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Si porta addosso sofferenze e complicazioni, le veste con un sorriso a volte sincero, in altre occasioni beffardo. E’ diretta, è sguaiata, ma sa essere incredibilmente tenera e sensuale. E’ Courtney Love, è il rock and roll, è la vita che continua malgrado tutto, è il trionfo delle contraddizioni, è una preghiera alzata verso il Cielo continuando a fare peccati sulla Terra.
L’ex moglie di Kurt Cobain dei Nirvana vuole scrollarsi di dosso l’immagine di figura maledetta. Si è disintossicata dalla droga e ha riformato le Hole, anche se non ci sono più figure femminili al suo fianco. Ad accompagnarla dal vivo qui questa sera ci sono dei validi giovani musicisti che rispondono ai nomi di Mick Larkin, alla chitarra solista, di Shawn Dailey, al basso, e di Stuart Fisher, alla batteria. E’ tornata a fare un disco come Hole a dieci anni di distanza da Celebrity Skin album del lontano 1999. Il nuovo lavoro è dell’anno scorso e si intitola Nobody’s Daughter, un disco davvero ben fatto, che si avvale di collaborazioni importanti - come quella di Billy Corgan degli Smashing Pumpkins - e che presenta al pubblico romano, nella penultima data del tour europeo prima di tornare negli Stati Uniti.
Courtney ama sorprendere ed inizia la serata con una tambureggiante versione di Sympathy For The Devil, il classico dei Rolling Stones, un perfetto biglietto da visita per quanti dovessero conoscerla solo superficialmente e non sanno del suo passato di bad girl. E’ in buona forma ed il suo live set è davvero rock oriented: le sferragliate di chitarra tipicamente hard rock di Skinny Little Bitch si scagliano contro la collega-rivale Lily Allen, mentre con Miss World e Violet cominciano le citazioni dal passato, che si alterneranno ai brani più recenti per tutta la serata. Il pubblico si scatena in danze infermali quando le chitarre fanno partire le prime note di Celebrity Skin, lei si toglie la giacca bianca, rimane in una canottiera nera super sexy, imbraccia la chitarra, e si dona alla gente, gridando tutto quello che ha dentro, senza risparmiarsi, come in un atto d’amore. Su brani come Honey e Letter To God, due ballate acustiche davvero molto belle, Courtney rivela invece la sua parte più nascosta, la sua sfera più intima e sorprende la sua preghiera a Dio, a cui chiede di indicarle una via d’uscita, di tornare ad essere quella donna che sognava di diventare quando era bambina, e che ora non è più. Le chitarre elettriche tornano ad essere protagoniste su Pacific Coast Highway e su Malibu, altra citazione, molto ben accolta dal pubblico, che però viene rimproverato amabilmente da Courtney, che si vede chiedere sempre vecchie cose. Allora ecco che arriva un’altra sorpresa: la situazione è quella giusta, uno sguardo di intesa con il chitarrista, e riconosciamo le note di Jeremy dei Pearl Jam, in una eccellente versione acustica, per chitarra e voce. Nel finale si mescolano ancora una volta tenerezza e rabbia, Reasons To Be Beautiful e Someone Else’s Bed ci raccontano di una donna che non nasconde i suoi desideri, che è disposta a vivere le sue ansie e che - per quanto segnata dalla vita - non può non nascondere la sua carica erotica, la sua linfa vitale, dolce e peccaminosa, violenta e sincera, come la musica che ci ha regalato questa sera.
Torna sul palco per una versione serrata di Doll Parts, di certo il suo brano più bello, quello che si è calato addosso come un abito su misura. Bellissime anche la versione acustica di Northern Star, un brano di dieci anni fa, ma che è ancora molto valido, e di Never Go Hungry, la ballata acustica che contiene i nuovi propositi di Courtney Love, una delle poche vere rock’n’roll women rimaste.
(La foto di Courtney Love in concerto a Roma è di Giancarlo De Chrico)
SET LIST:
Sympathy For The Devil Skinny Little Bitch Miss World Violet Celebrity Skin Honey Take This Longing Pacific Coast Highway Pretty Your Whole Life Letter To God Malibù Plump Jeremy Reasons To Be Beautiful Someone Else’s Bed
Encore: Doll Parts Northern Star Never Go Hungry
Articolo del
31/08/2010 -
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