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Una serata memorabile, dominata dall’elettronica cupa ed inquietante che ha contrassegnato il ritorno a Roma dei Blonde Redhead, la band italo-nippo-americana di base a New York, e composta dalla vocalist giapponese Kazu Makino e dai fratelli Simone ed Amedeo Pace, di chiare origini italiane. Il gruppo ci presenta qui in anteprima dal vivo Penny Sparkle, il nuovo album, un disco che uscirà proprio in questi giorni e che è stato registrato parte a New York parte a Stoccolma. L’album è stato prodotto da Van Rivers e Subliminal Kid (già con i Fever Ray), è stato missato dal prestigioso Alan Moulder (Depeche Mode, Yeah Yeah Yeahs) e si rivela un concentrato di elettronica davvero intrigante all’interno del quale i sintetizzatori hanno uno spazio maggiore rispetto alle passate abitudini della band.
C’è molta curiosità quindi su quale sarà l’impatto live del gruppo, alle prese con un materiale così articolato e complesso. L’impianto scenico è molto particolare e la coreografia di scena è tutta improntata ad un gioco di luci che genera emozione e turbamento. Quasi non si distinguono i volti dei musicisti, sommersi come sono nell’oscurità e da una coltre di fumo impenetrabile. Fasce luminose illuminano a tratti il palco, mentre tastiere e batteria cominciano a picchiare duro. Il suono è pesante ma ben calibrato, le linea compositiva della band si mantiene fedele al rock sperimentale degli esordi, ma è evidente l’attenzione rivolta alle infinite possibilità offerte dall’elettronica. La figura esile e slanciata di Kazu Makino ondeggia sul palco, la sua voce è quanto mai acuta ed intensa, ma il suo volto è inizialmente nascosto da un copricapo che ha la forma di una testa di cavallo, con tanto di criniera che arriva a coprirle gli occhi. Sappiamo che Kazu è stata lontano dalle scene per diverso tempo, era convalescente, proprio a causa delle conseguenze di una caduta da cavallo. Forse questo è anche un modo per esorcizzare l’evento e ricominciare un nuovo percorso artistico. Luci a forma di candela sistemate su altissime aste accentuano l’atmosfera noir del concerto, i Blonde Redhead si nascondono, mettono in secondo piano le loro figure, lo fanno volutamente, perché è la musica che deve arrivare al pubblico, solo la musica. Anche quando si libera del copricapo, Kazu si cela dietro i suoi lunghi capelli neri o in un berretto, o guarda altrove.
Sonorità che scorrono liquide e rivelano inaspettate forma melodiche, che sembrano nate dal caos strutturale della furia degli elementi. Un suono ipnotico e un beat incessante tradiscono le origini punk rock del gruppo (più volte assimilato ad una costola dei Sonic Youth) ma il tappeto di sintetizzatori e di tastiere a cui poi ricorrono durante il loro live act denota nuovi prospettive, nuovi orizzonti. Oltre il rock, verso l’avanguardia più pura, essenziale e onirica. Ci lasciamo cullare da questi suoni, entriamo con piena consapevolezza nella dimensione notturna di Penny Sparkle e non ne usciamo che a tarda sera, come se fossimo stati catturati in un sogno. Non avremmo voluto svegliarci mai.
SETLIST: Black Guitar Here Sometimes Spring By Summer Doctor Strangelove WTBS Love Or Prison Oslo Falling Man 23 SW Penny Sparkle Not Getting There Harry & I
(La foto dei Blonde Redhead @ Auditorium Parco della Musica è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
15/09/2010 -
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