Comunque la si pensi, è indubbio che il MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti, sia stata una parte importantissima della storia della musica italiana degli ultimi vent’anni. E quella da poco celebratasi, come si sa, è stata l’ultima edizione del Meeting, che pare aver concluso la sua parabola storica e aver avviato un ripensamento delle proprie modalità molto al di là di un semplice restyling, come è avvenuto negli ultimi anni. Volume a cura di Daniele Paletta e del patron Giordano Sangiorgi, “I MEI vent’anni” è un’opera che si sforza di essere obbiettiva e che per questo chiama a testimoniare molte delle personalità che hanno dato un contributo importante alla vicenda del festival nato a Faenza. Pur essendo essenzialmente scritto da Paletta, infatti, il volume ospita interventi di Daniele Scarazzati (uno degli organizzatori della Festa delle Autoproduzioni, da cui è nato il MEI), Federico Savini (giornalista faentino), Federico Guglielmi (che racconta la storia del premio “Fuori dal Mucchio” e del Pimi, Premio della Musica Italiana), Fabrizio Galassi (testimone per il Pivi, Premio Italiano Videoclip Indipendente), Luca Minutolo (Targa Giovani MEI), Enrico Deregibus (referendum per il miglior artista indipendente italiano di sempre e MEI d’Autore), Luca D’Ambrosio (Targa MEI Musicletter), Francesco Bommartini (editoria musicale), Bruno Casini (ex direttore dell’Indipendent Music Meeting di Firenze, il MEI degli anni 80), Giampiero Bigazzi (fondatore di Materiali Sonori, vicepresidente di Audiocoop), Michele Lionello (Voci per la Libertà e Rete dei Festival). Pur nelle buone intenzioni, l’obbiettività è per forza di cose limitata, essendo i contributori tutti di parte. Fa un po’ ridere il tentativo di Daniele Paletta di fare il cattivo nell’intervista a Sangiorgi. Allo stesso modo a chi ne sa un pochetto delle vicende del MEI salta all’occhio che, nel momento stesso in cui si fa mostra di non nascondere le critiche ricevute da diverse parti, si ricordi il sostegno ottenuto nei primi passi del MEI da Rockit.it e non se ne ricordi il clamoroso abbandono della manifestazione nei primi anni Zero. È un po’ patetico, considerato il deciso schieramento (stavo per scrivere invischiamento) dei protagonisti con una parte politica ben precisa, che tutti i politici di quella parte che hanno fatto promesse al MEI e al mondo degli indipendenti vengano presentati come ‘Cavalieri Senza Macchia e Senza Paura’ a cui solo un Destino Avverso e dei Maghi Cattivi hanno impedito di realizzare gli impegni presi. Al contrario, i politici della Parte Politica Apparentemente Avversa, che fanno più o meno le stesse promesse, vengono sempre presentati come Vuoti Parolai e Mentitori. È un po’ patetico perché in entrambi i casi i risultati sono stati, a mio avviso, Pressoché Zero e quindi bisognerebbe avere lo stesso metro di giudizio per entrambe le parti. Questi sono limiti inevitabili, d’altronde: ma non rendono questo libro meno interessante e prezioso, per chi si interessi della storia della musica italiana. Per fare un paragone storico: è ovvio che Napoleone perfino nei propri diari, oltre che nei documenti ufficiali, abbia un’alta e quasi acritica opinione di sé e del suo governo, ma ciò non li rende meno preziosi per gli storici, anzi! Sangiorgi fa comunque più di Napoleone: nell’ambito della propria visione del mondo indipendente si mette e si è messo in discussione più volte, come dimostrano i cambi di rotta della manifestazione nel corso del suo ventennio di esistenza. E, anche se a me personalmente non sono mai piaciuti il MEI, la sua aria da Festa dell’Unità, con premi per tutti come fossimo alla tombola, la sua cacioneria da sagra della porchetta, il finto cialtronismo snob da Concertone del Primo Maggio dei poveri, sarei fazioso (e non voglio né mi interessa esserlo) se non riconoscessi che quelli che per me sono difetti sono stati ragioni del successo, della longevità e della capacità catalizzatrice del MEI, che si fondano sull’intuizione, più o meno consapevole, che l’Italia in fondo è provincia, non metropoli, e provincia fatta di piccole città. La dimensione, cioè, che Curzio Malaparte, quasi cent’anni fa, definì “Strapaese”. In questo, innegabilmente, ha avuto ragione Sangiorgi. E anche per questo il saggio di Paletta è degno di attenzione e vale la spesa dei suoi 16, 50 euro.
Articolo del
22/02/2015 -
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