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Arriva finalmente anche in Italia Way To Blue il tributo a Nick Drake che è stato presentato in prima assoluta alla Symphony Hall di Birmingham nel maggio del 2009. Dopo il concerto di Bari ecco che il prestigioso ensemble messo su da Joe Boyd, ex produttore di Nick Drake, adesso curatore e presentatore del progetto, si esibisce a Roma, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, riempita in ogni ordine di posto. Rispetto al concerto inglese non c’è Robert Kirby, l’arrangiatore dei dischi di Nick Drake, ma l’orchestra è comunque ben diretta dalla deliziosa Kate St John, ex Dream Academy, che si esibisce anche ai fiati. Accanto a lei Danny Thompson, che aveva collaborato con Nick Drake su Five Leaves Left, al contrabbasso, Neill MacColl e Leo Abrahams (ex Brian Eno) alle chitarre, Zoe Rahman al pianoforte, Oli Langford al violino e Martyn Barker alla batteria. Da segnalare una eccellente sezione di archi, originaria di Bari (supporters di Nicky Vendola, ci assicura Joe Boyd) che è la stessa che si è esibita nella data precedente.
Dare di nuovo voce alla musica e alle canzoni di Nick Drake, morto a soli 26 anni dopo una errata assunzione di farmaci antidepressivi, è intento nobile e quanto mai appropriato, in un panorama musicale come quello attuale, fatto di tanti cloni ma povero di originalità. Il folk psichedelico di Nick Drake, fragile e sognante, talvolta oscuro, ci raccontava con precisione il percorso spirituale del giovane artista di Birmingham e adesso le sue canzoni ci vengano riproposte dal vivo da tutta una serie di interpreti, italiani ed inglesi, che hanno in comune il fatto di essere sinceramente innamorati della sua musica.
Dopo una introduzione strumentale tocca al nostro Roberto Angelini dare inizio al concerto. L’interpretazione di Cello Song è davvero toccante e l’abilità chitarristica di Roberto si mescola perfettamente alla sua impostazione vocale. Segue Parasite, che vede come interprete Robyn Hitchcock, l’eccentrico cantautore inglese rimasto fedele all’epopea psichedelica e che sembra non invecchiare mai! E’ il momento di Fruit Tree, una delle canzoni più belle di Drake, eseguita da Green Gartside, il vocalist degli Scritti Politti, una delle band più amate degli anni Ottanta. Molto bella anche l’interpretazione di Place To Be, canzone assegnata a Scott Matthews, uno dei nomi nuovi della scena indie-folk inglese, l’unico che ricorda per davvero, sia come impostazione vocale che come atteggiamento, il compianto Nick Drake. E’ un evento ascoltare dal vivo Vashti Bunyan, la folk singer inglese dei primi anni Settanta scomparsa nel nulla e che solo adesso riceve quelle attestazioni positive che avrebbe meritato allora. Tocca a lei eseguire Which Will, e lo fa con una grazia e con una purezza vocale da lasciare incantati. E’ il momento di Violante Placido, bellissima come sempre, anche se alle sue prime mosse come vocalist. E’ emozionata - e si vede - ma esegue con buona freschezza Made To Love Magic, un brano con cui si identifica pienamente. Torna Roberto Angelini, resta Violante, per un’esecuzione a due voci di Black Eyed Dog, subito seguiti da Neill MacColl, il chitarrista dell’orchestra, che diventa front man ed esegue la straordinaria Northern Sky, una delle composizioni più belle in assoluto di Drake. C’è ancora il tempo per una applaudita esecuzione di Time Has Told Me da parte di Krystle Warren, la giovane vocalist che ha emozionato tutto il pubblico inglese nel programma Later di Jools Holland, e per Poor Boy, interpretata da Teddy Thompson, giovane folk-singer e figlio d’arte, dei ben noti Richard e Linda Thompson.
Poi arrivano quindici minuti di pausa, che precedono la seconda parte del concerto, altrettanto ricca di momenti emozionanti. Gli interpreti sono sempre gli stessi, ma si alternano in ordine sparso, o in coppia, come accade per Way To Blue, eseguita a due voci da Teddy Thompson e da Green Gartside. Dopo un breve intervento di saluto di Joe Boyd, ritornano Vashti Bunyan con I Remember e Robyn Hitchcock con Free Ride. Molto bella Clothes Of Sand affidata di nuovo a Green Gartside, che sembra particolarmente a suo agio nell’esguire questo repertorio. Meno convincente la prova di Violante Placido su At The Chime Of A City Clock, ma d’altra parte mi risulta che era Cristina Donà inizialmente in programma per il tributo. L’artista ha però dovuto rinunciare per motivi familiari. Scott Matthews sorprende ancora una volta tutti i presenti con una strabiliante esecuzione di From The Morning e di Day Is Done. Straordinario ancora una volta Robyn Hitchcock con la sua I Saw Nick Drake, una canzone scritta dopo che Nick gli era apparso in sogno, con il suo sorriso mite. Applausi a scena aperta per Roberto Angelini con Three Hours e per Krystle Warren con Hanging On A Star, ma prima della fine ci aspettano altri due momenti impedibili: le esecuzioni di River Man e di Pink Moon, entrambe affidate al bravissimo Teddy Thompson, che si fa affiancare teneramente dall’amica Krystle.
Il finale è riservato a Voice Of The Mountain eseguita insieme da tutti gli interpreti che hanno contribuito al progetto, con una dedizione e con una modestia che sono segni di professionalità e di stile di vita.
Articolo del
14/10/2010 -
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