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L'atteso ritorno di una band che non c'è più. Si potrebbe riassumere con poche parole e molte spallucce l'arrivo dei Guns N'Roses a Milano, preceduti dalle solite polemiche, risse, bottigliate e ritardi, tanto per ricordare i fasti dei tempi d'oro.
Il carrozzone Guns N' Roses dà prova di essere stato tirato a lucido per l'occasione. Sul palco troneggiano 5 maxischermi che per tutta la durata del concerto non faranno che trasmettere immagini un po' raffazzonate buttate qua e là, tra ragazze problematiche, tremende grafiche e video di formula uno. Le luci si spengono verso le 10.30, dopo un attesa di un'ora e mezza e un pubblico ormai a corto di pazienza. Il chitarrista in tenuta simil-Slash con tanto di cilindro e Les Paul introduce le note di apertura, affidate a Chinese Democracy, titletrack dell'ultimo album in studio, la cui gestazione potrebbe essere calcolata in ere geologiche. Axl fa la sua comparsa sul palco per ultimo, da perfetta primadonna. Del ribelle nudo, vestito di tatuaggi e ciclisti bianchi c'è ormai ben poco, al suo posto un rocker imbolsito con molte primavere alle spalle ma ancora capace di qualche zampata vincente.
I numeri da circo ci sono tutti, la scaletta procede veloce come un treno, tra vecchie glorie del passato - salutati dal pubblico con febbrile entusiamo - e produzione recente. Axl, appesantito dagli anni e dai suoi vecchi stravizi mostra ancora una certa grinta, nonostante le continue corse verso il retropalco durante le lunghe pause stumentali. Tra una boccata d'ossigeno e numerosi cambi d'abito, la sua prova vocale è buona, probabilmente superiore alle aspettative, visto quanto si è letto sul suo conto negli ultimi tempi. Gli si perdonano senza problemi qualche stecca e una certa somiglianza con Vasco quanto a postura, ma si dimostra disastroso quando accenna il celebre passo di danza di Sweet Child O'Mine.
Basta poco per scaldare il pubblico, il riff di Welcome To The Jungle serve a ricordare ai presenti quanto i Guns siano stati fondamentali per dare nuova linfa vitale al rock duro e crudo, nonchè a convincere gli scettici che nonostante la band non sia più quella di una volta, la scuderia di Axl Rose ha ancora ottime risorse. Il suo team di perfetti sconosciuti dimostra in pieno di saper rockeggiare in modo granitico, ma resta comunque quel sapore agrodolce di uno spettacolo da cover band. Già, perchè dei Guns N' Roses ormai non c'è più traccia, se non un nome dall'eredità massiccia e un cantante riuscito ad isolarsi in modo quasi unico. Gli oltre 10.000 del Forum salutano il loro eroe cantando a squarciagola i cavalli di battaglia dei tempi che furono e fa un certo effetto vedere che, contrariamente alle leggi anagrafiche, sono presenti tantissimi adolescenti imberbi e brufolosi, nemmeno in cantiere quando i Guns furoreggiavano.
L'effetto memoria è comunque servito a dovere. One-man-band rediviva, i moderni Guns N'Roses hanno offerto al pubblico uno spettacolare ritorno al passato. Segno del tempo che a volte ci sfugge di mano.
SETLIST: Chinese Democracy Welcome To The Jungle It's So Easy Mr. Brownstone Sorry Richard Fortus Guitar Solo Live And Let Die (Paul McCartney) This I Love Rocket Queen Dizzy Reed Piano Solo Street Of Dreams You Could Be Mine DJ Ashba Guitar Solo Sweet Child O' Mine Another Brick In The Wall (Pink Floyd) November Rain Knockin' On Heaven's Door (Bob Dylan) Instrumental Jam Nightrain Madagascar Instrumental Jam Paradise City
Articolo del
11/09/2010 -
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