Black Dog, Rock’n’Roll, The Battle of Evermore, Stairway to Heaven, Misty Mountain Hop, Four Sticks, Going to California e When the Levee Breaks.
Otto tracce che consacrano i Led Zeppelin nell’olimpo dei grandi gruppi rock, per alcuni addirittura la più grande band di tutti i tempi. È il 1971 e Jimmy Page e soci sono pronti a lanciare sul mercato il loro capolavoro, che però ufficialmente non ha un titolo. “The Fourth”, “ZoSo”, “Untitled”, “IV” . Gli vengono attribuiti tanti nomi, ma nessuno sa come si intitoli davvero, ma per ordine temporale visto che succede a Led Zeppelin III viene da sempre riconosciuto col nome di Led Zeppelin IV.
A dire la verità a prima vista nemmeno sembra un album dei Led Zeppelin e forse neanche un album in generale data la curiosa copertina. La cover ritrae la foto incorniciata di un contadino ricurvo su di un bastone con una fascina di legname sulla schiena, il quadro è attaccato con un chiodo ad una parete visibilmente malridotta dai segni del tempo con la carta da parati rovinata qua e là. In pratica non è proprio l’immagine che metteresti come unica copertina del tuo album meglio riuscito.
La copertina prosegue in un’unica immagine nel back dell’album, dove la fa da padrone uno scorcio cittadino con un grattacielo che si erge al centro delle tipiche case metropolitane inglesi. All’interno, in uno sfondo completamente nero, viene rappresentato quello che è stato sostanzialmente il simbolo dell’album, l’eremita. Un’illustrazione molto particolare con questa figura barbuta che tiene in mano una torcia da sopra un dirupo con sullo sfondo una piccola cittadina medioevale contornata dalle classiche mura di cinta. Per questo album gli Zeppelin decisero di concentrarsi molto sulla musica a seguito delle critiche ricevute che vertevano sul fatto che snaturassero la loro natura compositiva per identificarsi in genere ben preciso, senza dare troppa importanza ai riffs o alle parole. Fino ad allora avevano pubblicato i primi tre album della “collezione Atlantic”, di cui fa parte oltre a LZ IV anche Houses of the Holy. Avevano pubblicato brani del calibro di Whole Lotta Love, Dazed and Confused, Heartbreaker, Immigrant Song…davvero curiosa come critica.
Ad ogni modo la Atlanitc Records si aspetta un altro album e i quattro vogliono far capire al pubblico e alla critica di cosa sono capaci, se mai ce ne fosse bisogno. Per poter pubblicare qualcosa di veramente speciale c’è bisogno di un posto altrettanto speciale per scrivere, provare e registrare. C’è una grande villa rurale in Inghilterra, precisamente nell’East Hampshire; forse la villa più importante della storia del rock.
Sperduta nella campagna inglese, la villa è stata costruita intorno alla fine del ‘700 e la sua immersione nel verde accompagnata da quella foschia umida tipica di queste zone le danno un tocco sicuramente inquietante e misterioso. Inizialmente fu utilizzata dal governo inglese come ricovero per i poveri e per gli orfani per poi diventare un’abitazione privata nella seconda metà del 1800. I Led Zeppelin traslocarono per la seconda volta a Headley Grange, ci avevano infatti già registrato alcune parti di Led Zeppelin III, per cercare la pace necessaria a perfezionare quelle composizioni già abbozzate per il nuovo album capolavoro.
Non c’era ovviamente la certezza della buona riuscita dell’album, ma i Led Zeppelin credevano così tanto nei propri mezzi che Led Zeppelin IV è stato volutamente pubblicato senza titolo o autore e senza nessun tipo di campagna pubblicitaria: chi apprezza l’arte non avrà bisogno di alcun titolo per riconoscerla. Nel periodo d’oro dell’hard rock, all’esterno della villa, nel grande parco che circonda la proprietà, si aggirava spesso un grande labrador nero. Alquanto bizzarra come presenza, dato che la villa era inabitata ed intorno alla stessa non ci sono altre abitazioni vicine e di conseguenza nessuno ha mai capito di chi fosse realmente quel cane; una presenza strana che però necessariamente ispira il titolo della prima traccia dell’album.
