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Me l’ero ripromesso. Alla fine di quella serata di un anno e mezzo fa di birra ghiacciata e buona musica dal vivo, location Circolo degli Artisti, mi ero ripromesso di tornarli a vedere quando sarebbero ripassati da queste parti. Costi quel che costi: nonostante un incalzante Roma–Inter serale che mi ha fatto titubare solo per un attimo (ma sì, in fondo gli highlights li riproporranno tra le varie reti digitali e satellitari fino all’esasperazione tra cosce ben inquadrate e commenti da bar di ex calciatori). La musica no, quella non stanca mai, soprattutto quella dal vivo, soprattutto quella veramente buona. Questione di gusti e di punti di vista.
Ed eccomi quindi questo classico sabato romano e settembrino coi suoi pregi ed i suoi difetti – un’afa incessante accompagnata da una scrosciata di pioggia intensa della durata di quaranta secondi - aprire le porte all’autunno (mai come in questo caso una data di un tour può essere più azzeccata), stessa location; io con alcuni chili in più e qualche esame universitario in meno, loro con un pacco di esperienza sul groppone e una presenza sul palco di gran lunga superiore alla precedente serata – vabbè comunque qualche chilo in più si vede pure su di loro.
Ore 21.00: il Circolo inizia ad aprire le sue possenti braccia per accogliere i suoi devoti alla spicciolata tra chi fuma tabacco, chi arricchisce le compagnie telefoniche, chi beve rosse medie e chi si addentra in commenti filosofici sulla musica di oggi - manco fosse un Lester Bangs del Duemila. Il resto rimane accalcato in ordine sparso sull’ uscio della sala, una sorta di limbo in cui le anime restano rapite dalle immagini della partita proiettate sul maxi-schermo interno, me compreso. Ore 22.10: Il giardino comincia a popolarsi di camicie a quadri e di cardigan, di pantaloni attillati, età media ancora bassa; cala sempre più il buio e si accentua il contrasto con la luce artificiale, il vociare inizia a farsi più confuso. Intanto la mia birra è quasi finita, ha superato quella soglia da cui è quasi impossibile assaporarne il gusto, un ultimo sorso e via a girare senza meta ancora per un po’.
Ore 22.45: la partita è finita da poco, il tempo di sistemare gli ultimi dettagli ed i Canadians sono già sul palco ad inforcare le chitarre e sguainare le bacchette. Il Circolo è talmente ancora inebriato dalla vittoria della Roma allo scadere che in pochi tra i presenti si accorgono che il concerto è cominciato, ma dopo un paio di accordi la sala si inizia già a popolare. Due canzoni del primo album tra cui la splendida 15th Of August bastano a rapire l’attenzione del pubblico e farlo entrare nel vortice della serata; ma è con Last Revenge Of The Nerds che i Canadians si inseriscono di prepotenza nella testa dei presenti. Pian piano Duccio acquista più presenza sul palco, mentre Michele rimane concentratissimo sui pezzi. Arriva il momento dei nuovi brani, meno diretti rispetto ai precedenti ma a mio avviso più completi in tutto quello che riguarda la lavorazione: pezzi come Kim The Dishwasher, Rain Turns Into Hail (And Then the Sun) e The Richest Dumbass In The World (quest’ultimo con l’utilizzo del mandolino da parte di Vittorio) creano un’atmosfera autunnale che penetra nelle vene e che lascia il pubblico immobile a percepire ogni minimo dettaglio cadenzato dal tempo ottimamente tenuto da Christian e da Massimo che sembra danzare col basso. Una menzione speciale per Yes Man che conquista con la sua melodia stimolando i presenti più del classico movimento ritmato della testa.
L’alchimia tra i membri del gruppo è sempre più robusta (con The Fall Of 1960 si raggiunge l’ apice): sembrano un’unica entità sul palco, Duccio e Massimo dialogano col pubblico, lo ringraziano dopo ogni brano, scherzano tra di loro; tra una canzone e l’ altra raccontano delle loro passioni calcistiche in tema con la partita di questa sera ergendosi a portafortuna e scatenando l’ilarità dei presenti ancora ebbri. Certo mancano alcuni pezzi classici di A Sky With No Stars entrati ormai nei cuori di chi li conosce, ma il nuovo disco ha superato alla grande la prova del live mantenendo intatta la propria atmosfera e facendo breccia nella sala del Circolo piena purtroppo solo per poco più della metà. Il tutto finisce intorno a mezzanotte e un quarto circa, il tempo poi di scambiare due chiacchiere veloci con il bassista e rendermi conto dalle sue parole che Roma è come una seconda casa per loro, dove ritornare volentieri e riuscire a sentire un’ aria più intima ed amichevole.
Torno in macchina fischiettando alcuni pezzi , in lontananza alcuni lampi fanno da cornice; alzo gli occhi in su e penso: “Hanno ragione i Canadians, stasera il cielo è senza stelle”.
(La foto dei Canadians @ Circolo degli Artisti è di Daniele Bagnol)
Articolo del
27/09/2010 -
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