In fondo, il nocciolo della questione è demarcare i confini: “quelli come me” e “quelli non come me”.
Con la solita ironia bonaria, e irresistibile, accompagnata talvolta dalla sua arguzia pungente, Maurizio Blatto torna in libreria dopo i precedenti L'ultimo disco dei Mohicani e Mytunes. Come salvare il mondo, una canzone alla volta, entrambi recensiti su Extra! Music Magazine.
In Sto ascoltando dei dischi il giornalista ha assemblato in maniera molto creativa e personale numerosi articoli pubblicati nel corso degli anni sulla rivista “Rumore”.
Rispetto a Mytunes, assume ulteriore rilevanza lo scrivere di sé da cui scaturiscono osservazioni e riflessioni su brani musicali assai eterogenei. Canzoni che appartengono a generi diversi: una selezione comunque poco appetibile per la “massa”, per chi alla musica non dedica l’attenzione dovuta, per chi la usa solo come sottofondo; questo Blatto lo rivendica più o meno fermamente.
Sarebbe un errore madornale, però, tacciare l’autore di snobismo. Blatto non si pavoneggia, tronfio, forte della sua cultura musicale; non ci segnala pezzi imprescindibili, non ha preparato guide all’ascolto, o liste degli album che ogni fan della popular music dovrebbe possedere. Al contrario, affermata la propria alterità dal “consumatore” di musica che si accontenta delle playlist delle piattaforme online, o che si rifugia nell’ovvio (i “soliti” Pink Floyd, i Queen, ecc), Blatto si sofferma su canzoni per lui intimamente significative, su musicisti, melodie e testi che hanno lasciato un segno nella sua vita, nel tentativo –pienamente riuscito – di affermare e ribadire l’importanza, l’intensità, e a volte il potere addirittura quasi salvifico di questa forma d’arte. Di testimoniare una passione che va coltivata con dedizione e tenacia.
Frammenti di esperienze vissute dall’autore e brani si intrecciano; le canzoni vivacizzano le vicende, ne costituiscono la colonna sonora, illuminano il grigiore della vita in periferia, fanno da sfondo ai rapporti con gli altri individui (non di rado, tipi umani piuttosto bizzarri).
Si ride di gusto, ma non mancano episodi toccanti. Lo sguardo di Blatto è spesso beffardo, ma rivela anche sottigliezza e una capacità non comune di cogliere sfumature ed emozioni; di arginare l’umorismo per manifestare tenerezza: nelle pagine dedicate a Ravens di Phil Elverum, per esempio, in cui il lutto doloroso subito dal compositore offre al giornalista lo spunto per sottolineare la bellezza di un “comune sentire” che stabilisce un legame tra i fruitori di un pezzo come quello. Tirando le somme, l’autore ha fatto centro ancora una volta. Nel consigliare vivamente la lettura del libro, riportiamo anche un elenco parziale delle canzoni da lui “affrontate”: Kingdom of Heaven (13th Floor Elevators); Pink Frost (The Chills); Watch The Moon Come Down (Graham Parker); Queen For A Day (Jesus Lizard); True Happiness This Way Lies (The The); Sabotage (Beastie Boys); Tears Of A Clown (Smokey Robinson & The Miracles); The Copper Top (Bill Wells & Aidan Moffat); You Don’t Love Me When I Cry (Laura Nyro); In The Falling Dark (Bruce Cockburn).
Ascoltarle, o riascoltarle, corredate dalla narrazione e dal “commento” di Maurizio Blatto sarà un piacere puro: nessuno scrive (di musica) come lui.
Articolo del
25/08/2020 -
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