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C’è tanta voglia di tornare alle radici del Rock, meglio se Hard Rock, ancora di più se attinge le sue radici nell’Heavy Blues degli anni Settanta! Questo spiega e certifica l’esaltante successo dei Black Mountain, che sono tornati di nuovo a Roma, due anni dopo la presentazione di In The Future.
Il gruppo canadese, originario di Vancouver, è riuscito a colmare di pubblico l’intera sala del Circolo degli Artisti e ci ha regalato un concerto ruvido, intenso e pregnante, fatto di melodie struggenti, momenti epici e di suoni cadenzati e pesanti. La band guidata dal genio compositivo di Stephen McBean, chitarra e voce, è reduce dalla pubblicazione del nuovo Wilderness Heart, il loro terzo album, un disco che forse nel suo insieme non raggiunge lo splendore del precedente, ma che comunque può contare su singoli validi brani, ben congeniati e di impatto immediato. Sul palco Amber Webber divide con Stephen la sezione vocale, la base ritmica è invece appannaggio di Matt Camirand, al basso, e di Joshua Wells, alla batteria, mentre Jeremy Schmidt, vola libero sulle note della sua tastiera. Le note iniziali di Wilderness Heart, di Let Spirits Ride e della bellissima Tyrants fanno capire ben presto quanto l’influenza delle sonorità acide e del rock duro stile Deep Purple e Black Sabbath siano importanti per questa band. Le chitarre liberano riff incontaminati e selvatici, le voci di Stephen e di Amber si sovrappongono, e in quel controcanto c’è tanta nostalgia di una stagione lontana. Chi vi scrive l’ha vissuta pienamente e - in certi momenti della serata - ha avvertito netta e precisa la sensazione di un ritorno al passato, quanto mai piacevole e lusinghiera. Un brano come Old Fangs sembra una outtake di Fireball dei primi Deep Purple, mentre Roller Coaster ha tutte le caratteristiche di una slow ballad dei Black Sabbath. Ma le citazioni non si fermano qui, perché echi dei Black Crowes e dei Led Zeppelin si mescolano a venature folk di indubbio valore e, ancora, sono molto evidenti le colorazioni psichedeliche di derivazione Kyuss e Queens Of The Stone Age.
Ma allora, che roba è? Viene da chiedersi. Siamo di fronte ad una piccola Enciclopedia del Rock o ad una nuova band? Calma, don’t panic, il concerto è di grande impatto, la bravura tecnica del gruppo e la linea compositiva dei singoli brani sono di livello molto alto. L’originalità è salva, questo è fuori discussione. Soltanto che l’abitudine all’ascolto ci porta irrimediabilmente a guardare cosa si nasconde dietro certi approcci musicali. Vuoi vedere che dopo tanti anni di musicalità innovativa, adesso non c’è cosa migliore da fare nel Rock che guardarsi indietro per poter andare avanti bene? E’ possibile, e non c’è nulla di male in tutto questo, fin tanto che la qualità, la serietà, la dedizione e l’impegno restano quelli messi in mostra dal ritorno a Roma dei Black Mountain, con tutto il loro universo musicale che si apre davanti a chi ascolta come la Sacra Scrittura dell’Hard Rock e dell’Heavy Blues.
SET LIST: Wilderness Heart Evil Ways Let Spirits Ride Wucan Tyrants Buried By The Blues Angels Queens Will Play Old Fangs Roller Coaster Stormy High Don’t Run Our Hearts Around Encore Stay Free Juggernaut
Articolo del
03/10/2010 -
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