Pare che il cane non fosse neanche troppo amichevole, anzi che ringhiasse a chiunque si provasse ad avvicinarlo. Tranne Plant, che pareva essere l’unico che riusciva ad addomesticare quel cane così aggressivo. Sarebbe comunque inutile parlare delle canzoni traccia per traccia, sono capolavori. Tutte quante. Al testo tolkeniano di Misty Mountain Hop e The Battle of Evermore si alterna l’acustica Going to California, allo strano suono di When the Levee Breaks il paradisiaco tutto di Stairway to Heaven le cui parole pare siano state scritte da Plant in appena una giornata, poi ancora l’intuizione delle quattro bacchette della batteria in Four Sticks e l’iconico riff di Black Dog.
Ah già c’è anche Rock’n’Roll, una canzone che ha fatto da scuola a generazioni di batteristi e musicisti in generale e forse una delle canzoni più eseguite nei live insieme alla precedente Immigrant Song. Ma come può essere così ben riuscito questo album? Ci deve aver messo mano qualcun altro! Le accuse della critica stavolta sfociano nel paranormale, nell’occultismo. Jimmy Page in realtà ha sempre strizzato l’occhio al paranormale e si è più volte interessato ad alcune teorie occultiste, i tarocchi e la magia. Ma forse questo suo lato misterioso non era mai parso così evidente ai suoi compagni fino ad allora, figurarsi alla critica.
Nel 1970, però, Page acquista Boleskine House, una vecchia villa monopiano situata in Scozia a Est del lago di Loch Ness. Non ci sarebbe niente di strano se non fosse che questa villa appartenne ad Aleister Crowley, il più grande e famoso mago occultista della prima metà del ‘900. Non solo Page era appassionato degli scritti di Crowley, ma tutt’ora ne è uno dei più grandi collezionisti di oggetti a lui appartenuti.
Ecco spiegato il prodigio di Led Zeppelin IV! È stato il Diavolo! Anche stavolta molto curiosa come critica. Non si contano più le accuse di satanismo mosse dai giornalisti e dall’opinione pubblica nei confronti del gruppo, che addirittura vorrebbero un messaggio demoniaco all’interno del testo di Stairway to Heaven ascoltandone una parte al contrario.
È comunque sempre attuale il dibattito che vuole che qualcosa di strano questo album lo abbia davvero, a partire dalla location delle registrazioni; piuttosto singolare come scelta di rintanarsi in un luogo come Headley Grange per comporre l’intero album la cui traccia di apertura porta un titolo ispirato dalla presenza di un cane senza padrone. Poi i riferimenti quasi profetici delle canzoni, tipo Four Sticks che pare aver previsto la morte di John Bonham 9 anni prima. Il batterista venne trovato morto nella sua camera d’albergo nella piovosa mattina del 18 settembre 1980 con dei gufi appollaiati sui rami di alcuni pini lungo la strada.
Il testo di Four Sticks pare essere profetico nei dettagli nel passaggio che recita <<gufi che gridano mentre i pini iniziano a piangere>>. Allo stesso modo anche Going to California sembrerebbe aver previsto il terremoto di Loma Prieta nella Baia di San Francisco del 1989, leggere il testo per credere. Accuse fondate o solo suggestioni? Nessuno lo saprà mai con certezza, ma sicuramente l’alone di mistero che l’album si porta con sé da sempre non fa altro che aumentarne la bellezza e l’unicità.
Led Zeppelin IV ha venduto quasi 36 milioni di copie, vinto 10 dischi di platino e uno di Diamante ed è uno dei migliori album della storia della musica, scritto da quattro autentici maestri del rock che proprio con questo album inventeranno quello che noi conosciamo oggi come Heavy Metal.
Articolo del
04/11/2020 -
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