GIUDI, è un’artista alt-pop dallo stile unico, con diverse collaborazioni e contaminazioni musicali, dalla Classica all'Hyperpop. Attraverso i suoi testi e video esprime e sostiene concetti come spiritualità, attivismo sociale, salute mentale, queer e femminismo. Dopo aver pubblicato l'EP di debutto “Reborn to Be”, ha vinto il SilverAward come artista rivelazione al Czech Music Award 2018.
I suoi singoli sono entrati nelle playlist radio di oltre 60 paesi in 5 continenti. Giudi è stata scelta come artista INES per il 2020 e il 2021 ed è apparsa in festival internazionali tra cui Waves Vienna, Live at Heart Sweden ed Eurosonic in Olanda, oltre che in diverse sfilate di moda internazionali e sulla TV nazionale in Repubblica Ceca e Italia, dove attualmente vive. Ha espresso il suo stile unico al mondo durante le finali dell'Eurovision 2022 con la sua splendida versione a cappella di "Jezinky" conquistando un nuovo pubblico globale. “Chemical Wedding” è il titolo del suo primo album, uscito a novembre 2024, dal quale sono stati estratti i singoli ’Icarus – Piano Nocturne in Emin’ e ’Hard to Breathe’
‘Hard to Breathe’ è un grido generazionale tra ansia, pressione sociale e desiderio di riscatto, un brano che cattura l’attuale stato d’animo della giovane generazione, immersa in un costante confronto con le proprie paure, il cui suono finale è stato curato nel leggendario studio Bunker di Brooklyn. La frase ricorrente “finding hard to breathe” diventa una potente metafora della natura soffocante delle pressioni sociali e delle ansie interiori. Faticare a respirare simboleggia il peso schiacciante di aspettative e paure che molti vivono quotidianamente.
GIUDI affronta il tema del trauma generazionale, toccando anche fenomeni contemporanei come il doomscrolling e il sovraccarico emotivo dovuto al flusso incessante di notizie allarmanti su crisi globali, guerre, emergenze ambientali e incertezze economiche. La frase “siamo una generazione cresciuta nella paura” mette in luce quanto il timore abbia plasmato identità e percorsi individuali. È un’esperienza condivisa da molti, cresciuti in un clima di ansia e instabilità, che si ritrovano oggi in una lotta collettiva per superare queste eredità emotive. Ma ‘Hard to Breathe’ è anche un inno alla resilienza. L’invito a “chiedere consiglio e cercare una via d’uscita” suggerisce che la connessione e la comprensione reciproca possano diventare strumenti di guarigione. La canzone fotografa le difficoltà dell’esistenza moderna, offrendo al contempo uno sguardo sulla possibilità di trasformazione, forza interiore e speranza. Ad accompagnare l’uscita del singolo, anche il videoclip ufficiale girato nel paesaggio suggestivo della Torre del Serpe a Otranto in collaborazione con la stilista locale OLOAPITREPS. La regia è firmata da Thea JaCobra & GIUDI, che insieme costruiscono un immaginario visivo potente e immersivo.
Alessandra Izzo l’ha intervistata per Extra! entrando appieno in sintonia con le tematiche espresse dalla cantante:
Giudi, sei una cantautrice che si definisce Alt-Pop. Ci puoi spiegare bene questo concetto? Il termine Alt-Pop per me è un contenitore più fluido, uno spazio in cui il pop diventa un portale che ci cattura con la melodia ma ci trasporta altrove, in una dimensione più simbolica e sensibile. Il mio approccio personale è nutrito di contaminazioni di musica elettronica, ambient, sperimentazione vocale e visioni estetiche.
Più che un’autrice pop, mi sembri una meravigliosa tigre rock. Pensi di far parte un po’ anche di questa magia? Ti ringrazio per questa immagine potente :)) In effetti, la mia voce nasce tra le radici del rock, in un’epoca in cui urlavo per sentirmi viva. Ma col tempo il mio cammino si è rivolto all’interiorità: ora la mia “tigre” si muove in silenzio, nella giungla dell’inconscio. Sento che ho approfondito lo sguardo più mistico, dove la forza si esprime nella vulnerabilità.
I tuoi temi delle canzoni sono sempre speciali. In questo momento storico così buio, cosa ti sta più a cuore? (A parte la pace nel mondo…) Credo profondamente che la vera rivoluzione cominci dentro di noi. In un tempo in cui l’umanità cerca risposte all’esterno, io sento il bisogno di tornare al cuore, al silenzio interiore. La mia speranza è che ogni essere umano possa ritrovare la propria armonia, il proprio centro sacro. Da lì nasce una pace reale, che può davvero irradiarsi nel mondo. È un processo lento, ma alchemico.
Hai mai pensato che con questa bella faccia cinematografica, di fare l’attrice? È un bel complimento, grazie :) Da bambina sognavo spesso il cinema: mi attirava quella dimensione dove si può essere mille persone, mille archetipi e da quando ho iniziato creare la musica, era sempre più come se fosse creavo una soundtrack per un film, perché è strettamente collegato con la mia visione e forte immaginazione. In fondo, nei miei videoclip e nei miei concerti, metto in scena molte parti di me. Non escludo che un giorno possa attraversare anche quel confine, perché l’arte visiva per me è solo un altro modo di raccontare l’anima.
Un tuo faro musicale? I fari musicali nella mia vita cambiano come cambiano le maree. A volte sono artisti, a volte sono paesaggi sonori, sogni o memorie d’infanzia. Amo la musica che ha il potere di guarire o aprire portali. In certi momenti è Bon Iver, in altri Caroline Polachek, Ludovico Einaudi, Grimes, Amistat, Crystal Castles, Neil Young, Björk, suono di Campane Tibetian o spesso semplicemente il silenzio. Seguo le vibrazioni più che i nomi.
Cosa ti aspetti dal tuo ultimo lavoro? Non cerco numeri o approvazioni. La musica è per me un atto rituale, e ogni canzone è una mia “preghiera” lanciata nell’etere. Il mio desiderio più autentico è che questo lavoro arrivi. Se anche solo una persona sente un’eco nel cuore, una connessione più sottile, allora ho compiuto la mia missione.
Articolo del
29/05/2025 -
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