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Angelo Viviani
Angelo Viviani: un basso solo può bastare
di
Domenico Capitani
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Eh si pecco di errore nell’averlo confuso con un freatless. Forse per quei ricami morbidissimi, forse per quelle progressioni liquide. Come dice il titolo: un basso solo può bastare per questa prima composizione inedita che cerca di anticiparci il suo nuovo progetto discografico. Angelo Viviani torna in scena colorando la sua carriera ampia di riconoscimenti con un nuovo Ep di prossima pubblicazione. Ad anticiparlo questo brano dal titolo evocativo come i riverberi che sospendono il tutto attorno al suono e ai ricami: “The Horizon”, composizione che ci accoglie in mille letture diverse. Come un adagio fluire di visioni, come una rincorsa priva di ansie e densa di pace. Morbida ascesa e quel gentile ascolto dalle profonde trame spirituali. Non serve aggiungere altro: un ascolto da fare con attenzione.
Domanda a bruciapelo: soltanto un basso può bastare? Non hai mai avuto bisogno di altro per completare l’immagine e il messaggio che avevi in mente?
Per la composizione di questo mio lavoro, non ho mai pensato a nessun altro strumento se non al basso elettrico. È necessario che tutte le persone conoscano a fondo la valenza di questo strumento, così per come è stato e spero sarà. Ovviamente, ho già nella mente un ulteriore disco che prevedrà l’aggiunta di altri strumenti… chissà?! La musica è tutta da scoprire.
Il suono del fretless (o sbaglio?) è indiscutibilmente visionario. Com’è stato prodotto? Che ricerca c’è dietro?
Eh no sbagli :) In questo singolo il basso che ho utilizzato non era un fretless. Tuttavia, ho in procinto un brano che verrà eseguito con tale strumento. È un suono molto particolare che esalta il basso come uno strumento solistico al 100%. Per ciò, in tutte le produzioni è stato visto meno: troppo invadente! Il mio obbiettivo sarà sicuramente quello di esaltarlo come mai prima.
Esecuzione: hai ricercato la perfezione oppure hai lasciato qualche contorno di umana incertezza?
Penso che anche le composizioni ritenute “perfette” abbiano un contorno di umana incertezza. Ogniqualvolta compongo faccio riferimento all’incompiuta di Schubert: chissà cosa avrebbe fatto...! Tutto ciò che vi è prima è già un qualcosa di superlativo. La musica è così: raggiungi la perfezione quando pensi che il brano da te proposto possa solcare in via definitiva un palcoscenico.
Un nuovo orizzonte è possibile… il tuo personalissimo orizzonte qual è? O quale vorresti che sia?
Il mio orizzonte è un qualcosa che solca l’infinito. La ricerca musicale non ha confini e non li avrà mai, di conseguenza anche il pensiero umano reagisce allo stesso modo. I limiti sorgono quando la mente inizia un percorso molto brutto denominato “oblio”. Ecco, la mente umana da quel momento inizia ad avere una sorta di blocco. Il pensare positivo aiuta sicuramente a fermare tale strada.
Dunque, il futuro o il passato? Dove punta la tua musica?
La mia musica punta ad ambedue le cose. La ricerca del passato e la scoperta del presente che diventerà passato anch’esso. Il futuro vien dopo: dipende dallo stato in cui sei nel presente.
Il disco in arrivo? Avrà sempre un taglio, come dire, sociale? Tutto il disco parlerà di nuove soluzioni di vita? Deve esser un disco per il pubblico e per le persone. Voglio che sia una musica per il popolo, non solo per me. Non vorrei nemmeno definirlo come “regalo”: la musica ci appartiene e spetta a chiunque averne anche una sola fetta.
Articolo del
02/11/2023 -
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