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Venerdì sera Carmen Consoli ha quasi riempito la Cavea dell'Auditorium di Roma per la rassegna Luglio suona bene di cui lei è diventata ospite fissa; molti i fan accorsi per questo appuntamento, il terzo romano di quest'anno, varie delegazioni tra cui hanno alzato la voce, una volta appellati, quella dei catanesi e una minoranza di Acireale. Carmen come sempre non delude nessuno e questa è una vera e propria realtà, che la si ami, la si odi o si provi unicamente indifferenza, lo spettacolo della Consoli è sempre qualcosa che va visto, almeno una volta. L'intro della serata è affidata al violino solista che suona una variazione su Col nome giusto, brano che aprirà questa afosa notte a Roma. Carmen sale sul palco con dei tacchi decisamente vertiginosi, sarà almeno a 14 cm dal pavimento e regge l'intera serata senza alcun segno di cedimento, probabilmente tra l'invidia di tutto il pubblico femminile che si chiederà come fa.
L'apertura questa sera è decisamente amara, infatti, subito dopo il brano tratto da Elettra attacca Fiori d'arancio da L'eccezione. È chiara la tensione riflessiva di questa serata, ed ecco arrivare il brano sull'incesto pedofilo, Mio zio. Dopo questa apertura, che sembra mettere in chiaro i termini del discorso di questa notte, si passa a un racconto, Carmen infatti ci cita l'evento da cui è nata Perturbazione Atlantica, quando le sue rose non sbocciavano per via della prosecuzione del periodo di freddo e il Sig. Calogero, contadino del suo paese, le disse che doveva avere pazienza perché “i fiori non hanno un tempo di scadenza” e su questo piccolo spaccato di vita sicula, attacca la canzone. Le critiche non sono però finite, il momento di distensione sui fiori lascia subito spazio al commento al caso escort, la domanda di Carmen al pubblico è “ma non si può chiamarle con il loro vero nome? Io per me le chiamo Bottane” e così il pubblico dell'Auditorium si ritrova a dare vari appellativi fino all'attacco di Geisha, un tuffo nel passato come spesso succede ai suoi live. Sempre per mantenere il tenore sensoriale di questo momento arriva Il pendio dell'abbandono e poi, con un po' di commozione, Carmen ci racconta di quando suo padre andava al bar sotto casa e gli amici gli chiedevano “E quando sarai morto che fai?” e lui rispondeva “Quando moro vi mando una bella cartolina” e così, ovviamente, attacca Mandaci una cartolina. Carmen si racconta e racconta la sua Italia e la sua Sicilia. Il tenore di sensazioni legate ad Elettra viene mitigato da Pioggia di aprile che lascia poi spazio a un'intro di piano che porta ad Autunno dolciastro. La fimmena cantante non ci sta risparmiando l'anima stasera, ha deciso di fare piano piano a pezzettini il pubblico, non c'è molta speranza nel mondo della sua scelta di brani per questa notte e, in questo senso, si può dire che rispecchia chiaramente un momento storico che molti di noi stanno vivendo in pieno, non parandosi gli occhi con falsi paraocchi televisivi e mediatici, ma guardando con palpebre sgranate dove la nostra società ci sta dirigendo, insieme al Governo e al momento economico. Non a caso un'altra critica arriva con Sirene, quella alle sirene che gridano la morte e a cui tutti sono diventati sordi. Amarezza riguardante anche i recenti fatti che hanno colpito le regioni del Sud a causa della malavita e dell'omertà generale che il popolo italiano ha preso come abitudine di fronte a qualsiasi fatto che lo coinvolga direttamente o meno. Al decimo brano e subito dopo Contessa Miseria, la scaletta riprende più dolce e scanzonata con i successi più mainstream come Parole di burro e L'ultimo bacio. Ma è una pausa di riflessione, infatti una sorpresa attende il pubblico e, al suono mistico di un tamburo, entra in scena Alfio Antico e con Carmen eseguono due pezzi tra cui A finestra, brano totalmente in dialetto siciliano che entusiasma il pubblico insieme al tamburo di Antico.
Ma le sorprese per questa sera non sono del tutto finire. Gli encore di Carmen partono con Una lunga storia d'amore e poco dopo la raggiunge sul palco proprio Gino Paoli tra le grida di follia del pubblico che non se lo aspettava. Carmen con la sua band ripercorre le tappe dei Sanremo che li hanno visti presenti, con un tocco d'ironia per tutte le volte che non hanno passato il primo turno o quello successivo, e quindi arrivano Quello che sento, presentata a Sanremo Giovani, e la famosissima Amore di plastica, prima della quale Carmen ricorda quando il suo amico e attuale chitarrista, Massimo Roccaforte, la chiamò subito dopo la sua esibizione e alla domanda “Come sono andata?” lui rispose “Facisti bella cumparsa, perchè noi del Sud ci sappiamo difendere”.
Infine, dopo Confusa e felice, in chiusura Carmen saluta il suo pubblico con In bianco e nero e la serata si chiude al ventunesimo brano e con un sentimento di completezza, perché dopo un concerto come quello della Consoli, dove il tempo non importa, si suona per divertirsi, si suona tanto e a oltranza, non si può rimanere assolutamente delusi. Per chi non avesse mai avuto modo di vedere questa forza della natura sul palco, Carmen Consoli tornerà a Roma l'8 agosto presso la manifestazione Villa Ada incontra il Mondo, vale la pena andarla a vedere e, siamo sicuri, che gli affezionati ci saranno.
Articolo del
26/07/2010 -
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