E certamente il richiamo a quel magistrale pop di Raf che si chiedeva cosa sarebbe restato di quegli anni ’80, un poco lo ritroviamo (nell’anima s’intenda) dentro questo nuovo disco di Andrea Tarquini dal titolo “In fondo al ‘900”. Ma non parliamo di pop da cassetta ma di raffinata canzone d’autore che al suono acustico di chitarra deve molto visto che comunque parliamo di un artista che per molti conosciuto come lo storico compagno di suoni di Stefano Rosso. Canzoni di vita ma anche canzoni che hanno la forza di un riassunto personale, che poi diviene di tutti coloro che in qualche modo attraversano la medesima stagione di tempo. Forme classiche, liriche figurative e tanta semplicità…
Un disco alto. Lo definisco così alcuni della critica. Ed io ci leggo dentro moltissima leggerezza… sembra davvero che la leggerezza sia una cifra stilistica anche per vincere il buio di questo tempo… Un disco alto fatto da un uomo abbastanza corto... :-D beh grazie, mi fa piacere che tu dica questo...sono sicuro che se avessi avuto più tempo, di leggerezza ne sarebbe venuta fuori di più. La leggerezza non è imbecillità, è un elemento necessario e vitale, dell'intelligenza. Un po' come l'ironia e l'autoironia
E poi la copertina del disco. Un collage nel tempo, tra passato e futuro. Ancora di tempo parliamo… ma nello specifico? Cosa piange la bambina in foto? Più che del tempo parliamo di memoria. Questo è l'elemento centrale del disco che va dal ricordarsi cosa raccontavano i nostri nonni sia dei rapporti uomo/donna che, che so, della guerra, cos'erano gli anni di piombo etc.... La presenza della bimba; già in quanto tale è un elemento di speranza e di crescita, se guardi bene o se cerchi online altre opere simili di Alfred Drago Rens, vedrai che il suo volto in realtà è triste ma anche strafottente, sembra a volte che abbia un'espressione di sfida. Se gli metti i lacrimoni piange perché il '900 è stato anche una tragedia. E quindi la speranza e la memoria, la strafottenza e il pianto.
E restando sul tema, che hai preso dal tempo nostro? Dalla pandemia, dalle nuove forme di normalità… Ho preso il Covid, poi una infinita quantità di rotture di palle, come il non poter fare concerti, e poi ho visto problemi antichi radicalizzarsi ed entrare nel privato. Come i rapporti umani disintegrati perché le persone non credono nella scienza.
Parliamo di elettronica visto che Sirianni (nome caro a questo disco) l’ha ampiamente sdoganata nel suo ultimo lavoro. Tu invece ne sei a distanza o sbaglio? No, io non ne sono a distanza ma credo che nessun suono sia un vestito da mettere ad una canzone nuda. La scrittura deve indicare una scelta stilistica che viene poi operata o per simpatia o per contrasto con la scrittura stessa. Nel caso di Sirianni, (si è un nome caro) vista la qualità della scrittura di molte sue canzoni, personalmente lo preferisco acustico e analogico, ma è giusto che un artista sperimenti...nel mondo dell'elettronica musicale, quella vera, quella della modifica dell'onda sonora (non quella dei campioni di librerie già fatte e pronte) spesso si decide di fare un disco con quei suoni perché sono figli di performance live pian piano consolidate...e su questo credo che il lavoro in elettronica di Sirianni forse sarebbe ancora più interessante, ce lo vedo bene mischiato a suoni strani, luci strane, proiezione di multivisioni alle sue spalle.
A chiudere: questo disco in che tempo della tua carriera sta arrivando? Sempre in quello dell'incertezza del domani, e questo è quasi un bene perché pur auspicando successi, un artista non vive solo di quelli ma vive anche di stimoli.
Articolo del
05/07/2022 -
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