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Premessa: Trezzo sull'Adda sta in culonia. Epilogo: ne è valsa la pena. Seconda premessa: Nick Cave non ha fan. Epilogo: i suoi fan sono sudditi adoranti.
Il Live Club (originalità disarmante eh?) ospita uno dei concerti più attesi, e caldi, della stagione: Nick Cave e la sua band di matti, meglio noti come Grinderman. L'inizio, previsto per le ore 21.30, spacca il minuto, neanche il tempo per una birra che ci ritroviamo immersi in una fiumana di gente, investita dal caldo mostruoso e dal poker Mickey Mouse And The Goodbye Man, Worm Tamer, Get It On e Heathen Child che rilasciano i primi vagiti distorti. Appare subito chiaro che Cave e soci vogliono giocare, pardon, suonare sporchi e diretti. L'uomo in nero, che non conosce il significato della parola adipe sul proprio corpo, è snello e scattante. La voce, cavernosa e profonda, viene esaltata da un'acustica invidiabile. Nick conquista completamente la sala con una mossa paracula: in prima sede manda a fare inculo la security, poi la liquida definitivamente in Get It On. Il pubblico ovviamente apprezza e impazzisce per sua maestà dai capelli nero corvino. In Honey Bee Cave sfida e aizza il pubblico che per tuta risposta parte per un pogo selvaggio che coinvolge le prime file. Questo mattatore incontenibile urla contro il pubblico tutta la sua ferocia, è un animale da palcoscenico, mai domo, né cedevole. Lo ammiriamo mentre saltella su ogni accordo improvvisando alcuni passi di danza che mi ricordano una versione, impacciata, di Mick Jagger. Con Evil si scatena il pandemonio, la distorsione e la pesantezza, vomitate dalla pedaliera mandata in loop da Warren, creano un disagio fisico quasi palpabile. Nick sa come incanalare questo surplus di energia scaraventandolo sugli astanti, mentre l'onnipotente Warren Ellis, chitarrista indiavolato e violinista completamente pazzo, interviene con il suo archetto ricordando gli High Tide. Gli incastri vocali, legati ai lancinanti feedback di memoria noise, fanno da spina dorsale ai brani. La sezione ritmica fa il suo onesto lavoro di spinta ma è ancora Ellis l'uomo in più, funambolico e scoordinato polistrumentista capace di risvegliare chiunque, anche gli abitanti del regno dei morti. La sua è una performance al fulmicotone, nervosa, potente e totalmente priva di clichè. Si muove in modo buffo e apparentemente inafferrabile, come un volo che non prevede rotta. Nessuna posa lo affligge, alieno da atteggiamenti da rockstar del cazzo Ellis è la mano sinistra del satanasso Cave che, dal canto suo, non può che sorridere soddisfatto di questo luciferino compagno di viaggi. Micidiale la versione di Kitchenette, sozza e lasciva, sessualmente invitante, cantata da Cave in ginocchio mentre stringe alcune delle mani che puntano dritte verso di lui.
Dopo un'ora precisa dall'inizio (risulta davvero impressionante questo aspetto maniacale) lo show si interrompe sulle note dell'ottima Bellringer Blues. Il ritorno per gli encore parte con un siparietto sul mancato funzionamento dell'organo, la cui rottura è da imputare, secondo un ironico Cave, ai ragazzi on stage. Si slitta direttamente verso la versione infuocata di Love Bomb, fatta di magmatici flussi wah-wah hendrixiani che innervano la sua struttura stoogesiana.
Chiude la mantrica Grinderman, degno sigillo di questo alternativo percorso di Nick che, insofferente alla staticità, si concentra su nuove avventure da considerare non un divertissement ma una proiezione, o prolungamento, della sua poliedrica anima cangiante.
SETLIST:
Mickey Mouse And The Goodbye Man Worm Tamer Get It On Heathen Child Palaces Of Montezuma Evil When My Baby Comes What I Know Honey Bee (Let's Fly To Mars) Kitchenette No Pussy Blues Bellringer Blues
Encore
Love Bomb ? Grinderman
Articolo del
08/10/2010 -
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