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Agli Scavi Romani di Ostia Antica tutto è pronto per il rito di We Shall Live Again, la performance acustica che sarà officiata di li a poco tra Patti Smith, la sua band e il pubblico che arriva alla spicciolata e comincia a fare cornice sotto il palco in uno scenario particolarmente suggestivo.
L’amore di Patti Smith per l’Italia è tangibile: ricorda Fernanda Pivano, morta un anno fa, ne sottolinea il sorriso, e il fatto che lei, Fernanda, avesse sempre con sè il simbolo della pace, “Che possa dormire in pace” il suo augurio. Ricorda anche Pier Paolo Pasolini, cui ha dedicato un pensiero la scorsa notte, seduta su una panchina alle due del mattino all’idroscalo, in uno scenario deserto, e poi ancora Anna Magnani, che definisce la mamma di Roma. Si avverte subito con quanta immediatezza Patti riesca a stabilire intimità con il suo pubblico. Saluta, scambia battute, è veramente di casa. Stretta nella sua giacca nera portafortuna, Patti indossa un paio di jeans e stivali, ed inizia a scaldare l’atmosfera con una Dancing Barefoot quasi sussurrata, forse anche un po’ stonata. Muove con eleganza il corpo magro e le mani affusolate, ci sembra di avere un’adolescente di fronte, un’adolescente di 64 anni, con tutta la consapevolezza, la grinta e la dolcezza che la caratterizzano. E’ accompagnata al piano dalla figlia Jessie Smith, alle chitarre da Lenny Kaye, da Tony Shanahan e da Mike Campbell, mentre c’è sempre Jay Dee Daugherty alla batteria. Il filo poetico prosegue con My Blakean Years, un brano in cui celebra uno dei suoi eroi romantici di lunga data e dove la chitarra di Lenny duetta con la voce di Patti. Ci regala anche un breve reading, prima di offrire un personale tributo al suo amico Jim Carroll, morto il 13 settembre del 2009, “the most beautiful poet”. Inizia così una sorta di allegro rito funebre in cui invita il pubblico a ricordare tutte quelle persone che non ci sono più, ed è proprio lei a fare un elenco che comprende sua madre, suo padre, il suo cane, il pesce rosso... Di seguito l’esecuzione di una Pissing In The River che è da brivido. Because The Night è accolta da un‘ovazione da parte del pubblico. Patti ringrazia con un inchino. “Jesus died for somebody’s sins but not mine”, sì, lo riconosciamo, è l’inizio di Gloria, il brano di Van Morrison che è diventato il cavallo di battaglia di Patti e della sua band.
I cuori sono ormai caldi, l’atmosfera è quella giusta per far ballare il pubblico in questa notte di luglio. Patti ringrazia tutti i presenti: “We had such a beautiful day today” e - subito dopo - arrivano le note di di Perfect Day, una preziosa cover del noto brano di Lou Reed. Siamo quasi arrivati alla fine della serata e Patti vuole lasciare un messaggio positivo: “nonostante i tempi duri in cui viviamo, è sufficiente avere qualcosa da mangiare, qualcosa da bere, un tetto sopra la testa e soprattutto la vostra immaginazione, la vostra libertà, il vostro cuore!” Ed ecco che arrivano dinamiche e coinvolgenti come sempre le note di People Have The Power, un brano che contiene in sé potenzialità liberatorie, ed anche un effetto vivificante. “Be happy, be free!”, esorta Patti prima di prendere per mano la figlia Jessie e di salutare con tutta la band. Le luci del palco ora possono spegnersi.
Articolo del
08/08/2010 -
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