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C’era molta attesa ed era accorso un grande pubblico per ascoltare dal vivo i brani tratti da Il Bar della Rabbia, l’album d’esordio di Alessandro Mannarino, il cantautore romano che sta raccogliendo un numero sempre più vasto di consensi, grazie alla sua liricità, semplice ma ricca di metafore fantasiose e toccanti, e grazie alla sua musica, una moderna edizione degli stornelli romani, arricchita da citazione colte, che vanno da Manu Chao a Tom Waits passando per Domenico Modugno.
Ma a partire dalle ore 20,00 il cielo su Roma si è fatto plumbeo e carico di pioggia, una minaccia concreta per uno degli ultimi concerti all’aperto della rassegna Luglio suona bene alla Cavea dell’Auditorium. La speranza come si sa è l’ultima a morire, quindi siamo andati lo stesso, ipotizzando magari un acquazzone di breve durata. Niente da fare. La pioggia non ci ha abbandonato un solo istante, allora è stato lo stesso Mannarino ad annunciare - malvolentieri - al pubblico che il concerto sarebbe stato rimandato al prossimo 5 settembre, sempre qui all’Auditorium. Ma, come sappiamo, Mannarino è un personaggio imprevedibile e fuori da qualsiasi regola, quindi ha chiamato a sé la sezione fiati del suo gruppo, ha imbracciato la sua chitarra ed ha improvvisato venti minuti di concerto sotto i portici dell’Auditorium, proprio lì davanti alla libreria. Un delirio! Le esecuzioni di Tevere Grand Hotel, Osso di seppia e Me so ‘mbriacato venivano accompagnate a gran voce da tutti i presenti, contenti di questo fuori programma, e capace di ricordare a memoria tutte le parole delle sue canzoni.
Un successo vero e proprio che non farà che accrescere la popolarità di questo nome nuovo della scena musicale italiana, che dà voce agli emarginati, agli zingari, ai barboni, ai clown, trasformando le loro storie in momenti di straordinaria poesia, amara, scanzonata e ribelle.
Articolo del
08/08/2010 -
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