Lo scorso 30 maggio Sergio Citti avrebbe compiuto novant'anni.
Citti è stato un vero outsider del cinema italiano, è stato il Virgilio di Pasolini, colui che gli fece scoprire il mondo delle borgate, un regista bizzarro, anarchico, sognante, che ha sempre creato storie che non dovevano piacere, ma dispiacere. Il cinema di Citti unisce in maniera geniale sia il lirismo pasoliniano, che la commedia all'Italiana, creando un linguaggio assolutamente originale. La parola naif nei suoi confronti l'ho sempre trovata riduttiva e anche offensiva, perché Sergio era un vulcano di idee che sapeva realizzare al meglio. Edizioni Sabinae, casa editrice che si occupa con cura anche di cinema, ha dato alle stampe un volume veramente interessante, presentato in anteprima allo scorso Torino Film Festival, dal titolo "Sergio Citti, la poesia scellerata del cinema", curato da Matteo Pollone (insegnante di Storia e critica del cinema all’Università del Piemonte Orientale) e Caterina Taricano (giornalista, regista, insegnante all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico).
In 260 pagine si ripercorre la storia e la carriera di questo personaggio. C'è il capitolo "La verità non esiste" che è un vero e proprio manifesto del pensiero cittiano, invece Giuseppe Policelli ci racconta in maniera delicata la vita di questo epicureo della Maranella. Poi ci sono le memorie, i ritratti, le testimonianze di amici e colleghi come Ninetto Davoli, David Grieco, Elide Melli, Giancarlo Scarchilli, Stefano Urbanetti. Senza tralasciare Claudio Amendola, Pupi Avati, Mauro Berardi, Marina Confalone, Ugo De Rossi, Pietro De Silva, Ida Di Benedetto, Rosario Fiorello, Vera Gemma, Alessandro Haber, Andy Luotto, Malcom McDowell, Anna Melato, Eliana Miglio, Enrico Montesano, Maurizio Nichetti, Silvio Orlando, Michele Placido, Maurizio Ponzi, Elena Sofia Ricci, Sergio Rubini, Dante Spinotti, Fabio Traversa, Carlo e Luca Verdone, Massimo Wertmuller.
Una grande carrellata di bellezza, intensità e commozione. C'è una filmografia completa di regie, caroselli, consulenze e collaborazioni, progetti non realizzati, documentari, con le schedete tecniche, sinossi e scritti dei massimi esperti del settore come Roberto Baldassare, Francesca Cantore, Giulio Casadei, Massimo Caruso, Roberto Chiesi, Enrico Giacovelli, Emiliano Morreale, Giulia Muggeo, Grazia Paganelli, Alberto Pezzotta, Matteo Pollone, Gabriele Rigola, Giulio Sangiorgio, Stefano Urbanetti, Federica Villa. Chiude il volume una bibliografia che comprende monografie, soggetti e sceneggiature, interviste , articoli e profili di carattere generale, recensioni ai film, testimonianze e fonti varie, curata da Alberto Pezzotta.
Ad arricchire e impreziosire ulteriormente questo lavoro è la splendida galleria fotografica con immagini dal set (provenienti dagli archivi della Csc-cineteca nazionale e del Museo Nazionale del Cinema). Ma le più belle e mai viste sono quelle degli archivi personali di Graziella Chiarcossi, Giancarlo Scarchilli e Gaetano Gentile. Un volume prezioso e necessario, che finalmente restituisce al regista la giusta importanza e riconoscenza. Provate a leggere i cast dei suoi film, roba da fare tremare i polsi per il livello altissimo, però nonostante tutto rimane un nome di nicchia, per alcuni anche scomodo.
Mi piace ricordarlo con le illuminanti parole di Carlo Verdone: Citti nel cinema è stato qualcosa di unico, a me piace definirlo un artigiano proletariato del cinema. Era dotato di una sensibilità molto particolare ed era anche una persona molto buona e generosa. Faceva ridere perché era proprio "Sergio Citti de Fiumicino", con i capelli un po' lunghi e quella bellissima mogli svedese che parlava l'italiano meglio di lui.
Articolo del
10/02/2024 -
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