Un bel problema, quello da cui hanno dovuto partire le due autrici di questo saggio sui Subsonica: il disinteresse della band per il loro lavoro, con conseguente non collaboratività. Dunque, 'Albe scure', libro scritto nonostante i Subsonica, non poteva che prendere una strada obbligata: essere un libro intorno ai Subsonica nel senso letterale del termine. Ecco quindi spiegato il sottotitolo: “Sguardi sulla cultura subsonica”. Bognanni e D’Orazio hanno quindi scelto di chiarire l’humus e gli input culturali da cui ha preso vita e di cui continua a nutrirsi la band torinese, senz’altro la più importante tra le band alternative (allora si diceva così…) italiane emerse negli anni Novanta, non fosse altro perché è stata l’unica in grado di arrivare prepotentemente al grande pubblico e di imporre un sound differente dalla tradizione e in linea con le più innovative esperienze d’oltremanica d’allora (quanto Max Casacci abbia attinto da esperienze come quelle di 'Screamadelica' dei Primal Scream e dall’opus magnum dei Chemical Brothers non è un mistero per chiunque mastichi un po’ dell’ambiente musicale inglese di vent’anni fa).
Le autrici passano in rassegna quindi i background musicali dei componenti del gruppo, soffermandosi senza cadere nello specialistico (e qui un po’ mi dispiace, ma il lettore medio non la pensa certo come me) su come essi si siano amalgamati per dare vita al sound della band. Poi la swinging Torino dei primi anni 90, col suo fiorire di locali, contaminazioni, avventure culturali che la resero la città più eccitante e innovativa d’Italia per quasi un decennio, spodestando Milano e Roma e dando l’illusione a chi viveva quegli anni che il centro del mondo potesse essere la tua città (se ce l’aveva fatta Torino…). Successivamente tocca ad arte, cinema, video. La sezione più approfondita è forse quella dedicata agli influssi letterari, che si estende per oltre un capitolo (quasi due), concentrandosi su quanto l’estetica cyberpunk abbia influito sull’immaginario dei Subsonica.
Bognanni e D’Orazio proseguono poi trattando i rapporti con politica e società, la vita in tour dei Subsonica (niente aneddoti piccanti, però: i collaboratori dei Subsonica che hanno illustrato questo lato della vita della band sono stati delle tombe), i progetti paralleli dei membri della band (Deproducers, LN Ripley, Motel Connection) e il suo lascito nella musica italiana odierna. In tutto questo entrano, a seconda di come si inseriscono nei vari temi trattati, album e canzoni della band. E proprio a due canzoni emblematiche, Aurora sogna ed Eden, sono ispirati i due racconti che concludono il volume, uno per autrice. Una scelta molto da fan, ma che non so quanto potrà piacere ai fan della band.
In conclusione, 'Albe scure' è un libro interessante, ma forzatamente parziale (nel senso che è obbligato a ricostruire il mondo Subsonica senza l’apporto in prima persona della band): un limite che non dipende dalle autrici, ma dall’incapacità degli artisti italiani di essere rockstar, accettando la spettacolarizzazione della propria vita privata, che da sempre costituisce parte fondante della mitologia del rock. Ve l’immaginate 'Life', l’autobiografia di Keith Richards, senza aneddoti sul consumo di droga? Ecco. Ma di questa provincialità totale degli artisti italiani in generale non si può certo fare una colpa a Bognanni e D’Orazio, che hanno fatto del loro meglio, sfornando un prodotto meritevole di attenzione.
Articolo del
01/07/2015 -
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