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Lo schermo posto sul palco cattura il pubblico della Cavea sin dalle prime immagini: fiamme che ardono e gracili farfalle in cerca di speranza sciolgono il ghiaccio che il vento del Nord porta con sé nella calda notte romana. E’ la magia degli splendidi visuals che la 59 Productions – noto studio specializzato in design per performance live - ha realizzato tenendo conto delle suggestioni evocate dalla musica di Jónsi, al secolo Jon Thor Birgisson, leader degli islandesi Sigur Rós. Mentre i componenti della band si prendono una pausa, il carismatico cantante e polistrumentista confeziona uno spettacolo allestito per presentare l’ultima creazione, Go, disco pop d’avanguardia dove a brillare è il falsetto etereo ed estatico, potente marchio di fabbrica innestato su trame intense e delicate, a tratti gioiose, in un toccante ricamo di archi, feedback chitarristico e patterns elettronici. La novità, tuttavia, risiede nell’aver concepito l’opera come una raccolta di canzoni, i cui testi sono stati scritti, per la prima volta, anche in inglese. Sono dunque lontane le lunghe suite strumentali dei dischi precedenti; anzi, molte delle composizioni proposte possiedono un ispirato tocco mainstream che, in tempi migliori, avrebbe addirittura potuto trovare la giusta collocazione nel mare magnum dell’etere.
Stars In Still Waters ed Hengilás aprono il set, sospeso tra malinconia e joie de vivre, ampiamente intriso di quelle emozioni ‘a basso profilo’, mai urlate, di cui il Nostro è indiscusso alfiere. Le successive Icicle Sleeves e Kolnidur dilatano l’atmosfera. Tornado, con il suo elegante e coinvolgente incedere lascia spazio all’ottima Sinking Friendships, che Jónsi esegue al piano tradendo, così, l’amata chitarra (e lo fa più volte, nel corso della serata). Seguono Saint Naive e K12, brani baciati da una composta leggerezza che tende la mano alla positività del singolo Go Do, indiscutibile gioiellino pop ad incoraggiare i presenti, che accompagnano il ritmo anche nella successiva Boy Lilikoi. Le immagini raccontano di formiche copiose e marcianti, mentre per Animal Arithmetic, deliziosa filastrocca, e New Piano Song - siamo quasi alle battute conclusive - lo scenario è ricolmo di lucciole che evaporano, progressivamente, in stelle e sole, ghiaccio e gas.
Il gruppo, che si alterna agli strumenti - spicca, alle percussioni, Samuli Kosminen, membro dei Mùm e qui sapiente mago in grado di conferire ai suoni profondità e compattezza – rientra accolto da applausi invero generosi, e arricchito dal copricapo multicolore indossato dal frontman che, quasi investito da un fremito improvviso, scuote il corpo e offre i colori al cielo durante l’estasi collettiva di Sticks And Stones. La danza sciamanica continua per Grow Till Tall, ipnotica cavalcata post-rock satura di sogno e foriera di battiti che scavano nell’anima.
Un albero lascia cadere le foglie, spuntano fiocchi di neve che si stemperano in pioggia, poi in tempesta. E’ la forza della Natura che purifica e nobilita l’essere umano, accompagnata dal velo sottile di note sospese nel tempo e nello spazio.
Articolo del
02/08/2010 -
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