One Dimensional Man One Dimensional Man live @ Circolo degli Artisti - Roma, 21 ottobre 2010 Roma  21/10/2010 di Giuseppe Celano

Quando si ha a che fare con le donne si arriva quasi sempre in ritardo. Se le donne in oggetto poi sono due, in sosta a casa tua, allora il ritardo è garantito, pertanto perdo il gruppo spalla che apre l’attesa reunion degli One Dimensional Man.

Una temperatura piacevole avvolge Roma che, per un paio di giorni, era sta prigioniera del freddo sceso in picchiata direttamente dalla Groenlandia.
In molti temevano che Pierpaolo non ce l’avrebbe fatta, causa disfonia e febbre. Invece, contro ogni aspettativa, eccolo sul palco insieme al resto della band. Dopo aver visto il Teatro degli Orrori dell’ultimo periodo, stanchi e fiaccati da un tour estenuante che li porterà in giro fino ai primi mesi del 2011, il paragone con i One Dimensional Man sinceramente non regge.
Loro sono in tre e ti spaccano il culo come un calcio ben assestato da un rugbista di 100 kg. Chitarre ruggenti, drumming forsennato e sound asciutto li avvicinano agli Shellac del dottor Steve Albini. Gli O.D.M. travolgono il Circolo degli Artisti con un concerto secco e deciso. Pierpaolo, la cui pronuncia inglese fa riflettere su quanto questa pecca influisca sull’esportazione della nostra musica al di fuori delle Alpi, si lancia con la solita furia contro il microfono. Il pubblico gli urla di tutto da “nudo” a “stronzo” passando per “daje”, è amore puro non ci sono dubbi. Lui sorride mentre accorda il basso e con un cenno fa ripartire la band lì dove si era interrotta. You Kill Me arriva come una slavina inaspettata facendo esplodere il pubblico in un boato d’approvazione. Poi è la volta dell’intensa Saint Roy con Capovilla mattatore assoluto della serata. C’è tempo per qualche battuta sulla situazione del nostro paese, dirottato verso lo sfacelo, e dopo una falsa partenza che finisce fra i sorrisi si riparte con Elvis.

Il resto scivola via in un’ora e mezza di rock con i controcoglioni, costruito sulla distorsione della Gibson Diavoletto “dell’aracnoide” Favero pronto a violentare la melodia nel modo più selvaggio che conosce. I brani passano sopra il pubblico come un attacco, a base di Napalm, lanciato dall’alto.
Nessuna paura, i meccanismi funzionano a dovere, un gioco di specchi e memoria per basso, batteria e chitarra.
3-0 per gli One Dimensional Man, e benedetto sia il trio!!