la produzione del giovane Presley: il successo, naturalmente, fu immediato. E da lì, il passo dal primo disco alla convocazione come headliner dello Show all’Overton Park Shell è brevissimo. Quei 4.000 al Park, Sam Phillips, Scotty Moore, Bill Black e successivamente il mondo intero sapevano di aver trovato un autentico uragano. Il Rock’n’Roll di Elvis è inconfondibile nella storia, nessuno si è mai potuto avvicinare a quello che ha fatto perché, anche se l’ho già ripetuto tante volte, non è stato un semplice genere musicale. Nessuno prima ha mai osato intraprendere una strada così ardua come quella di far “parlare” i giovani in una società che bacchettava le mani a scuola ai bambini e che non permetteva l’utilizzo di alcuni indumenti in pubblico. No, forse neanche il leggendario Festival di Woodstock semplicemente perché è stato il momento (momento, 4 giorni) fatto musica di un movimento che ormai aveva raggiunto il suo picco nel ’69 come gli hippy.
E se fosse andata male quel giorno? Chi dice che Elvis avrebbe continuato a cantare? Non abbiamo la controprova, fortunatamente, ma il rock’n’roll è qualcosa che senti dentro, non è una scelta arbitraria. Ti prende e ti porta con sé, come il Diavolo di Bob Johnson. Anche il giovanotto Billy Corgan degli Smashing Pumpkins disse che “Ho chiuso col Rock, ma il Rock non ha chiuso con me”, proprio perché il coinvolgimento di questa musica non è arbitraria, ti ci ritrovi dentro forse senza saperlo e, fidati, mai ti lascerà andare.
Articolo del
02/09/2020 -
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