Breve tour italiano per Chris Eckman, leader dei Walkabouts , storica band “alternative rock” americana che si formò nel 1984 a Seattle e pubblicò i suoi primi dischi con la Sub Pop, l’etichetta discografica di Nirvana , Soundgarden e Mudhoney. Molto tempo è passato da allora: la band in pratica è stata sciolta e Chris continua a fare dischi come solista da Lubiana, in Slovenia, luogo che è diventato la sua nuova casa. L’ultimo album si intitola “The Land We Knew The Best” ed è il seguito ideale dell’altrettanto bello “Where The Spirit Rests”(2021)
Quali sono le differenze fra i tuoi ultimi due dischi? “Sono parte dello stesso racconto, nascono entrambi da fonti di ispirazione comuni, ma “Where The Spirit Rests” è più che altro un album solista, mentre il nuovo disco è stato registrato con il contributo di diversi musicisti locali”
Da dove prendi l’ispirazione per le tue canzoni? “Sono sempre stato attratto dalla natura, in particolare dai paesaggi. Questo succedeva anche quando ero con i Walkabouts e gli scenari naturali che ho trovato in Slovenia assomigliano molto ai luoghi dove sono cresciuto, intendo certi scenari tipici del Nord Ovest degli Stati Uniti. Per questo sono rimasto a vivere qui e amo questa terra così tanto” La foto di copertina del tuo ultima album è molto suggestiva. Abiti da quelle parti, in montagna? “No, io vivo in città, a Lubiana. Ma il luogo a cui ti riferisci è lontano soltanto ad un’ora di auto dalla mia città e ci vado molto spesso. Mi piace meditare o anche fare lunghe passeggiate da quelle parti”
Su “The Land We Knew The Best” ci sono canzoni bellissime come “Genevieve”, “Town Light Fades”, “Laments” e “Last Train Home” che raccontano storie di amore. Ma si avverte forte un senso di perdita, come un ricordo triste di amori finiti male. Sono tutti episodi autobiografici? “Sì, purtroppo non sono stato molto fortunato in amore. D’altra parte se vai a guardare la storia delle grandi canzoni della tradizione “country” americana, parlano tutte di cuori infranti, di amori finiti e di solitudine. La mia esperienza non è stata diversa. Diciamo che sono diventato uno specialista in fatto di fallimenti amorosi, ma sono in buona compagnia”
Come nascono le tue canzoni? Vengono prima i testi o la musica? “Nascono insieme, di getto. Ma quando scrivo nuove canzoni quello che conta di più è come suonano le melodie. D’altronde, se fosse vero il contrario, allora potrei limitarmi a scrivere delle poesie”
Quanto importanti sono i ricordi dei luoghi e delle persone nel tuo songwriting? “Sono molto importanti. La mia famiglia, per esempio, vive ancora a Seattle. Vado a trovarli ogni due anni, anche se recentemente sono stati loro a venire da me. Vivo intensamente questa dimensione, quella del ricordo. Si tratta di un’emozione profonda, però sto attento e faccio in modo che non si trasformi mai in nostalgia”
“Wars Are Won By Those Who Quit” (Le guerre sono vinte da chi le abbandona) canti su “Genevieve”. Che cosa intendi dire? “Ti confesso che non lo so. Si tratta di una sensazione precisa, molto intima, ma che non riesco a spiegare a me stesso. Credo che venga dal dialogo fra una parte interna di me e il mondo esterno. Proviene dal subconscio e anche dalla consapevolezza che sentimenti come la tenerezza e il perdono non abitano più in gran parte del genere umano. Forse solo in qualche singolo individuo”
Ma che cosa ti ha spinto venti anni fa a lasciare Seattle per trasferiti in Slovenia, un posto così lontano così diverso dalle tue abitudini di vita? “L’amore per una donna slovena. Sono venuto a Lubiana per stare con lei. Era il 2002. Ci siamo anche sposati, ma adesso la nostra storia è finita. Vivo da solo ormai, da diverso tempo. Nonostante tutto però ho deciso di rimanere in Slovenia. Mi piace lo stile di vita che hanno qui, molto diverso da quello degli Stati Uniti. In questo periodo poi credo di essere fortunato a vivere lontano dal mio paese d’origine, per tanti motivi. E poi adesso ho una casa discografica tutta mia, la Glitterbeat, che ha due sedi una in Germania e l’altra in Slovenia”
Molte delle tue canzoni parlano di delusioni amorose. Hai trovato forse nella contemplazione della natura un sollievo? “No, sono due cose separate. L’amore per la Natura basta a sé stesso”
Esiste anche una solo possibilità che i Walkabouts tornino insieme? “Me lo hanno chiesto in molti. Ma devo dirti che le possibilità di una reunion sono veramente scarse. Se poi me lo chiedi adesso, in questa fase, direi proprio di no. Sono convinto del fatto che “Travels In The Dustland” sia destinato a rimanere l’ultimo album dei Walkabouts”
Era un disco bellissimo. Peccato che non abbia un seguito. Ricordo ancora con grande piacere un album come “Life Full Of Holes” che fa parte della trilogia pubblicata come Chris & Carla (Torgersen, anche lei nei Walkabouts). Anche quell’esperienza è da considerare finita? “Devo confessarti che ci sono molte pressioni per farci tornare insieme, anche per registrare soltanto un nuovo singolo. Ma anche qui devo dirti che non penso proprio che sia una cosa possibile. Sai, anche se non ci siamo mai sposati, abbiamo vissuto insieme per diciassette anni negli Stati Uniti. Eravamo come marito e moglie, per la legge americana. Ma poi è finita. Siamo rimasti amici, è vero, ma non è per niente facile far rivivere il passato. Pensa che ci siamo lasciati nel 1998 ma, nonostante questo, abbiamo continuato a suonare insieme nei Walkabouts anche negli anni successivi, fino al 2011. Adesso però basta. Niente è come prima”
Articolo del
13/03/2025 -
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