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Fondazione Musica per Roma ci ha appena regalato uno di quei concerti che difficilmente si dimenticano. Joanna Newsom ha incantato il pubblico romano, nella sua seconda data italiana, martedì 28 settembre, all’Auditorium Parco della Musica.
Artista rivelazione nel 2006, con il suo album Ys era entrata nella top 50 inglese, guadagnandosi un meritatissimo terzo posto tra i migliori album dell’anno (classifica di Pitchfork). Adesso, a più di tre anni di distanza, Joanna Newsom torna in Italia per presentare il suo nuovo Have One On Me. Si tratta di un progetto coraggioso, un triplo album addirittura, che conferma a pieno titolo la cantautrice-arpista-pianista come una tra le figure più interessanti della scena musicale statunitense. Nessuna crisi da terzo album – ha titolato Rumore – anzi un capolavoro moltiplicato per tre! La peculiarità della sua voce, non convenzionale a dir poco, la rende immediatamente riconoscibile e allo stesso tempo difficilmente inquadrabile in un genere preciso. Si è parlato di new-folk, di un mix tra il pop e la musica colta, di contaminazioni appalachiane e dell’Africa Occidentale, ma il suo stile compositivo e la sua vocalità, infantile e matura insieme, la rende assolutamente unica. Se amate le melodie da canticchiare quando si torna a casa, con tanto di strofe e ritornelli, Joanna Newsom non fa per voi.
Nel concerto la scenografia è assente. Il fondale è nero. Ogni orpello sarebbe superfluo, perché ti abbandoni a immaginare il mondo che c’è dietro a questa musica strabiliante, a cui le orecchie sono poco abituate; perché ti abbandoni a immaginare paesaggi popolati da mostri e farfalle. La Newsom maneggia l’arpa ora con la delicatezza di una sofisticata musicista classica, ora in modo così deciso e prepotente tale da trasformare questo strumento prezioso e antichissimo in uno strumento rock, catapultato nella modernità senza alcuna violenza. La grazia (e l’aspetto) di una fata dei boschi – il ricordo infantile della principessa disneyana del Fagiolo Magico fa capolino – viene a tratti smorzata da un vigore quasi audace. Joanna Newsom governa il suo strumento con la forza che deriva dalla sapienza e dalla maestria di un’artista navigata, nonostante i suoi 28 anni. La leggerezza ed il sorriso, che sempre illumina il suo viso anche dopo pezzi lunghissimi e faticosi - le origini californiane devono averle insegnato quella magnifica qualità che è l’essere so easy! - riportano la sua arte alla dimensione del gioco, scansando ogni alone di quella “sacralità” che esibiscono la maggior parte dei seriosi colleghi europei, che mai farebbero mancare di far pesare al pubblico il “peso” della loro arte.
Nel tour di presentazione di Have One On Me, la bella Joanna ha la fortuna di essere magnificamente accompagnata da una “incredible band” tutta formata da giovanissimi musicisti, tra i quali spiccano un ottimo batterista, Neal Morgan, e naturalmente Ryan Francesconi, autore degli arrangiamenti dell’album e alle prese lui stesso con chitarre, banjo, mandolini e fiati. E proprio gli arrangiamenti, inscindibili dalla voce e dall’interpretazione della Newsom, costituiscono la chiave di volta per comprendere l’unicità del concerto, così come dell’album. Attorno all’arpa, centro sonoro intorno a cui tutto viene costruito, il disequilibrio diventa equilibrio. L’ensemble crea una sinfonia (dis)omogenea in cui gli strumenti dialogano, si rimbalzano con studiata libertà, giocano a rincorrersi in una continua imprevedibile perfezione. E l’imprevedibilità che si fa perfezione è pura avanguardia.
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Articolo del
29/09/2010 -
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