|
Ore 21 e 20: sta per cominciare il concerto dei Misfits a Roma. Per l’occasione l’Alpheus di Via del Commercio 36 si è trasformato in un campo di battaglia dark-punk-metal. Squadroni di ragazzini, giovani, quarantenni e forse anche qualche pensionato, tutti con la stessa divisa, ovvero magliette della band di Lodi (USA), chiodi, giacche borchiate, catene di motorini per tenere i portafogli, creste e teste pelate a far intendere che anche qui un minimo di politica (horror) ci sta sempre.
Quando arrivo, purtroppo, è in fase conclusiva l’esibizione dei Qali, band post punk/new wave romana di cui si sente parlare in giro da un bel po’. Mi dispiace perché mi era sembrato accattivante l’accostamento del rock “tendente all’elettronica” con l’horror-punk dei Misfits, e credo di non essere l’unico ad aver pensato ciò, a giudicare dall’affluenza all’interno della sala durante questi ultimi brani. A seguire invece ci sono i Fingernails, storica band metal che ha iniziato negli anni 80. Offrono una bella mitragliata di trash metal ignorante a coloro che oltre ad apprezzare il “trio col cerone sulla faccia”, sembrano fomentarsi pericolosamente anche con la buona musica nostrana. Ma la confusione è molta, il caldo e l’attesa mi fanno venir voglia di bere e la fila al bar mi fa perdere anche l’esibizione del secondo gruppo: a quanto pare sono tutti molto precisi con i tempi.
Quindi, verso le 22 e 30, in una sala piena zeppa di gente schiacciata vestita di nero, si spengono le luci e comincia il celebre tema principale di Halloween al pianoforte, composto da Carpenter. In molti sanno che quella musica è un preavviso che anticipa l’entrata plateale di Jerry Only & Co. e l’attacco potentissimo di uno dei pezzi più famosi dei Misfits (Halloween appunto). E infatti così è: Only, Dez Cadena e il batterista (non Robo ma un “sosia” molto più giovane) entrano sul palco tra urla deliranti, poi uno “one-two-three-four” e si parte senza mai fermarsi fino a mezzanotte circa in pieno stile punk 77. Il pogo è pesante, complice un locale stretto, leggermente scomodo. I primi 20 minuti sono un inferno, mentre il gigantesco bassista canta alcuni dei brani più belli e più vecchi della band: “Astro Zombies”, “Teenegers From Mars”, “20 Eyes”, I Turned Into A Martian”. Una voce molto anni ’50, la chitarra super distorta con volumi altissimi dell’ex Black Flag Dez Cadena e una batteria continua e impeccabile sono la formula segreta che ancora, dopo più di 30 anni, riesce a fare entrare in quell’atmosfera da b-movies americana perfettamente sposata con il punk stile Ramones. Il resto è un copione rispettato alla lettera: stage diving, giovani sul palco, acqua lanciata sul pubblico, caldo infernale, e qualche episodio divertente, come il ragazzo che ha rischiato di far cadere Jerry Only per sbaglio e per poco non veniva catturato dalla manona del frontman con gli occhi iniettati di sangue. Su American Psycho si risveglia il delirio, poi tre cover dei Black Flag tra cui Rise Above e prima di concludere con Die, Die My Darling eseguono la cover di Science Fiction/Double Feature, brano tratto dall’horror musical The Rocky Horror Picture Show.
Tutto molto bello quindi. E diciamo anche che si può chiudere un occhio riguardo un’acustica non ottimale (ma i volumi erano altissimi) o sulla scomodità della sala: in questi casi bisogna solo lasciarsi “cullare” dalla violenza di un sound che ormai è leggenda.
Articolo del
23/09/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|