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Paolo Bertoni
Joy Division. Ammirare la distanza
2025
Tuttle Edizioni
di
Andrea Salacone
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Benché senza alcuna pretesa di esaustività (gli intenti sono dichiarati esplicitamente nella quarta di copertina), le guide della collana Director's Cut (questa è la trentasettesima) si confermano strumenti validissimi per chi ha piacere di leggere e documentarsi sugli artisti che apprezza.
La presenza di osservazioni e di spunti incisivi e di commenti illuminanti porta spesso tali libri ben oltre il livello e la funzione di meri "bignami" dell'argomento affrontato.
Considerate la fama leggendaria di cui gode il gruppo inglese e l'abbondanza di saggi già dedicati a Ian Curtis e compagni (“This Searing Light, the Sun and Everything Else” di Jon Savage lo recensimmo anni fa su queste pagine), Paolo Bertoni si è cimentato in una prova decisamente difficile. I risultati sono però ampiamente positivi.
L'autore ricostruisce il percorso compiuto dalla band, dagli esordi, con capacità di sintesi e allo stesso tempo un'abilità sorprendente nel contestualizzare i fatti e selezionare le informazioni da offrire al lettore.
Scelta assai felice riservare particolare attenzione, nella prima parte di Joy Division. Ammirare la distanza, al periodo precedente all’incisione dell’album “Unknown Pleasures”. Pur nella loro concisione, i riferimenti al circuito indipendente dell'epoca ‒ dinamiche interne, piccole etichette, gruppi che condividono i palchi, gli ostacoli costituiti dalle norme restrittive imposte dalle forze dell’ordine ‒ sono notevolmente interessanti e colgono dettagli non trascurabili e aneddoti singolari (ad esempio, la necessità di affrancare il complesso dalla fuorviante iconografia pseudo-nazista del primo singolo “An Ideal For Living”; le copie di un demo maldestramente registrate in casa, con rumori di sottofondo, e inviate alle case discografiche dal manager inetto).
Da segnalare anche i numerosi riferimenti ai testi delle canzoni, tradotti in italiano; l’analisi approfondita e articolata delle composizioni; le riflessioni sulla stilizzazione del suono e sugli espedienti che hanno permesso alla band e al produttore Martin Hannett di dare vita a opere musicali senza precedenti; le considerazioni sull’influenza esercitata dal gruppo nei decenni successivi; la selezione di stralci estrapolati dagli articoli scritti dopo la morte del frontman.
Imperdibile.
Articolo del
18/01/2025 -
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