Pietra Montecorvino non ha bisogno di tante presentazioni. E’ stata ed è tutt’ora una musa ispiratrice di tanti artisti. Amo la sua sana follia mista a candore, una scugnizza che parlerebbe per ore del valore della vita e della risata. Io e lei per questa intervista ci siamo date appuntamento nella magica Trastevere (nella nostra amata Roma, si AVETE CAPITO BENE, Roma) rincorrendoci nei vicoli come due matte cominciando a ridere a crepapelle perché ci eravamo dimenticate del posto esatto dove prenderci il nostro caffè. Ovviamente tutto questo via vazapp (n.d.a) . Alla fine ci siamo incontrate e abbracciate come se ci conoscessimo da sempre. Ecco Pietra Montecorvino è anche questo. Un vulcano di talenti, gioia, onestà, bellezza, sexitudine, e cosa rara oggi, di una sensualità unica. Senza omologazione e senza il timore di essere sè stessi.
Pietra tu sei diventata, con grande successo, una perla rara nel panorama della musica italiana ed internazionale. Cosa ti muove ancora dentro nel coltivare nuovi progetti? In questo periodo mi muove tutto e nulla. Sto cercando nuove nicchie per rimanere un po’ più puri e non essere travolta dalla “monnezza” che gira. Comunque la vita è un’ispirazione continua e non ci si ferma mai.
Quando hai iniziato nei primi anni ‘80, chi era l’artista che ti ispirava di più nella recitazione e chi più musicalmente? Massimo Troisi, sotto tutti i punti di vista. Ero innamorata di lui, e quindi ho pensato: “se lo fa Massimo, posso farlo anch’io…”.
Hai lavorato con grandi nomi della musica. Chi di loro ti è rimasto dentro? Per quanto riguarda la musica, certamente Pino (Daniele). Questi erano i punti di riferimento negli anni ’80, poi ho incontrato Eugenio Bennato che è una Napoli vista da un’altra prospettiva…
Com’è stato lavorare con John Turturro? E’ stato bellissimo. Turturro è “un americano a Napoli”, quasi più napoletano di noi. Riusciva a vivere la sua passione e poesia e riusciva a riportarle integralmente, senza stereotipi. Mi feci fare da lui anche la prefazione di un libro che scrissi all’epoca.
Che ricordo hai di Pino Daniele? Io non lo conoscevo personalmente, pur essendo stato un mio mentore. Ma ero talmente coinvolta da Massimo Troisi, il quale era talmente legato a Pino, che era quasi come se lo conoscessi, e la sua musica mi ha fatto capire che io sapevo cantare. Al provino che feci con Renzo Arbore per il film “FF.SS- Che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene”, cantai tre brani di Pino Daniele. E’ sempre stato la colonna sonora della mia vita e continua ad esserlo ancora oggi: a giugno debutterò a proprio nella città dei fiori con l’orchestra di Sanremo con tutto un repertorio di Pino Daniele. Ho anche inciso un disco che si intitola “Pietra a metà” con suoi brani.
Ti sei sentita una musa ispiratrice? In realtà penso di aver dato solo cattivo esempio, se mai qualcuno si fosse ispirati a me. Ma dal cattivo esempio vengono fuori arte e poesia senza “cazzimma“ e arrivismo. Per me è una megalomania ma è anche un gioco della vita. Se nella vita non si sogna in grande è inutile proprio viverla. Nella vita, le cose se non te le fai tu, “nun te ffà nisciune” e quindi ho imparato a farle, anche a proclamarmi regina rock (ride). Come sai, “maggio mise pure nu trono dint’a casa”. Perché è importante che ognuno di noi riconosca il proprio valore.
Rock o blues? Rock! Amavo Frank Zappa (su questo io e te siamo uguali…)
Napoli o Roma? Roma! Anche qui io e te siamo simili. Roma è la città di tutti, è “Mamma Roma”. Quando sono arrivata negli anni ’80 era una città libera e priva di pregiudizi. Puoi frequentare chi vuoi, senza classi sociali. Napoli è divisa in tante parti, divisa in tanti gironi, come l’inferno. Tanto chiattillume e chi non è napoletano non può capirlo. Quello che mi piace di Roma è che “stamm tutte ammischiat”. Amo Napoli e penso che se si riuscisse a liberare finalmente dai residui di mala cultura ed ignoranza, sarebbe un luogo dove la genialità e l’arte troverebbero il massimo della loro espressione.
Il tuo nuovo lavoro e quando ti vedremo di nuovo in scena o sul grande schermo? Io volevo fare l’attrice, ma la musica mi ha catturato quasi completamente. Poi Arbore mi prese e mi disse “tu devi cantare i classici napoletani, devi essere un’interprete” e mi faceva sentire tanta musica napoletana antica. L’attrice, certo. L’ho fatta di tanto in tanto. Ora sto realizzando un mio docufilm con l’aiuto di mio figlio (Fulvio Bennato): è una storia particolare, rock, nonostante tratti il dramma dell’incomprensione.
Oramai tutti scrivono libri. Hai mai pensato di scriverne un secondo? Sì, dovrebbe uscire a fine febbraio e si chiamerà come il film: “Cuore di Pietra”. Ti sto dando questa anteprima.
Altri programmi a breve? A Bari per due concerti 15 e 16 febbraio, poi in Sicilia ed altre date, in trio o quartetto sempre in acustico.
Com’è il tuo rapporto con le donne? Le amo in generale, sono le mie migliori amiche, ho un rapporto molto complice, mi diverto molto con loro. Fra donne in genere ci capiamo sempre. L’uomo è più complicato, complesso, complessato. La donna è più libera, più matura.
Sei innamorata in questo momento? Io sono sempre innamorata, e se non lo sono me lo invento. Quando si ama tutto diventa magico e stupendo. Questa magia della vita non voglio perderla, ed anche se non ho un amore reale in questo momento ho sempre un sogno.
Articolo del
13/02/2025 -
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