|
Giunto ormai alla sua undicesima edizione, il Lucca Summer Festival di quest’anno non poteva aprire la sua stagione musicale in modo migliore e passionale di questo. Un ritorno in Piazza Napoleone quello di Mark Knopfler a qualche anno di distanza dalla sua prima esibizione al festival ormai rinomato in tutto il mondo, location di live di artisti prettamente internazionali di grosso calibro quali Rod Stewart, Elton John, George Michael, Neil Young e molti altri. Questa volta è il turno del Get Lucky Tour, che qui si trova alla seconda data italiana e che punta al giro del mondo già da qualche mese.
Uno splendido sole riscalda una magnifica ed elegante Lucca che si apre all’arrivo di decine di migliaia di fans dell’ex Dire Straits, con tanto di zainoni e viveri vari, provenienti da tutta Italia e perché no, anche dall’immediato estero. Ci aggiriamo per la città ed è bello, lo si sente nell’aria che sta per iniziare un evento, quello che diventa tale non per la rarità della cosa, ma perché senti nell’aria l’emozione di tutti, e tutti vi partecipano quando per le piccole stradine senti provenire Brothers In Arms da un piccolo ma magnifico negozio di dischi vecchio stile, o dai bar e pub pieni zeppi. E’ come entrare in punta di piedi nei ricordi più intimi di quella gente, quelli che arrivano dritto al cuore, quelli che fanno della musica passione e che durano una vita. Un evento che abbraccia quattro generazioni e più, dai ragazzini diciassettenni agli ultra cinquantenni, dall’emozione dell’acquisto della prima maglietta del tour del giovane, al simpatico lamentarsi dell’adulto che si trova a dover comprare la centesima, alle coppie ritrovatesi che hanno come loro canzone Romeo & Juliet, alle mogli o ai mariti tirati fino a lì con la forza, con tanto di fascette e armati di macchine fotografiche ... ed è li che un sorriso incrocia l’altro nella trepida ed estenuante attesa e trova un’amichevole complicità. Un ritorno di Mark ma per molti un ritorno al passato, ed un nostro intrufolarci e condividere, le nostre, le loro emozioni, con quante più aspettative possibili, ma con una certezza: non rimarremo certamente delusi. “Mark è un perfezionista...” - come ci dicono alcuni - “... è inutile aspettarsi un assolo preciso di quella tal canzone, lui cambia tutto sempre, un concerto non è mai uguale all’altro, ma ti lascia sempre senza fiato...” e uno di loro ci avverte “...io piango!”.
Un’ organizzazione impeccabile apre l’accesso alla celebre piazza alle 20.00. Un pubblico ordinato prende posto ai vari settori e un palcoscenico con una scenografia minimalista ma lunghissimo, con due grandi schermi laterali, predomina una piazza apparentemente piccola ma straordinariamente graziosa e chic. Si fanno le 21.30, ora prevista come inizio e le luci di fatti si abbassano, gli strumenti sono già sul palco a parte la chitarra di Mark che cerchiamo, ma non troviamo... Il pubblico esalta sin da subito quando nella penombra vede entrare una figura, un uomo con la chitarra, l’uomo DELLA chitarra... signore e signori, Mr Mark Knopfler, sulle note suggestive del flauto di Border River, opening track dell’ultimo disco, Get Lucky. Un ingresso più che da star idolo di milioni e milioni di persone, da umilissimo musicista. Le mani poggiano sulle corde e li senti i primi tocchi e i brividi percorrono la pelle che si accappona nonostante il caldo torrido ...cose da Mark!
I riflettori si riaccendono e i giochi di luce si danno inizio con il primo incisivo di chitarra, la sua emblematica, quella bianca e rossa, ed eccolo li, accompagnato da ben sette musicisti storici, con lui in prima linea: contrabbasso, violino, flauti, una seconda chitarra, pianoforte e batteria. Semplicemente in camicia bianca e jeans, saluta il pubblico ed inizia il suo spettacolo. Visibilmente invecchiato ma un grande fenomenale. Un cantare quasi dismesso si introduce, forse qualche problema d’audio il responsabile che sparirà poco dopo. Ma è quando china la testa sulla sua chitarra che lo vedi trovare il suo mondo: labbra appena aperte, testa curva di chi con la chitarra in mano ci ha passato una vita intera e gioca, si emoziona, improvvisa, si diverte con quelle corde, ma soprattutto lo vedi rilassarsi, li seduto sul suo sgabello, tranquillo come nel suo habitat naturale: il centro della scena... Impagabile resta il primo piano sui grandi schermi dei tagli sulle dita mentre suonano frenetiche la sua fedelissima Fender. Un inizio country a tutto gas con volteggi di flauti con protagonisti tutti gli strumenti si ristringono poi, al duetto violino – chitarra elettrica, protagonista della bellissima What It Is che si apre con il limpido e da brividi assolo che dice agli increduli: “Sì sono proprio io, Mark Knopfler”... Un accenno di partecipazione del pubblico con uno battere di mani nell’attesa dell’esplosione finale, si fa avanti irrefrenabile, ma si zittisce poco dopo quando capisce che il silenzio deve predominare davanti a cotanta grandezza, per lasciare che solo il grido di quella meravigliosa chitarra (la seconda delle cinque che cambierà nel corso della serata) squarci quel cielo stellato di pieno luglio, insieme agli applausi di minuti replicatesi più volte. Dopo un proseguire con Coyote e Hill Farmer’s Blues arriva il momento clou, con pezzi come Romeo & Juliet e Sultans Of Swing con la prima standing ovation del pubblico che continua a scatenarsi ma silenziosamente e timidamente. Poi ancora un tuffo nel folk, con Done With Bonaparte e la cavalcante Marbletown, con una sfumatura che la fa durare più di dieci minuti e ancora Speedway At Nazareth, Telegraph Road per un ulteriore accenno ai Dire Straits, culminato con il bis richiestissimo ovviamente, di Brothers In Arms e So Far Away, che questa volta libera i freni del pubblico un po' più azzardato, che si precipita sotto il palco a cercare una stretta di mano, concessagli di sfuggita ...Piper To The End, lascia presagire un malinconico finale col suo folk pacifico che non vorrebbe salutare, ma che per i presenti si legherà per sempre al saluto con chitarra vincente in alto e un’espressione dolcissima in viso del, per usare un eufemismo di un knopfleriano doc visibilmente commosso, “l’amico Mark”.
Articolo del
16/07/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|