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’Le ragazze del 1960’ è un omaggio alle donne, ispirata all’Italia della Dolce Vita, la canzone celebra la femminilità la sua grazia ed eleganza. E’ un tributo ad un’epoca in cui si ballava e ci si guardava negli occhi. È disponibile su tutte le piattaforme digitali, testo di Carla Vistarini, musica di Franco Micalizzi. Prodotto dallo stesso Micalizzi - Etichetta New Team Music, il singolo è interpretato magistralmente da Angelo Trane, raffinato crooner dalla voce morbida e avvolgente. La musica è del maestro Micalizzi, direttore d’orchestra, arrangiatore e celebre compositore di colonne sonore che hanno segnato la storia del cinema italiano, tra cui “Lo chiamavano Trinità”, “Roma a mano armata”, “Napoli violenta”, “L’ultima Neve di Primavera”, per citarne alcune. Il testo porta la firma di Carla Vistarini, autrice di canzoni storiche scritte per artisti come Ornella Vanoni (La voglia di sognare), Mina (Buonanotte, Buonanotte), Renato Zero, Mia Martini (La nevicata del ‘56), Patty Pravo, Riccardo Fogli e Amedeo Minghi. Atmosfere sospese, sound coinvolgente e suggestivo caratterizzano il brano che richiama quelle calde e suadenti melodie degli anni 60’, ancora oggi così tanto amate. Un viaggio musicale tra eleganza, dolcezza e fascino senza tempo, dalle tinte in bianco e nero e dalle sensuali sonorità, ‘Le ragazze del 1960’ è una canzone potente che arriva dritta al cuore con disarmante dolcezza. Abbiamo incontrato il maestro per parlare di questo lavoro e dell’importanza che rivestono la Colonne Sonore composte nel periodo d’oro dagli anni ’60 agli anni ’80 che hanno rivoluzionato le library musicali.
Maestro ecco il tuo nuovo lavoro discografico scritto e prodotto da te con il crooner Angelo Trane. Perché questo titolo e cosa ti piace di Trane? “Le ragazze del 1960” nasce da un testo bellissimo di Carla Vistarini, che ha saputo raccontare con grande delicatezza e intelligenza un mondo che io ho vissuto davvero. Quelle ragazze, negli anni Sessanta, erano piene di sogni, di grazia, di libertà nascente. Quando ho letto il testo mi sono emozionato, perché mi ci sono ritrovato subito. Quando poi ho conosciuto Angelo Trane non ho avuto dubbi, quella canzone aveva bisogno proprio della sua voce. Angelo ha stile, eleganza, gusto, ma soprattutto ha un’anima musicale vera. Ha accolto il brano con entusiasmo e questo si sente. La canzone è appena uscita e mi fa piacere vedere che sta toccando il cuore non solo di chi quegli anni li ha vissuti, ma anche dei più giovani. Ed è questo il bello della musica: attraversare il tempo. Tu sei stato un grandissimo compositore di colonne sonore tra le più famose del cinema negli anni a cavallo tra i '60 e i primissimi '80. Cosa ricordi di quel periodo? È stato un periodo straordinario, pieno di musica vera e di grandissima competizione. Confrontarsi con giganti come Morricone, Trovajoli e tanti altri significava doversi superare ogni volta. Morricone in particolare ha cambiato il modo di scrivere musica per il cinema, non si limitava a commentare le immagini, entrava dentro le storie, le trasformava. Era una sfida continua, ma anche uno stimolo enorme. Cinema e musica crescevano insieme. Oggi? Diciamo che mi piacerebbe sentire una colonna sonora italiana che resti nella memoria collettiva. C'era un artista per cui da giovane andavi pazzo? Negli anni Cinquanta e Sessanta c’era solo l’imbarazzo della scelta. Io ho sempre amato profondamente il jazz: una musica libera, colta, popolare allo stesso tempo. Era una vera rivoluzione dell’espressione musicale. Parliamo di giganti: Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Miles Davis, Coltrane, Herbie Hancock… senza dimenticare le orchestre di Count Basie e Duke Ellington. Un patrimonio incredibile. E poi i grandi cantanti: Sinatra, Nat King Cole, Ella Fitzgerald. Ho avuto la fortuna di ascoltarli dal vivo più volte è stato un privilegio enorme. Sono stato fortunato a nascere in quell’epoca c’era una ricchezza artistica pazzesca in tutti i campi. Chi non l’ha vissuta fa fatica a immaginarla. Credi che gli anni '60 e '70 siano stati davvero rivoluzionari oppure è stato tutto un bluff? Altro che bluff. Se potessi, ricomincerei tutto da capo. Dagli anni Quaranta in poi è stato davvero un periodo d’oro per la creatività. C’era voglia di sperimentare, di rischiare, di dire qualcosa di nuovo. E questo si sente ancora oggi in quella musica. So che non sei un nostalgico, ma cosa ti manca del periodo d'oro della rivoluzione femminile? Io ho sempre avuto grande rispetto e ammirazione per le donne. In quegli anni c’era un’energia speciale: una spinta verso la libertà, l’autonomia, la consapevolezza. Oggi le donne hanno conquistato giustamente moltissimi diritti e questo è un grande passo avanti per tutta la società. Quello che mi auguro è che, insieme a queste conquiste, non si perda mai la ricchezza della diversità. Uomini e donne non sono uguali, sono complementari, ed è proprio questo che rende il mondo più interessante. Le donne hanno una sensibilità, un’intelligenza emotiva e un’intuizione straordinarie. È una forza, non qualcosa da sacrificare. Il futuro, secondo me, sta nell’equilibrio e nel rispetto reciproco.
Cosa manca alla musica oggi? Manca spesso il tempo per crescere. Ci sono tanti giovani interessanti, ma il sistema va troppo di fretta. La musica ha bisogno di studio, di curiosità, di ascolto. Oggi tutto è molto veloce e spesso ripetitivo, ma non per colpa dei ragazzi è il mercato che chiede risultati immediati. Io credo però che ci sia un pubblico enorme, magari silenzioso, che ha ancora fame di buona musica. Prima o poi si farà sentire. La musica vera, alla lunga, trova sempre la sua strada. Con chi ti piacerebbe lavorare tra i giovani talenti? Ci sono ragazzi molto giovani che hanno talento e personalità. Mahmood, per esempio, mi sembra uno che ha una musicalità vera e una visione personale. Ma in generale io credo che i giovani vadano ascoltati di più, accompagnati, non schiacciati da aspettative impossibili. Il talento ha bisogno di tempo e fiducia.
Quando tornerai a scrivere una colonna sonora? Io non vedo l’ora… Lo spero presto, perché oggi, paradossalmente, mi sento ancora più libero e consapevole come compositore. È vero, non ho mai ricevuto grandi premi “importanti”, ma i miei film hanno avuto un pubblico enorme, e per me quello resta il riconoscimento più bello. I premi alla carriera? Meglio evitarli… portano un po’ sfortuna e arrivano sempre quando uno ha ancora voglia di fare. Io, invece, ho ancora voglia di scrivere, eccome.
Articolo del
19/12/2025 -
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