Si probabilmente quello che gira nell’esordio del collettivo No Dada e dal suono e dalle sue digressioni ho ben chiare le forme di un futuro possibile. Qualche nota da ufficio: alla pubblicazione c’è la Soundinside Records, con la produzione artistica di Michele De Finis (Fanali, Epo, unòrsominòre) e Caterina Bianco (Fanali, PMS, ‘e Zezi, Sula Ventrebianco). Detto questo si capisce quale peso ha la ricerca e la digressione dalle solite forme canzone. Siamo contro l’omologazione, questo si, ma i No Dada non sono contro le origini e questo “Fossili del futuro” attinge a piene mani anche da sentori techno anni ’90. Da sottolineare con attenzione:
Possiamo parlare di un concept album? Si parla di futuro…ma da questo futuro cosa ci riportiamo? Certo, possiamo parlare di concept album perché c'è un legame narrativo o 'umorale' molto forte tra le storie, i personaggi, i suoni presenti nel disco. C'è un impercettibile filo emotivo e tematico che conduce l'ascoltatore dall'inizio alla fine del disco. Non è una narrazione esplicita, non è lineare, piuttosto potremmo dire di aver costruito un caleidoscopio dentro il quale poter visualizzare dettagli, suggestioni o inquietudini diverse, o porre l'accento su una o più facce di quel mondo. Il futuro immaginato e descritto è esattamente a metà tra la fantascienza e la realtà, tra la paura di una deriva esistente e la magia di un racconto misterioso e non completamente svelato. Del resto, il fascino del futuro consiste proprio nella sua impermeabilità a previsioni o letture certe.
Un altro tema portante è la liberazione dai mostri. Mostri interiori, mostri che governano la parte istintiva di noi. Che rapporto ha questo disco, questo suono con i mostri? Il rapporto con i mostri è potentissimo e lo esprimiamo attraverso immagini - scritte, sonore, visive. Per affrontare (e raccontare) i mostri è stato necessario conoscerli, visualizzarli, esorcizzarli. A volte descrivendoli attraverso un linguaggio meno sorvegliato, meno lucido, meno razionale, che può aiutare a restituire una parte più profonda della loro essenza, o almeno a intercettarla.
Un altro tema è la paura. Ho come l’impressione che questo disco serva ad esorcizzare la paura del futuro o sbaglio? È sicuramente una chiave di lettura valida e una funzione importante che può avere il disco, certo.
L’immagine di copertina. Inquietante come molte soluzioni di suono. Un cancello, chiuso… oltre il buio. Si torna indietro o la soluzione è aprirlo? Noi abbiamo dovuto necessariamente aprirlo per trovare forme e contenuti da esprimere, immagini e suggestioni da rintracciare. Non è detto che questa sia la soluzione, o che ci sia effettivamente una soluzione per questi tipi di inquietudini. Il compito che ci siamo dati è stato solo quello di raccontarle nella maniera più personale e coinvolta possibile sul piano emotivo e mentale.
Come si esce da questo disco? Rinascita, rivoluzione o attesa resiliente? Ma no, non se ne esce! O meglio, lo si ascolta se se ne ha voglia, lo si attraversa e lo si elabora a seconda del proprio vissuto, del periodo della vita in cui ci si trova, del tempo e della disponibilità che se ne ha. La complessità non ammette risposte semplici, e allo stesso modo la semplicità non è sempre la soluzione migliore.
Articolo del
11/06/2024 -
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