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La seconda serata del Magnolia Parade prevede, fra gli altri, due nomi di culto: Il Teatro degli Orrori e Chrome Hoof, molto diversi fra loro ma accomunati da una buona dose di sana follia.
Alcuni minuti prima dell’inizio dello show, dentro il backstage, è possibile osservare le due band aggirarsi serenamente nel parco fra l'incessante andirivieni degli addetti ai lavori. E' una piacevole serata di settembre a Milano, la temperatura mite s'impenna con l’esibizione di Capovilla e soci. Dopo la dipartita di Favero la band ha guadagnato in potenza, perdendo però la freschezza che aveva caratterizzato gli esordi. La distorsione prodotta, in buona quantità, da Nicola Manzan, polistrumentista impagabile, garantisce il propellente necessario affinché il tutto divampi violentemente di fronte ai presenti. Il pubblico attento, ma veramente poco numeroso, accoglie tutti i brani del T.D.O. a squarciagola, incalzando e sostenendo Pierpaolo che dal canto suo fa di tutto per tenere alta la tensione. Capace di calarsi alla perfezione nella parte il leader aggredisce gli astanti per circa un’ora, aprendo con La vita è breve passando per Padre Nostro e Mai dire mai senza dimenticare La ballata di Tom e la terrificante Majakovskij. Temibili, oltraggiosi e lerci i T.D.O. si confermano una realtà importante del nostro panorama.
Un veloce cambio palco indica l’imminente arrivo dell’immenso, e poco conosciuto, ensemble londinese. Assistere alla loro performance è qualcosa che va al di là di un semplice concerto. I fiati impazziti di Chloe Herington (Crystalline) flirtano con i violini stridenti di Sadie Anderson (Moss). Le movenze da pantera lasciva, elegantemente avvolta da una tunica nera, di Lola Olafisoye in Towards Zero s'insinuano nell'infuocata sezione ritmica (Milo Smee), tradendo cosi solo alcune delle componenti basiche di questa miscela tronituante. Immaginate l’incontro fra parti psichedeliche e un rock ancestrale il cui propulsore è Leo Smee (Cathedral) e avrete una vaga idea di cosa la band sia capace di creare dal vivo. Un sound nuovo e il groove mostruoso, estremamente affascinante nella sua poliedricità quasi inafferrabile, sono il DNA di questa psicotica orchestra. Con gli occhi puntati in avanti (2030?), e l’esperienza di chi ha passato la propria vita sui dischi che hanno fatto la storia (1970!!), i Chrome Hoof danno una lezione di stile (ai colleghi) allo svogliato pubblico che, dopo una prima comprensibile resistenza, rimane ammaliato da tanta bravura. Nonostante sia passata la mezzanotte da un bel pezzo notiamo con dispiacere quanto poca gente sia accorsa per un evento cosi importante.
La serata si chiude sull'energiche note dei Mojomatics, autori di un rock onesto, invero già sentito, ma mai noioso e autoreferenziale. Batteria e chitarre s'intrecciano sui consumati, ma non decrepiti, accordi rock. Capaci di buone melodie e soluzioni interessanti (Miss Me When I'm Gone la cui armonica danza pericolosamente vicina ai Fuzztones) questi ragazzi picchiano per tutto lo show, mostrando buone doti tecniche e un sound dal taglio danzereccio capace di far muovere anche i culi più pesanti.
Teatro degli Orrori SETLIST: La vita è breve E' colpa mia A sangue freddo Padre Nostro Majakowsky Teresa Mai dire mai La canzone di Tom
Chrome Hoof SETLIST: Moss Crystalline Mental Peptides Pronoid One Day Towards Zero Bunkers Paradise Third Sun Descendent Tonyte
Articolo del
06/09/2010 -
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