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Barba - Negri - Ziliani
"La contaminazione per noi è un elemento stilistico, non un fine artistico"
di
Domenico Capitani
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Si intitola Orpheus in the Underground il secondo disco del trio composto Riccardo Barba al piano e sintetizzatori, Nicola Ziliani al contrabbasso e Federico Negri alla batteria Un lavoro pubblicato dall’etichetta Emme Record Label in cui il jazz si fonde con altri linguaggi come l’elettronica, il rock e anche la musica classica. Ecco come è nato questo viaggio
Cominciamo l’intervista parlando di questo disco che è ricco di contaminazioni tra musica classica, jazz, rock ed elettronica. Vi va di descriverlo brevemente? "Orpheus in the Underground” è il secondo album del nostro trio. Il primo disco, dal titolo “Too Many Keys”, è stato il nostro primo lavoro insieme. Abbiamo lavorato per cercare un suono che caratterizzasse questa band. In Orpheus questo suono ha trovato una sua identità a cavallo tra il jazz contemporaneo, la musica classica, il rock e l’elettronica. Volevamo attingere da questi generi senza dividerli a compartimenti stagni. La contaminazione per noi è un elemento stilistico, non un fine artistico
Il titolo Orpheus in The Underground ci è sembrato molto evocativo: ha un significato particolare? La nostra necessità di ricerca in profondità ci ha fatto pensare alla figura mitologica che più di tutte simboleggia la discesa verso qualcosa di pericoloso, ignoto. Abbiamo inserito Orfeo in un’ambientazione più moderna e urbana. Il titolo dell’album ha un significato ma può anche averne molti, così come ogni brano del disco. Spiegarli a parole sarebbe nocivo per l’ascoltatore perché fornirebbe una sola interpretazione e così la magia svanirebbe. Siamo sempre molto felici di ricevere feedback e interpretazioni dai nostri ascoltatori. Questo è ciò che tiene viva un’opera. Di qualsiasi arte si tratti
Possiamo parlare anche di un concept album dove i brani sono tutti connessi a una storia in particolare? Il disco è un viaggio ideale. Ogni ascoltatore può trovare diverse connessioni tra i brani. Può essere un viaggio lineare o frammentato, orizzontale o verticale. Può portare da un punto di partenza ad un punto di arrivo o essere circolare. Diversi brani portano i nomi di forme musicali antiche; questo è senz’altro un ottimo spunto per iniziare l’ascolto, ma oltre alla sfera musicale e storico-musicale, si può trovare anche un lato più umano e sociale in questo viaggio
Parliamo adesso della band: come vi siete conosciuti e soprattutto come è nata questa avventura? Ci siamo conosciuti singolarmente in periodo e situazioni completamente diverse. Insieme abbiamo suonato musica classica, jazz, pop, musica d’autore e da film con diversi ensemble. Ci accomuna soprattutto il modo di intendere la musica e la ricerca artistica che si nasconde dietro ad un singolo messaggio musicale. Siamo convinti che la musica possa suscitare le più diverse emozioni e i pensieri più disparati rimanendo fedele ad un’idea di suono. La nostra avventura è partita con il nostro primo album e ora ci stiamo preparando per diversi concerti di presentazione di Orpheus
Come dicevamo Orpheus in The Underground è un disco ricco di contaminazioni tra jazz, classifica, rock ed elettronica. Fra questi c’è un elemento secondo voi preponderante? Il punto nodale è il jazz. Il jazz è il terreno su cui si basa la contaminazione di cui parlavamo. In diversi momenti del disco, si possono sentire elementi di altri generi diventare preponderanti, ma possiamo dire con sicurezza che il jazz è il minimo comune denominatore
Ci sono degli artisti a cui vi sentite più affini e da cui avete preso spunto per dare vita a questa band? Il trio di Esbjörn Svensson è la fonte di ispirazione principale. Prendiamo spunto da formazioni jazz come i Bad Plus o il Brad Mehldau Trio ma anche artisti di altri generi come i Radiohead, gli Smiths, LCD Soundsystem così come compositori classici (Maurice Ravel, Dmitri Shostakovic e Luciano Berio su tutti)
Visto che parliamo di un progetto ricco di contaminazioni state già pensando a una possibile evoluzione di questo trio? Al momento stiamo lavorando su un progetto che ci vedrà insieme ad un ensemble di nove voci femminili. Vogliamo tenere aperta ogni possibilità per non cristallizzarci in una sola idea di suono o di genere musicale
Per quanto riguarda il futuro invece avete qualche data che ci volete segnalare? I prossimi appuntamenti saranno il 16 luglio presso la Scuola di Musica del Garda di Desenzano del Garda dove terremo una masterclass sui linguaggi del jazz contemporaneo seguita da un concerto di presentazione del nuovo disco. Saremo poi ospiti del Catma di Jesolo il 6 agosto. Altri concerti seguiranno in autunno
Articolo del
16/06/2022 -
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