Diventati oggetto di culto, ma poco citati, gli Swell Maps sono stati un esempio luminoso di gruppo fieramente indipendente nell’underground inglese di fine anni Settanta/inizio anni Ottanta.
Il più noto membro della band, Nikki Sudden, aveva già raccontato degli Swell Maps nella sua autobiografia “The Last Bandit: A Rock’n’Roll Life” (pubblicato molto tempo fa da Arcana, sia in inglese che in italiano).
Ora, Jowe Head, altro componente del complesso, rende omaggio agli Swell Maps con questo libro magnifico, dalla veste editoriale impeccabile, a cui è allegato uno stuzzicante 7” con inediti.
Ricostruendo le vicende della band, dalle prime incisioni casalinghe alla pubblicazione di singoli e album, l’autore traccia un quadro assai interessante dell’Inghilterra dell’epoca: il deserto culturale delle West Midlands negli anni Sessanta e Settanta; i professori dispotici a scuola, che provocano in Jowe Head lo sdegno verso qualsiasi forma di autoritarismo; il conforto offerto da musica e letteratura in un contesto in cui, tra l’altro, si respira l’atmosfera plumbea della guerra fredda; le culture e sottoculture giovanili segnate da violenza e sopraffazione.
La descrizione di Head richiama l’attenzione anche per i molteplici riferimenti alla “pop culture”: Radio Luxembourg e le trasmissioni di John Peel, DJ illuminato il cui ruolo fondamentale non sarà mai celebrato abbastanza; il pop e il rock che cercano di rendersi presentabili al mondo degli adulti; i fermenti di innovazione e libertà nel campo musicale; il glam; l’influenza del prog, che però fornisce un modello difficilmente replicabile, e soprattutto di gruppi all’avanguardia come Can e Faust; la presa di coscienza che ci si può autoprodurre per poi pubblicare dischi su etichette indipendenti create ad hoc (seguendo l’esempio di Buzzcocks e Desperate Bicycles); il giro della Rough Trade, fucina di artisti e sonorità entusiasmanti in cui si discute animatamente anche di politica, perché sembra che i tempi stiano veramente cambiando.
Ovviamente, gli avvenimenti che riguardano la formazione degli Swell Maps e le attività da loro intraprese sono al centro della narrazione. I primi passi, le registrazioni e i tentativi di fondere stili e gusti musicali eterogenei per giungere a una sintesi personale e inaudita di elementi rock e sperimentalismo senza smussare le asperità di un suono volutamente grezzo e vibrante.
La realizzazione dei singoli, i concerti tenuti per farsi conoscere (i palchi condivisi con complessi quali Gang of Four, Damned e Joy Division); le session per la BBC; un’idea del punk che ne rigetta qualsiasi compromesso commerciale; le recensioni sulle testate specializzate, positive o impietose; la registrazione degli album “A Trip To Marineville” (1979) e “Jane From Occupied Europe” (1980); le tensioni, i disaccordi, lo scioglimento; e cosa è avvenuto dopo.
Troverete tutto. E poi, foto, volantini, copertine, retrocopertine e inserti dei dischi. Date dei concerti, setlist, riproduzioni di articoli, testimonianze sul lascito degli Swell Maps (rilasciate da figure del calibro di Alan McGee e Thurston Moore), commenti dei musicisti riportati in merito ad alcune canzoni.
Un’autentica meraviglia.
Articolo del
11/05/2022 -
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