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Vagando e girovagando nel suo originale ed intelligente percorso musicale, iniziato nel 1994 con l’omonimo album, Daniele Silvestri fa una tappa obbligata in quel di “Piazza Vittorio”. Incontra cioè quell’interessantissimo progetto musicale nato nel 2002 per merito dell’associazione romana Apollo 11, composta da musicisti, scrittori, cineasti, che con l’obiettivo di salvare il cinema Apollo dall’inevitabile trasformazione in sala Bingo (trasformazione purtroppo toccata a molte altre sale cinematografiche romane) diede vita a quella che sarebbe diventata l’Orchestra di Piazza Vittorio. Una orchestra multiculturale nel bel mezzo del quartiere più multiculturale di roma, l’Esquilino, formata da musicisti provenienti da ogni parte del mondo che, grazie al costante impegno e alla grande capacità organizzativa di Mario Tronco, hanno saputo trovare un terreno comune di incontro dove poter dare spazio alla loro creatività musicale. Da quel progetto è nato un film nel 2006 e una serie di concerti che hanno sdoganato ben presto quello che, nato come progetto di riqualificazione di un quartiere, ha varcato i confini non solo romani ma nazionali (basti ricordare che la prossima esibizione dell’orchestra sarà il 07/08/2010 all’Harbourfront Centre di Toronto, Canada).
Cosi ieri sera, nell’ambito della manifestazione Rock in Roma, si sono incontrate queste 2 realtà musicali apparentemente cosi diverse, che hanno dato vita ad un concerto molto piacevole e divertente. Dove ai testi mai banali e spesso fortemente impegnati di Daniele Silvestri si sono accompagnate le multietniche sonorità dell’Orchestra, ed il concerto ha assunto subito la forma di un viaggio, che come tutti i viaggi, ha posato sul mondo uno sguardo critico ma pieno di speranza, disilluso ma pieno di energia, disincantato ma pieno di sogni. Sul palco, oltre al grande numero di musicisti di ogni razza e colore, abbiamo visto issare le bandiere dei paesi toccati da quel viaggio che tutti insieme abbiamo vissuto, dalle bandiere (issate contemporaneamente) della Palestina e dello stato di Israele, a quelle dell’Africa dei leoni del Camerun, con Kunta Kinte a fare da sfondo sonoro; e poi l’Africa sahariana, e poi la Puglia, la Francia e il sudamerica, e poi l’oriente……Perché sul palco, in quell’orchestra cosi variegata, ci sono i protagonisti di ogni parte del mondo, con i loro strumenti spesso a noi sconosciuti; uomini e donne arrivati da paesi lontani eppure che parlano, magnificamente in sintonia tra loro, la stesso linguaggio, quello della musica. E che non sono diversi da noi, perché, come giustamente dice Silvestri dal palco, “loro sono ormai tutti romani”.
Il viaggio prosegue, a volte divertente, a volte drammatico: c’è spazio per i cavalli di battaglia del menestrello romano, come Salirò, L’uomo col megafono, La paranza, Voglia di gridare. Ma c’è spazio anche per momenti di drammatica riflessione: sul piccolo telo del palco scorrono le immagini sconcertanti del G8 di Genova, che, dice Silvestri, “per la nostra generazione è una ferita tuttora aperta, ed è importante rivederle, quelle immagini, per non dimenticare”. Cosi riascoltiamo “Il mio nemico”, che "non ha divisa, ama le armi ma non le usa, in tasca ha le carte VISA e quando uccide non chiede scusa". Già, andateglielo a raccontare a quelli che "stanno dietro e non pagano mai", a quelli della P3 e a quelli che dopo il terremoto dell’Aquila “ridevano”: forse hanno trovato la canzone per loro.
Ma no, non fraintendete: non è un comizio politico, è un concerto di ottima musica, dove alla band di Silvestri si alterna l’Orchestra, con straordinari pezzi di musica etnica, quando non di supporto al menestrello. E’ l’ennesima dimostrazione che buoni testi e buona musica possono andare benissimo d’accordo; e il viaggio continua, anche se siamo quasi alla fine, dopo oltre 2 ore abbondanti senza interruzione. Manca qualcosa a quel viaggio, però: una tappa obbligata, un simbolo, un'altra bandiera. Ci siamo: si alza quella di Cuba, e noi approdiamo sui quell’isola che fa paura agli Stati Uniti cantando tutti insieme al menestrello. Si canta di una icona, di qualcuno che tutti abbiamo immaginato un bravo medico e un bravo soldato, si canta di un ideale, di chi fumava un sigaro e per quell’ideale ha dato la sua vita. E’ inevitabile, i pugni sono tesi e rivolti al cielo: non so vinceremo, dice Silvestri, ma siamo tanti…..Tutti si aspettano che cali il sipario, ma c’è ancora spazio per far giocare il menestrello, che lascia la sua chitarra e se ne và con i percussionisti dell’Orchestra a martellare bonghi e batterie…Poi sul palco appare di nuovo il telo per la giusta, doverosa, divertente presentazione di tutti gli attori del concerto, i musicisti della band di Silvestri e i componenti dell’Orchestra, che per le loro variegate nazionalità di origine, ci regalano l’ultima preziosa emozione di un viaggio nel mondo. Noi applaudiamo soddisfatti, augurandogli di proseguirlo per quel bene comune che è la musica di qualità e di riflessione.
Articolo del
06/08/2010 -
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