La venerazione di cui gode Bruce Springsteen è un sentimento nutrito da una quantità impressionante di persone.
Anche i non adepti, o quelli che non conoscono a menadito, o non gradiscono il repertorio dell’artista, potrebbero però essere stati catturati dal fascino scabro e suggestivo di “Nebraska”, album pubblicato nel 1982, due anni dopo il successo ottenuto da The River.
In Deliver Me from Nowhere”, Warren Zanes, negli anni Ottanta chitarrista dei Del Fuegos, esamina in maniera approfondita l’opera, le vicende e gli stati d’animo che ne hanno costituito lo sfondo.
Il rapporto conflittuale con la fama improvvisa; l’equilibrio delicato tra integrità e compromesso; la depressione e l’isolamento vissuti dal cantante in quel frangente; la necessità incalzante di una fuga in un “ritorno alle origini”, al tempo dell’infanzia; l’attenzione concentrata sul patrimonio musicale e culturale dell’America rurale dei decenni precedenti, sul genere country e western, sulla classe operaia, sulle figure marginali, sui reietti della società.
Lo studio di Zanes affronta tali aspetti, e si rivela notevolmente interessante nei riferimenti all’influenza fondamentale esercitata su Springsteen dalla letteratura e dalle arti visive.
Le storie inquietanti di Flannery O'Connor, i ribelli protagonisti del film di Terrence Malick “La rabbia giovane” (titolo originale, “Badlands”, 1973), gli Stati Uniti ritratti da Robert Frank alla fine degli anni Cinquanta nelle fotografie del libro “The Americans”: fonti di ispirazione fortissima, senza le quali le storie narrate in “Nebraska” non avrebbero mai potuto essere create.
Brillanti anche le osservazioni dell’autore in merito alla scelta apparentemente dissennata del cantante di pubblicare una raccolta di canzoni incise con un quattro piste, il cui master era poi stato ottenuto utilizzando un registratore portatile malridotto; una decisione impopolare, ma sulla quale pesò il fatto che Springsteen aveva sempre trovato intriganti le sonorità non rifinite dell’etichetta Sun Records.
Utili, nondimeno, le informazioni fornite per spiegare, anche al lettore meno “iniziato”, come i progressi compiuti nel campo della tecnologia portarono a una piccola rivoluzione nella cattura di suoni su nastro e nella produzione di dischi in un contesto semi-casalingo.
Un libro da consigliare, che ha come unico difetto la ripetitività di alcuni concetti. Non è da escludere che, prima o poi, venga tradotto in italiano
Articolo del
19/01/2024 -
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